tènda

Indice

Lessico

sf. [sec. XIV; latino medievale tenda, da tendĕre, tendere].

1) Drappo di tela o altro che si stende sopra o davanti a qualcosa per riparo dalla pioggia, dal sole, dall'aria o semplicemente dalla vista. In particolare, drappo di tessuto più o meno trasparente, che si fa pendere davanti a una finestra o una porta a vetri per attenuare la luce, per impedire di essere visti dall'esterno o come semplice ornamento; è usato per lo più al pl.: abbassare le tende. In particolare., tenda alla veneziana, costituita da un sistema di lamelle orizzontali in alluminio, materiale plastico o altro, collegate da fettucce in stoffa, che possono scorrere verticalmente ed essere orientate a piacere.

2) Riparo costituito da un unico telo, di diversi materiali, grosso e impermeabile o da più teli variamente uniti e sostenuti da paletti e picchetti, facilmente smontabile e trasportabile, usato come dimora temporanea dalle genti nomadi, da soldati, turisti, o come ricovero per attrezzi e materiali: tenda da campo; tenda canadese; piantare la tenda; piantare le tende in un luogo, accamparvisi; fig., restare in un luogo a lungo o più a lungo di quanto sia opportuno, specialmente abusando dell'ospitalità di qualcuno; togliere, levare le tende, smontare l'accampamento; fig., andarsene da un luogo.

3) In medicina, tenda a ossigeno, usata nell'ossigenoterapia. 4) In anatomia, tenda del cervelletto, porzione della dura madre encefalica che si prolunga a formare un setto trasversale tra gli emisferi cerebrali e il cervelletto.

Etnologia

La tenda è diffusa, da epoca preistorica, tra i nomadi delle zone dove è più difficile trovare altro materiale per edificare un'abitazione temporanea, che non siano pelli o zolle di terra; in origine, infatti, era realizzata con una rudimentale intelaiatura a cupola sulla quale venivano stese pelli, foglie, zolle di terra, con probabile derivazione dalle abitazioni seminterrate del Paleolitico. In seguito vennero elaborate forme più complesse e funzionali quali: il wigwam e il tepee dell'America Settentrionale, la prima a cupola, la seconda conica; il toldo della Patagonia, a forma di tettoia; il čum, la kibitka, l'uj, la yurta dei nomadi asiatici, di forma cilindro-conica o cilindrica a cupola; il rebò e il beit (le tende nere) delle genti arabizzate e dei Tibetani, di forma poligonale con tetto piatto o cupoloide; e altre forme intermedie fra queste, tipiche dei vari gruppi etnici. I materiali usati sono le pelli (soprattutto in Siberia e nell'America Settentrionale), il feltro, le stuoie, i tessuti di lana; la struttura è studiata in modo che si possa montare e smontare facilmente e occupi, chiusa, il minimo spazio. Generalmente prive di decorazioni, quando esistono sono ottenute con pitture vegetali o con l'intreccio.

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