Musil, disgregazione del romanzo e scrittura delle possibilità

L'uomo senza qualità

L'ambiguità del reale, l'impossibilità di reperire in esso un senso, lo sgretolarsi dei fatti in una miriade di possibilità formano il quadro filosofico nel quale Musil situa la vicenda di L'uomo senza qualità. I primi appunti risalgono al 1898; lo scrittore vi lavorò quasi ininterrottamente, pur tra difficoltà materiali, crisi nervose e spirituali, per vent'anni dall'inizio degli anni Venti alla morte. L'“azione parallela”, ossia la celebrazione dell'imperatore Francesco Giuseppe, costituisce il perno narrativo attorno al quale ruotano gli innumerevoli personaggi, le vicende e soprattutto le discussioni teoriche, spesso sconfinanti in veri saggi, che affollano il romanzo. Il protagonista, Ulrich, è appunto l'“uomo senza qualità”, che potrebbe anche definirsi un insieme di “qualità senza l'uomo”, poiché non ha uno scopo al servizio del quale porre le sue grandi doti intellettuali. Da questo punto di vista egli presenta notevoli affinità con il suo paese, l'Austria imperiale (che Musil chiama scherzosamente Cacania, dalla formula “imperiale e regia” nella forma abbreviata tedesca “K. und K.”), Stato progredito, libero e disciplinato, che tuttavia non sente più di avere in sé alcuna missione storica da compiere. Elementi e anche figure del mondo contemporaneo (tra cui quella del grande statista Rathenau, a cui si allude nel personaggio di Arnheim) confluiscono nell'opera, la quale tuttavia non vuole essere il romanzo di un'epoca, ma piuttosto si configura come romanzo-saggio, narrazione e trattazione di idee. Alla letteratura infatti Musil assegnò (in uno scritto del 1936) “il compito di rappresentare, non quel che è, ma quel che dovrebbe essere, o anche quel che potrebbe, come soluzione parziale di quel che dovrebbe essere”. Un tale compito era evidentemente smisurato, e nel 1941 lo scrittore prendeva atto, nel diario, di andarsi perdendo “irreparabilmente in problemi secondari che divergono l'uno dall'altro, anziché convergere”. I temi che l'autore e il proprio protagonista discutono, con gli altri personaggi del libro, spaziano dalla morale alla psicologia, dalla filosofia alla sociologia, ma vertono in definitiva intorno all'impossibile conciliazione di io e mondo: la ricerca di una soluzione mistica, che Ulrich intraprende con la sorella Agathe, è destinata al fallimento.

Lo stile

Lo sperimentalismo dell'Uomo senza qualità (che pone quest'opera all'altezza degli altri due grandi tentativi novecenteschi di trasformazione strutturale del romanzo intrapresi da Joyce e Proust) si muove dunque nella direzione di una fusione del genere narrativo con quello saggistico, non senza punti di contatto, in questo, con H. Broch. Stilisticamente il capolavoro di Musil svolge la tecnica analitica già collaudata nelle prime opere, caratterizzata da una gelida, matematica chiarezza di dettato e dalla sottile vivisezione cui vengono sottoposti sentimenti e pensieri dei personaggi; nuovo è però il piglio ironico, talora garbatamente beffardo, che sottende spesso la narrazione (come nelle celebri pagine su Cacania).