Il problema

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Introduzione

La straordinaria capacità di adattamento degli esseri umani consente loro di sopravvivere all'interno degli habitat più diversi ed estremi. Così la presenza umana si attesta tra i ghiacci artici, nelle foreste, nei deserti, presso paludi, su isole brulle ecc.

Per quanto ci risulta, in nessun'altra specie animale si riscontra qualcosa di simile: esistono animali che sopravvivono ai rigori polari, ma sarebbero incapaci di sfuggire alle insidie che un differente habitat presenta. Così un uccello maestoso e potente come l'aquila non riuscirebbe a sopravvivere in un deserto privo di qualsiasi forma di vita; né un elefante su picchi innevati. L'uomo sì.

Ma in cosa risiede questa peculiarità umana?

Secondo i sociologi è da ricercarsi in quella che essi indicano col termine cultura. Gli esseri umani, dicono i sociologi, non nascono forniti di modelli di comportamento rigidi, seppure complessi, che permettono di sopravvivere in habitat particolari, ma devono invece apprendere e scoprire dei modi di adattamento a condizioni ambientali estremamente differenti. Questi modi di vita appresi, che vengono modificati e trasmessi da una generazione all'altra, costituiscono appunto la cultura. Nel parlare comune il termine viene utilizzato come sinonimo di gusti raffinati nel campo dell'arte, della letteratura o della musica, ma in sociologia il significato del termine è assai più esteso e comprende l'intero modo di vivere di una società. In questo senso chiunque faccia parte di una società possiede una cultura indipendentemente dal grado di istruzione formale conseguito. Nella realtà, a quanto afferma Clifford Geertz, esseri umani non acculturati non esistono, non sono mai esistiti, né possono esistere. Senza la cultura non potrebbero infatti sopravvivere né il singolo individuo né la società umana. Perché questa affermazione non rimanga vuota è necessario rivolgere lo sguardo alle peculiarità della specie umana.