Evoluzione della commedia: Stazio e Terenzio

Cecilio Stazio

Cecilio Stazio (230 ca-168 a.C.) era un gallo insubre originario dell'Italia settentrionale, nato forse a Mediolanum, l'odierna Milano. Condotto a Roma come schiavo di guerra dopo la battaglia di Casteggio (222) da un tale Cecilio, ne prese il nome dopo essere stato affrancato. Amico di Ennio, fece probabilmente parte del Collegium scribarum histrionumque. Per un quindicennio, tra la morte di Plauto (184) e la prima opera di Terenzio, fu il commediografo preferito dal pubblico raffinato. Morì, secondo la tradizione, nel 168, un anno dopo Ennio.

Cecilio fu autore di palliate; rimangono 44 titoli, alcuni dei quali sono Andria (La donna di Andro), Epistathmos (L'inquilino), Gamos (Il matrimonio), Androgynos (L'ermafrodita), Dardanus (Il troiano), Epicleros (L'erede), Epistola (La lettera), Obolostates Faenerator (Lo strozzino). La maggior parte di queste palliate indica chiaramente che egli si ispirò alle opere del greco Menandro. Alcune commedie hanno infatti titolo greco, altre latino, altre ancora sia greco che latino. La più nota è Plocium (La collana), di cui Aulo Gellio ha riportato un brano, mettendolo a confronto con il corrispondente testo di Menandro.

Il significato del suo teatro

I frammenti per circa 300 versi giunti sono insufficienti per dare una seria valutazione del poeta. Stazio piaceva sicuramente a Orazio e a Varrone, meno a Cicerone, che aveva qualche riserva sulla purezza del suo uso latino. Il poeta Volcacio Sedigito nel suo canone, cioè nella classifica di merito dei poeti latini compilata nel 100 a.C., lo pone al primo posto. Dal confronto dell'erudito di Aulo Gellio si ricava l'autonomia di Cecilio, che rielaborò con grande libertà inventiva i modelli greci. Fu senz'altro un autore di alto livello, la cui produzione si collocava in una posizione intermedia tra quelle di Plauto e di Terenzio. Restano la vena farsesca e le trovate pirotecniche del predecessore, ma attenuate ed esposte garbatamente e, soprattutto, una maggiore attenzione alla coerenza degli intrecci, alla raffinatezza dei particolari. Nell'imporre il suo teatro a un pubblico colto ottenne l'aiuto del capocomico e impresario Lucio Ambivio Turpione, fautore di un teatro intellettuale.