àtrio (architettura)

Indice

ambiente d'ingresso di un locale da cui si accede ad altre stanze. Nella casa primitiva etrusco-romana era il vano centrale con focolare. In seguito divenne l'ambiente più importante della casa etrusco-italica e romana, in parte coperto da un tetto che aveva al centro un'apertura (compluvium), cui corrispondeva nel pavimento un bacino rettangolare per la raccolta dell'acqua (impluvium) . Situato in posizione centrale, come sala d'ingresso e ricevimento, sull'atrio si aprivano le stanze e i corridoi della casa e spesso un giardino o cortile. Vitruvio elenca cinque tipi di atrio : tuscanico, esastilo, corinzio, tetrastilo, displuviato (cioè scoperto) e testudinato (cioè coperto). L'atrio tetrastilo (la cui copertura è sorretta da quattro colonne) era quello più diffuso e lodato. Nel complesso basilicale paleocristiano, atrio era il cortile porticato antistante alla basilica (talora preceduto a sua volta dal battistero): integrandosi nella struttura il lato del portico appoggiato alla facciata (vedi nartece), l'atrio diviene corpo coperto antistante l'ingresso vero e proprio. Dal Cinquecento assume grande importanza come vano monumentale d'ingresso di palazzi e ville: tipiche le soluzioni del Palladio (che riprende le teorie e distinzioni vitruviane, ma usandole come liberi “vocaboli” nel contesto generale della villa) e dell'edilizia genovese fra Cinquecento e Seicento. Le forme classiche o palladiane sono prevalenti negli atri di ville o palazzi dell'Ottocento. Nell'architettura moderna è detto atrio ogni tipo di ambiente d'ingresso, spesso assai vasto, di pubblici edifici (scuole, università, alberghi, stazioni, ecc.).

G. Patroni, Architettura preistorica, Bergamo, 1941; A. Mauri, Lezioni sulla casa romana e pompeiana, Napoli, 1946; F. de Ruyt, La cour intérieure dans l'évolution de la maison romaine, Bruxelles, 1948; E. De Albentiis, La casa dei Romani, Milano, 1990.

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