Lessico

(non comune filagrana, filograna), sf. [sec. XVII; da filo+grana].

1) Lavoro di oreficeria ottenuto con sottili fili d'oro o d'argento accostati, intrecciati o ritorti, saldati nei punti di contatto a formare arabeschi a giorno o applicati su lamine.

2) Nell'industria della carta, segno, a linee più chiare o più scure, impresso allo spessore dei fogli della carta, detta appunto filigranata.

3) In informatica:a) motivo grafico o immagine inserita a scopo decorativo o identificativo come sfondo di una pagina web; b) filigrana digitale o semplicemente filigrana (in inglese watermark), marcatura applicata a determinati file (generalmente immagine) per identificarli o aggiungervi informazioni; può essere applicata anche, come strumento di contrasto alla pirateria informatica, a CD o DVD.

Arte

La tecnica della lavorazione a filigrana, già nota nel mondo egeo, si sviluppò tra il sec. VIII e il VII a. C. soprattutto in Etruria, dove durò fino al sec. V a. C.; i fili d'oro e d'argento venivano spesso arricchiti con perline o granelli di eguale metallo (perlinazione e granulazione) in gioielli di grande fantasia decorativa. Nell'oreficeria greca la filigrana ebbe grande sviluppo fra il sec. IV e il III a. C. soprattutto a Taranto e in altre località della Magna Grecia, come risulta dai gioielli aurei trovati nelle tombe. La decorazione a filigrana rimase in uso nel periodo romano, ma negli ultimi secoli dell'Impero perse la sua autonomia e servì per lo più a incastonare e incorniciare cammei e pietre preziose. Ebbe una vigorosa ripresa nell'oreficeria bizantina e barbarica, spesso accostata a gemme e smalti su lamine auree in elaborate composizioni policrome. Esempi di raffinata eleganza e grande vivacità d'invenzione si raggiunsero in Irlanda, come dimostrano gli oggetti preziosi conservati all'Irish National Museum di Dublino. Nel tardo sec. XIII e per tutto il XIV la tecnica della filigrana venne largamente praticata a Venezia, tant'è vero che fu detta anche opus veneticum ad filum; molto usata fu inoltre nei reliquiari gotici francesi e nell'oreficeria tardogotica italiana. La filigrana ebbe una grande fioritura anche tra i popoli arabi e del mondo islamico e si diffuse quindi in Sicilia e in Spagna, dove tra il sec. XVI e il XVII furono eseguiti oggetti di fastosità barocca. In seguito la filigrana divenne una tecnica di secondo piano, applicata per lo più, con risultati di un certo interesse, alla produzione di gioielli e oggetti folcloristici nella scia della tradizione. .

Industria della carta

Usata per la prima volta in Italia, a Fabriano, nel 1282, come marchio di fabbrica e pertanto detta segno o marca, la filigrana, oltre a essere un simbolo di qualità per determinati tipi di carta, è usata soprattutto come segno per impedire la contraffazione delle carte valori (dunque anche delle banconote). Può essere un disegno, o una scritta, o un marchio, e si realizza per mezzo di un deposito maggiore o minore di fibre in corrispondenza del disegno, durante la fabbricazione della carta. Tecnicamente la filigrana si ottiene: nella carta a mano modificando il piano metallico della forma, in modo da creare sulla sua superficie zone in rilievo o rientrate; con la forma in tondo utilizzando un cilindro “ballerino” che lascia l'impronta della filigrana sul foglio mentre è ancora umido e provoca così lo spostamento delle fibre sottoposte alla pressione del disegno fissato sulla tela del cilindro ballerino. Le zone chiare della filigrana sono ottenute con sporgenze modellate sulla tela, mentre le zone scure si realizzano con rientranze; dalla combinazione della filigrana in chiaro con quella in scuro si ha la filigrana a chiaroscuro, che permette di ottenere immagini molto complesse e di difficile contraffazione. Le antiche filigrane possono essere utilizzate per la datazione di manoscritti, incunaboli, disegni.

Filatelia

In particolare, in filatelia, la filigrana è oggetto di studio come elemento di distinzione tra francobolli per altri aspetti eguali. Oltre al disegno della filigrana è importante la sua disposizione rispetto alla vignetta. La filigrana si può di solito rilevare osservando il francobollo in trasparenza; quando ciò non è possibile, si ricorre al filigranoscopio. Il riconoscimento è importante poiché il medesimo francobollo stampato su carta con filigrana diversa può avere un valore commerciale molto differente.

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