Empèdocle

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(greco Hempedokles), filosofo greco (Agrigento ca. 492-? ca. 432 a. C.). Ultimo dei grandi filosofi naturalisti presocratici, ebbe fama di medico e di guaritore e la sua figura divenne leggendaria. Partecipò alla vita politica della sua città, dalla quale pare sia stato esiliato, perché appartenente al partito democratico. Condusse una vita randagia in Sicilia, Magna Grecia e probabilmente nel Peloponneso. La sua morte è misteriosa: si racconta che si sia gettato nell'Etna per farsi credere un dio. Nel poema Sulla Natura Empedocle espone la sua concezione cosmologica, cercando la ragione del divenire e interpretandolo come mescolanza e dissoluzione delle quattro radici di tutte le cose, che egli identifica negli elementi ultimi della realtà: fuoco, acqua, terra e aria. Mediante tale teoria, Empedocle cerca di fondere le due scuole, eraclitea (moto) ed eleatica (essere, stato). Il divenire è determinato dall'azione di due forze opposte, l'Amore che tende a unire gli elementi e l'Odio che tende a dividerli. L'azione di queste forze genera i cicli cosmici. Quando domina esclusivamente l'Amore si ha lo Sfero e cioè la perfetta unità e armonia di tutte le cose in cui non c'è distinzione alcuna. L'Odio separa questa unità e fa sorgere così le cose particolari, il mondo, che rappresenta la fase di equilibrio fra le forze opposte. L'Odio conduce poi alla dissoluzione delle cose e al caos finché l'Amore non interviene a invertire la tendenza per ripercorrere il ciclo. Nel poema le Purificazioni Empedocle sostiene la teoria della metempsicosi con la quale si attua la legge di giustizia che esige l'espiazione delle colpe. Al valore speculativo del suo pensiero Empedocle unisce una notevole forza poetica, come si rileva dai frammenti pervenuti.

G. Colli, Empedocle, Pisa, 1949; G. Nelod, Empédocle d'Agrigente, Bruxelles, 1959; G. Gilardoni (a cura di), Empedocle. Tutti i frammenti, Cortona, 1987.

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