Cool jazz

C'è un disco del 1949-50, realizzato da Miles Davis con Gil Evans, che si intitola The Complete Birth of the Cool (La completa nascita del cool). In realtà, la vera nascita del cool risale a qualche anno prima. Ne fu ideatore un pianista di origini italoamericane, Lennie Tristano, che a partire dal 1945-46, dunque in piena era bebop, avvertendo che le coordinate stilistico-espressive di Parker e dei suoi compagni (che peraltro stimava moltissimo) non erano del tutto in sintonia con la sua sensibilità, ne stemperò certi picchi emozionali e climatici, pur rispettandone le innovative intuizioni. Si può inoltre riconoscere un precedente del cool jazz nello stile quieto e flautato del tenorsassofonista nero L. Young, che per primo (1936) propose un jazz non già focoso (hot), bensì fresco e nuovo, sommesso e lieve (cool). Quando esplose il bebop (1945), alcuni musicisti bianchi lo combinarono con la lezione di Young, rendendolo più controllato e cameristico; il loro maestro, L. Tristano appunto, si spinse verso un cool jazz europeizzante, geometrico, talora dissonante e scontroso.

Nel 1948 il cool jazz diventò di moda, divulgato in una veste più amabile dall'orchestra di W. Herman; il pianista G. Shearing ne ideò anche una versione melodica da night club. Ma i capolavori rimangono le pagine più ardite e sperimentali di Tristano e della Tuba Band, gruppo di razza mista diretto dal trombettista M. Davis. Una via di mezzo tra sperimentalismo e facili atmosfere fu aperta (1952) dal baritonista G. Mulligan, il cui successo finì per trasformare il cool jazz in un nuovo stile, il californiano, o West Coast. Poco dopo, il cool jazz passò di moda, ma ebbe ancora alcuni praticanti isolati: Tristano, il pianista J. Lewis, l'arrangiatore G. Evans (spesso con Davis), il clarinettista J. Giuffre, ma la loro musica preziosa e intellettuale non ha avuto seguaci. Un fortunato volgarizzatore del cool jazz è il pianista D. Brubeck.

 

Lennie Tristano

Cieco dall'infanzia, il pianista Leonard Joseph, detto Lennie, Tristano (Chicago 1919 - New York 1978) fu pianista e compositore. Dopo gli studi al conservatorio si dedicò al jazz, attraendo intorno a sé un cenacolo di allievi ipnotizzati dal suo carisma. Il suo primo disco (1946) fu del tutto originale: il linguaggio, non meno moderno del bebop, era però più austero e ricco di riferimenti a J.S. Bach: fu il primo esempio di cool jazz, stile di cui Tristano fu il massimo esponente. Nei primi mesi del 1949 Tristano varava un sestetto destinato a suscitare parecchio interesse nel mondo del jazz nello scorcio finale degli anni Quaranta. Il raddoppio delle voci rispetto al trio non toglieva leggerezza alla musica di Tristano, anzi quasi la accentuava, dotandola al tempo stesso di maggiore rigore intellettuale e geometrico. Nei due brani incisi il 16 maggio 1949 e intitolati lapidariamente Intuition e Digression, uno dei primi esempi nel jazz di improvvisazione atonale totalmente libera, Tristano teorizza ed esemplifica a un tempo un jazz disancorato dal perenne riferimento ritmico-armonico che ne aveva contraddistinto la precedente evoluzione, ponendo come unico fulcro creativo il flusso assolutamente aleatorio scaturente dalla consonanza degli esecutori. Intuition e Digression, com'era facile prevedere, non ottennero un'accoglienza troppo favorevole.

In seguito Tristano produsse un album (Lennie Tristano, 1955) che scatenò un putiferio per la presenza di elaborazioni, ancorché rudimentali, dei nastri originali effettuate in studio privatamente e verso il 1960 elaborò una nuova tecnica pianistica, che gli consentiva di improvvisare in contrappunto tra le due mani, dando così vita agli ultimi capolavori (C Minor Complex, Scene and Variations) in un altro disco, The New Tristano, che fu anche l'ultimo album ufficiale del pianista. Il rigore intransigente di questo grande musicista finì per inibirgli una popolarità pari ai suoi meriti e quando, all'inizio del dicembre 1978, con giorni di ritardo, si diffuse la notizia della sua morte, ci si accorse improvvisamente che di lui ci si era dimenticati.

 

Lee Konitz

Sassofonista bianco, allievo di L. Tristano e tipico esponente del cool jazz statunitense, Lee Konitz (Chicago 1927) collaborò anche con M. Davis, G. Evans, G. Russell, S. Kenton e moltissimi altri musicisti. Tra i sassofonisti di scuola cool, Lee Konitz è il contralto più originale e audace, soprattutto perché, rifuggendo dal virtuosismo tecnico, sceglie il tempo in funzione della sua improvvisazione, sullo spunto dell'ispirazione di partenza. Konitz è, di conseguenza, un solista riflessivo, un indagatore lucido e accuratissimo.

Konitz fu sin dall'inizio il seguace di Tristano per antonomasia (nel 1946 lo seguì a New York), ma al tempo stesso il più originale e quindi indipendente, giungendo a battere strade che mantenevano un legame sempre più labile con la lezione tristaniana.

 

Gerry Mulligan

Sax baritono, compositore e direttore d'orchestra jazz, Gerry Mulligan (New York 1927-1996) esordì nel 1948 partecipando ad alcune celebri registrazioni dell'orchestra di M. Davis. Conseguì grande notorietà nel 1952, quando fondò a San Francisco, con il trombettista C. Baker, il contrabbassista B. Whitlock e il batterista C. Hamilton, un quartetto che agì nell'ambito del cool jazz, distinguendosi, però, per la moltiplicazione degli effetti strumentali e per un uso assai più frequente del contrappunto.

Prescindendo dal piano, un elemento generalmente considerato indispensabile, l'intelaiatura della musica rimaneva più leggera, permettendo ai due strumenti a fiato (il baritono di Mulligan e la tromba melodica di Chet Baker) di sviluppare improvvisazioni melodiche e lineari e di elaborare un efficace dialogo contrappuntistico su uno sfondo uniforme creato dal contrabbasso e dalla batteria.

Nel 1955 Mulligan diresse un sestetto, applaudito anche in Europa, e nel 1960 formò una grande orchestra; nel 1968 si unì al pianista D. Brubeck. Dal 1978 suona con la Concert Jazz Band ed è considerato il migliore solista di jazz del suo strumento.

Chet Baker

Influenzato da M. Davis, il trombettista Chetney, detto Chet, Baker (Yale 1929 - Amsterdam 1988) guadagnò fama improvvisa come partner di Mulligan nel celebre quartetto senza pianoforte (1952). Tra i più autentici eredi di Bix Beiderbecke, del quale trasportava nel moderno linguaggio jazzistico lo stesso disagio esistenziale, condusse vita errabonda; conobbe la droga, il carcere e una morte tragica. Fu un vero e proprio artista maudit, un artista maledetto che colpiva profondamente l'animo con quel suo fraseggio sobrio e ispirato, quella rotondità formale che derivavano, in parte, da Miles Davis. La sua tromba, dal suono limpido e tristissimo, fu una delle voci più toccanti del jazz bianco. Preferiva utilizzare i toni medi e medio bassi dello strumento, anche se, a cavallo tra gli anni Cinquanta e il successivo decennio, si distinse per un attacco fermo e deciso, che risentiva del nuovo clima espressivo creatosi sulla scena jazzistica con l'avvento dello hard bop.

Dalla fine del 1953, separatosi da Mulligan, Baker iniziò a presentarsi come leader, alternando la tromba e il canto. La sua voce proponeva lo stesso tono intimista che otteneva con la tromba e negli ultimi anni, quando ormai faticava moltissimo a suonare a causa di gravi problemi al labbro e ai denti, dovuti all'uso costante di stupefacenti, l'utilizzo del canto scat gli permetteva di riprodurre con la voce il fraseggio trombettistico, con effetti di straziante poesia. La sua era una voce dal timbro sottile, flebile, che sembrava dovesse spegnersi da un momento all'altro e lasciava affiorare la tragicità esistenziale. Baker morì nel 1988, cadendo da una finestra di un hotel di Amsterdam, probabilmente assassinato da qualche spacciatore.

 

Modern Jazz Quartet

Intorno al 1946, il trombettista Dizzy Gillespie stava mettendo a punto il bebop per grande orchestra, cercando di riprodurre il clima espressivo dei piccoli gruppi guidati da lui o da Charlie Parker in un organico di più vaste dimensioni, come la big band classica. La solida sezione ritmica era formata da un brillante vibrafonista dalle spiccate qualità di improvvisatore, Milton Jackson; da un colto, rigoroso pianista, John Lewis, quasi laureato in antropologia e studente della Manhattan School of Music; dal maestoso, inarrivabile contrabassista Ray Brown; infine, dal raffinato e insieme vigoroso batterista Kenny Clarke, il principale inventore del moderno drumming jazzistico. I quattro diedero vita al Milt Jackson Quartet del 1951, embrionale nucleo del futuro Modern Jazz Quartet, che nel 1952, dopo la sostituzione di Ray Brown con Percy Heath, incise i primi dischi. L'esigenza originaria del Modern Jazz Quartet era collocare le improvvisazioni dei solisti in strutture più evolute di quelle utilizzate solitamente nel jazz. Ma merito di John Lewis fu quello di riuscire a sfruttare anche l'energia dei solisti, creando opere equilibrate, autenticamente jazzistiche e di grande bellezza. Del resto, Lewis non si è mai lasciato tentare dal formalismo e nemmeno dalle suggestioni sonore di un facile impressionismo; ha cercato, piuttosto, di trovare una sintesi fra il rigore sonoro del cool, la libertà creativa del bop e alcuni elementi formali della musica europea del primo Settecento, ma senza mai perdere di vista lo swing e il blues feeling. Dopo aver inciso vari album, nel 1974 il Modern Jazz Quartet si sciolse, per poi ricostituirsi nel 1981.

 

Jimmy Giuffre

James Peter Giuffré, detto Jimmy Giuffre (Dallas 1921-2008), clarinettista, sassofonista, compositore e arrangiatore, divenne celebre per il brano Four Brothers (1948), scritto per W. Herman. Negli anni Cinquanta diresse raffinati complessi di tendenza West Coast, dallo stile antidrammatico e antiretorico, sussurrato ed elegiaco (Western Suite, 1959). Nel 1961 incise per la Verve due album, con il giovane pianista canadese Paul Bley e con Steve Swallow al contrabbasso: Fusion e Thesis. In un successivo tour europeo il gruppo evidenziò ulteriori passi avanti, per poi spingersi ancora oltre con lo stupendo Free Fall, cinque episodi per clarinetto solo, due duetti Giuffre-Swallow e tre trii incisi nel 1962. I tre si riunirono nuovamente in uno studio newyorkese nel 1989 per la registrazione di materiale poi confluito in due CD, di grande, assoluta bellezza, col titolo The Life of a Trio: sonorità purissime, climi rarefatti e altamente evocativi, empatia praticamente perfetta fra i tre musicisti.