Alcàmene

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(greco Alkaménēs), scultore greco (Lemno? attivo alla fine del sec. V a. C.). Fu allievo di Fidia, ma interpretò le divinità olimpiche con uno stile più severo e conciso, differenziandosi dagli altri scolari del maestro che ne accademizzarono le forme (manierismo fidiaco). Creò per i Propilei di Atene l'erma arcaizzante di Hermes Propylaios (copie ai musei di İstanbul, Smirne, ecc.) che servì da modello per numerose rielaborazioni. Gli viene attribuita la statua di Procne e Itys (Atene, Museo dell'Acropoli) il cui panneggio rivela l'appartenenza alla cerchia fidiaca; la frontalità dell'immagine della madre contrasta col corpo del figlio, di tre quarti, dal contorno sinuoso, che prelude ai flessuosi nudi di Prassitele. Ci rimangono copie delle opere attribuitegli: un'Athena acefala (Museo di Cherchell in Algeria); l'Ares Borghese (Parigi, Louvre) nel quale il tema dell'atleta stante, già interpretato da Policleto nel Doriforo attraverso il contrapporsi simmetrico delle masse, viene sottolineato da un maggiore luminismo di impronta fidiaca. Per analogie con l'Hermes Propylaios, gli vengono attribuite le Cariatidi dell'Eretteo di Atene. Presso i contemporanei Alcamene fu famoso per l'Afrodite dei giardini, alla quale pare avesse posto mano anche Fidia e che forse è da riconoscersi in un tipo di figura femminile seduta e riccamente panneggiata, noto da varie statue di età romana (Firenze, Uffizi; Roma, Musei Capitolini).

Bibliografia

L. Capuis, Alkamenes. Fonti storiche e archeologiche, Firenze, 1968; W. Fuchs, Scultura greca, Milano, 1982.

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