perceptróne

sm. [dall'angloamericano perceptron, tratto dal latino perceptus, pp. di percipĕre, percepire]. Dispositivo ideato dal cibernetico americano F. Rosenblatt, nel 1958, per il riconoscimento di forme e soprattutto per il loro apprendimento. Esso si compone di una “retina” formata di elementi fotosensibili (fotocellule) connessi a unità associative, legate a loro volta a unità di risposta. Il perceptrone può compiere, dopo un periodo di apprendimento, operazioni di discriminazione tra forme (e in tal caso emetterà uscite diverse per forme appartenenti a classi diverse) e operazioni di generalizzazione, quando riuscirà a discriminare spontaneamente forme che non gli sono state presentate durante il periodo di apprendimento (per esempio, dopo aver appreso a discriminare lettere scritte con un certo carattere, ne distinguerà anche di scritte con caratteri diversi). Questo modello elementare di rete neuronale era però insufficiente a realizzare computazioni di tipo generale. Nel 1969 i due scienziati nordamericani M. Minsky e S. Papert dimostrarono che le capacità dei perceptroni a due strati erano molto limitate, anche ad apprendere la tabella di verità per lo XOR. In realtà, il perceptrone di Rosenblatt era solo il caso più semplice di una famiglia di sistemi in grado di apprendere questa e altre funzioni complesse. Successivamente l'interesse a riprendere la ricerca sulle reti neuronali artificiali si basò su quelle costituite da tre strati di unità sensoriali.

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