radioterapìa

sf. [sec. XX; radio-+terapia]. Tecnica medica che sfrutta a scopo terapeutico l'azione biologica delle radiazioni ionizzanti. I mezzi terapeutici, dai quali si ottengono le radiazioni, si distinguono in tradizionali e recenti. Quelli tradizionali sono gli apparecchi per röntgenterapia, dai quali si ottengono fasci di raggi X, utilizzati per irradiare dall'esterno il focolaio morboso; oppure sostanze radioattive naturali (per esempio preparati stabili di radio) adoperate non solo per irradiare dall'esterno ma anche dall'interno per introduzione in cavità o per infissione nel tessuto malato (curieterapia). Mezzi radioterapici più recenti invece consentono l'impiego di radiazioni di elevata energia, prodotte da radioisotopi: la bomba al cobalto, per esempio, è usata nella terapia profonda dei tumori; essa presenta, rispetto al radio, il vantaggio di penetrare in profondità e di danneggiare solo minimamente i tessuti superficiali. La radioterapia con radioisotopi può essere esterna o interna: quella esterna riguarda trattamenti con sorgenti situate fuori dall'organismo o nel suo interno, ma a condizione che possano essere rimosse senza contaminazione (equivale sostanzialmente alla curieterapia); quella interna si avvale di sorgenti immesse liberamente nei sistemi metabolici dell'organismo mediante inalazione, ingestione, iniezione endovenosa, ecc. con conseguente loro distribuzione nei tessuti secondo i processi del ricambio fisiopatologico; pertanto, una volta introdotte, esse cessano di essere sotto il diretto controllo dell'operatore. La radioterapia intraoperatoria (IORT) è una tecnica che utilizza radiazioni per trattare un tessuto tumorale, nel corso di un'operazione chirurgica. La IORT è una tecnica terapeutica, sostitutiva o integrativa della radioterapia esterna convenzionale e consiste nel somministrare, durante l'intervento chirurgico, un'unica alta dose di radiazione per eliminare la zona di tessuto tumorale non aggredibile diversamente dal chirurgo. A partire dal 1960, grazie agli acceleratori lineari, è stato possibile utilizzare fasci di elettroni accelerati, dotati di alta energia e di omogeneità di dose nel tessuto bersaglio. Negli ultimi venti anni la radioterapia intraoperatoria è stata utilizzata in tutto il mondo per il trattamento di un gran numero di tumori maligni, mostrandosi efficace e sicura per il controllo locale della neoplasia, dal momento che impedisce la ricrescita del tumore nell'area trattata. In radioterapia la dose terapeutica è molto importante: può essere infatti somministrata in un'unica seduta o in più sedute, secondo varie tecniche. Per la determinazione della dose di radiazioni da somministrare si deve tenere conto non soltanto della sensibilità ma anche dell'estensione e della profondità del tessuto da irradiare: valori medi si usano per lesioni circolari e superficiali (angiomi cavernosi della cute), dosi elevate per lesioni estese e profonde (tumori maligni). È necessario anche che tutto il tessuto da trattare sia omogeneamente irradiato in modo continuo e sufficiente, così da far pervenire a esso, caso per caso, la dose necessaria di energia radiante che comunque non deve superare la soglia di tollerabilità (vedi anche radioattività).

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