Le origini di Roma: l'età dei re

L'ordinamento politico

Tre erano le principali istituzioni di governo nell'antica Roma: il re, il senato e i comizi curiati. La carica di re non era ereditaria; il sovrano aveva anche il potere religioso (era sommo sacerdote), militare (era comandante dell'esercito) e giudiziario (era giudice supremo del popolo). Se il re pronunciava delle condanne a morte, però, il cittadino poteva fare appello all'assemblea del popolo (provocatio ad populum) e rimettersi al suo giudizio. Le funzioni di governo, compresi i poteri legislativo e giudiziario, erano svolte con l'assistenza di due assemblee: il senato e i comizi curiati. Il senato era composto da membri dell'aristocrazia scelti dal re e consultati per decisioni sia di politica estera che di politica interna; il senato doveva anche approvare o respingere le proposte di legge del sovrano e le deliberazioni dei comizi curiati. Alla morte del re dieci senatori sceglievano un nuovo candidato e lo proponevano ai comizi curiati. Questi ultimi erano formati da cittadini facenti parte delle 30 curie (ripartizioni della popolazione); ogni curia era formata da 10 genti (o gentes, gruppi gentilizi), doveva fornire all'esercito 100 fanti (una centuria) e 10 cavalieri oltre a un senatore per ogni gens (i senatori erano così 300, secondo la riforma di Servio Tullio). Le curie potevano riunirsi in assemblea, dichiarare la guerra, nominare il re, approvarne le proposte di legge e ratificare le condanne a morte. La sede delle riunioni era il Foro.