Bronzino, Àgnolo, detto l'Allòri

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pittore italiano (Monticelli, Firenze, 1503-1572). Dopo un certo periodo presso Raffaellino del Garbo, divenne discepolo del Pontormo, il cui ascendente domina le sue opere giovanili. Attorno al 1530 il suo stile, già differenziato da quello del maestro, era ormai caratterizzato da una plastica idealizzazione delle forme sorretta da un sorvegliatissimo equilibrio compositivo, dal gemmeo splendore della materia cromatica, dalla cristallina trasparenza della luce . Anche per il Bronzino l'influsso michelangiolesco è rimasto, come per gli altri rappresentanti del manierismo fiorentino, una delle componenti di fondo, specie negli affreschi (Storie bibliche nella cappella di Eleonora di Toledo in Palazzo Vecchio a Firenze, intorno al 1540) e nei cartoni per l'arazzeria medicea (Storie di Giuseppe, Firenze, Palazzo Vecchio, e Roma, Quirinale), eseguiti dopo un viaggio a Roma compiuto nel 1546-47. L'abbondante produzione del Bronzino, che attorno al 1539 divenne pittore della corte granducale dei Medici di Firenze, è però qualitativamente dominata dai ritratti, in cui espresse la limpida precisione del proprio stile nella resa acuta dei personaggi (ritratto di Guidobaldo della Rovere duca di Urbino, Firenze, Palazzo Pitti; ritratti di Bartolomeo e Lucrezia Panciatichi , di Cosimo I, di Eleonora di Toledo col figlio Ferdinando, Firenze, Uffizi), che sembrano incarnare un superiore ideale di perfezione .

Bibliografia

L. Becherucci, Manieristi toscani, Bergamo, 1943; W. Friedländer, Mannerism and Anti-Mannerism in Italian Painting, New York, 1957; A. Emiliani, Il Bronzino, Busto Arsizio, 1960; E. Baccheschi, L'opera completa del Bronzino, Milano, 1978.

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