L'elegia d'amore: Tibullo e Properzio

Properzio

Con Tibullo e Ovidio, Sesto Properzio (Assisi? 49/47-16/15 a.C.) è il maggior esponente dell'elegia nell'età augustea.

La vita

Nacque in Umbria e rimase da fanciullo orfano di padre. I beni della famiglia, di ordine equestre, andarono perduti durante la guerra di Perugia (41-40) e in seguito alle confische imposte da Ottaviano: è pertanto probabile che la famiglia avesse sostenuto Antonio. Si trasferì a Roma, dove forse intendeva dedicarsi all'attività forense e alla vita pubblica, ma, entrato in contatto con gli ambienti mondani della capitale, si occupò soltanto di poesia. Fece amicizia con Gallo, Pontico e con Tullo: a quest'ultimo indirizzò la poesia di apertura del suo primo libro di elegie, nel quale la maggior parte dei componimenti erotici è dedicata alla donna amata con lo pseudonimo di Cinzia, il cui vero nome era Ostia, secondo la testimonianza di Apuleio. L'amore per la colta, raffinata e spregiudicata Cinzia durò 5 anni. Pubblicato nel 28, il volume ebbe fortuna e gli valse l'attenzione e la stima di Mecenate, del cui circolo poetico entrò a far parte. Negli anni successivi compose altri tre libri di elegie, il primo dei quali fu dedicato a Mecenate. Conobbe e ammirò molto Virgilio, divenne amico di Ovidio, al quale leggeva le sue poesie; meno stretti furono i suoi contatti con Orazio, che non sembra nutrisse particolare stima per lui. Nessun altro avvenimento della sua vita è noto. Forse si sposò ed ebbe un figlio: Plinio il Giovane, in una lettera, scrive che il poeta Paolo Properzio era suo discendente. Gli ultimi riferimenti cronologici contenuti nelle sue opere riguardano il 16 a.C.: probabilmente quello, o il seguente, fu l'anno della morte.