amfetamina o anfetamina

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sf. [a(lfa)+m(etil-)+f(enil-)+et(il-)+amina]. Farmaco adrenomimetico, 1-fenil-2-amminopropano di formula

dotato di intensa azione eccitante sul sistema nervoso centrale. È detto anche benzedrina, simpamina o ammina del risveglio. A causa dell'effetto neurostimolante l'azione periferica adrenomimetica può essere sfruttata solo localmente, per esempio nella terapia decongestionante della mucosa nasale. L'amfetamina è impiegata sotto forma di solfato, polvere bianca, inodore, facilmente solubile in acqua. A dosi di 5-10 mg stimola intensamente i centri sensitivi e motori della corteccia cerebrale determinando euforia, eccitazione psichica e psicomotoria, insonnia. Si ritiene che causa di tali effetti sia l'inibizione degli enzimi monoamminossidasici corticali. L'eccitazione amfetaminica è generalmente seguita da depressione psichica e da sensazione di affaticamento. L'uso dell'amfetamina nel doping, cioè nelle pratiche tendenti a migliorare artificiosamente il rendimento fisico, è senza dubbio erroneo e pericoloso. Infatti la riduzione del senso di affaticamento non fa che mascherare i sintomi indicanti l'esaurimento delle disponibilità energetiche; inoltre gli effetti stimolanti dell'amfetamina sul cuore, sul circolo e sul metabolismo sono nettamente sfavorevoli in condizioni di sforzo. L'amfetamina è largamente impiegata come dimagrante in varie forme di obesità. Determinano tale utilizzazione terapeutica l'effetto anoressante di natura psichica, l'aumento dei processi metabolici e l'intensa mobilizzazione dei lipidi dai depositi tessutali.

Bibliografia

W. R. Bett e coll., Amphetamin in der klinischen Medizin, Amburgo, 1956; H. Beckman, Pharmacology, Filadelfia, 1961; V. A. Drill, Trattato di farmacologia medica, Padova, 1968; F. Cugurra, C. Maddaloni, Farmacologia e farmacoterapia, Genova, 1982.

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