cretése-micenèa, civiltà-

Indice

Descrizione generale

Insieme delle due brillanti civiltà, in parte contemporanee e strettamente legate, che precedettero, nell'Età del Bronzo, quella greca nel Mediterraneo orientale, e le cui testimonianze furono scoperte intorno al 1900 da Schliemann (Micene), da Evans (Cnosso), da Halbherr e Pernier (Festo, Haghia Triada). La civiltà cretese (detta anche minoica, dal semileggendario re di Creta, Minosse) ha inizio nel neo-eneolitico (III millennio a. C.) da popolazioni probabilmente mediterranee; quella micenea (da Micene), sorta nella Grecia continentale intorno al 1600 a. C. anche per influenza cretese, ma a opera di popolazioni già greche (Achei), si estende a Creta, nell'Egeo e in altre zone del Mediterraneo sino all'invasione dorica (ca. 1100 a. C.). In mancanza di fonti storiche, la civiltà cretese è nota soprattutto dai grandi palazzi dell'isola, sedi di corti fastose e ricchissimi di opere d'arte (molte delle quali sono conservate al Museo di Iráklion); le loro vicende quasi contemporanee permettono di stabilire una cronologia tuttavia ancora discussa. Nell'età prepalaziale (minoico antico: ca. sino al 2000-1900 a. C.) sono già note case a uno o più ambienti (Cnosso, Vasilikì e, soprattutto, piana di Aghia Fotia, dove è stato portato alla luce un grande edificio di 37 stanze risalente al 2000 a. C. ca.), tombe a inumazione in grotte o a tholos (falsa cupola), ceramica plastica a figure di animali o decorata (vasi “a chiazze”), sigilli, gioielli. I palazzi più antichi (medio minoico I-III: ca. 1900-1600 a. C.) di Cnosso, Festo, Mallia, pur nei loro scarsi avanzi, testimoniano la notevolissima concentrazione di ricchezze nelle mani dei re, capi religiosi e amministrativi insieme: preziose le oreficerie e magnifici i vasi detti di Kamàres, dalle forme eleganti e dalla fine policromia. L'età dei secondi palazzi (medio minoico III-tardo minoico II: ca. 1600-1400 a. C.) rappresenta il periodo d'oro della civiltà cretese. Il palazzo di Cnosso , ampiamente ricostruito dall'Evans, e quelli di Festo e Mallia sono complessi edifici a più piani con numerosi ambienti, alcuni dei quali per il culto, disposti intorno a un cortile centrale o affacciantisi su terrazze a diversi livelli, con notevoli effetti scenografici; le colonne sono spesso rastremate in basso. Si aggiungono case e ville (Haghia Triada, Tylissos, Gurnià, il piccolo Palazzo e la Casa degli affreschi di Cnosso, ecc.), tombe monumentali (Tomba del tempio di Cnosso), strade lastricate (Palecastro, Haghia Triada), impianti portuali (Katsabà, Palecastro, Amnisos). La decorazione degli ambienti è costituita da lastre di gesso alabastrino e, spesso, dalle famose pitture naturalistiche a vivaci colori (il Raccoglitore di zafferano, il Principe dei gigli, gli Acrobati su tori da Cnosso ; motivi floreali e della fauna terrestre e marina a Cnosso e Haghia Triada), con figure femminili di raffinata eleganza (la cosiddetta Parigina di Cnosso). Gigli, papiri, polipi, delfini ornano i vasi dello stile “naturalistico” e si stilizzano nello stile “del palazzo” . Mancano le grandi statue, che erano probabilmente di legno, ma numerose sono le statuette di bronzo, di terracotta dipinta, di ceramica (donnine e dee con lunghe vesti a campana e giubbetto che lascia scoperti i seni) , di avorio (l'Acrobata di Cnosso). I vasi votivi di argilla e pietra sono talora ornati da scene figurate (vasi di steatite da Haghia Triada); ricche sono le oreficerie d'oro e argento, le armi incrostate d'oro, argento e pietre preziose, le gemme incise. I numerosissimi sigilli figurati sono importanti anche per la conoscenza dei costumi e della religione, basata sull'antichissimo culto mediterraneo della dea madre, mentre simbolo maschile è il toro e valore sacro è attribuito alla doppia ascia. All'inizio del periodo dei secondi palazzi, forte è l'influsso cretese verso la Grecia continentale (dove dal 1600 al 1400 ca. si ha il periodo “tardo elladico” o “miceneo I e II”) mentre alla fine inizia l'influenza della Grecia verso Creta. È possibile che la distruzione dei palazzi (ca. 1400 a. C.) si debba a un'invasione di popolazioni greche (gli Achei sembrano tuttavia presenti a Creta già prima), ma comunque l'età post-palaziale, a Creta (tardo minoico III-miceneo III: ca. 1400-1100 a. C.), è caratterizzata da nuove forme di architettura (mégaron “miceneo”, portici e santuari “elladici”), mentre le altre forme artistiche continuano quelle precedenti, spesso in espressioni modeste e stereotipate: interessanti i sarcofagi (lárnakes) dipinti, tra cui eccezionale quello di Haghia Triada con scene di culto funerario.

Cenni storici: la civiltà micenea

Dopo il 1400 a. C. ca. sono più importanti e ricchi i numerosi centri micenei della Grecia continentale, la cui civiltà è riflessa nei poemi omerici. I monumenti più noti dell'architettura micenea sono le mura e la Porta dei leoni di Micene, la città ricca d'oro, le mura e gli altri edifici di Troia, la cittadella e il palazzo fortificato di Tirinto, con una grande sala (mégaron) che si apre su un cortile porticato preceduto da un vestibolo colonnato . Altri palazzi micenei sono nel Peloponneso (Pilo, Argo, Asine, Malchi, ecc.), a Gla sul lago di Copaide, a Orcomeno, a Tebe. Sull'acropoli di Atene sono resti di mura micenee (il Pelargikon) e di un palazzo. Famose, a Micene, sono le grandi tombe reali a tholos (Tesoro di Atreo) e quelle dei “circoli” dell'acropoli, che, per la loro eccezionale ricchezza e le maschere auree collocate sul volto dei morti, erano state ritenute (Schliemann) della famiglia di Agamennone (Atene, Museo Nazionale), ma sono invece dei sec. XVI-XV a. C. La civiltà micenea è più ricca ed estesa (koiné micenea) ma meno raffinata di quella minoica: analoghi sono gli affreschi con figure animali e umane che ornavano i palazzi. Nella ceramica si ha l'irrigidimento dei motivi naturalistici nello stile “schematizzato”, sino a raggiungere la massima astrazione (pochi elementi decorativi divisi da fasce) nello stile “del granaio” e nello stile “serrato”; tra le forme, caratteristico il vaso a staffa. Ricchissime le oreficerie (tazze d'oro da Vafiò al Museo di Atene, con scena di cattura e pascolo di tori ; tesori di Orcomeno), i pugnali di bronzo ageminato e niellato, gli anelli-sigillo aurei con scene complesse di lotta e di culto. L'influenza micenea si sostituì a quella minoica nel Mediterraneo orientale (Filacopi nell'isola di Milo, Rodi, forse Mileto e altre località dell'Anatolia, Siria, Palestina) e si estese verso l'Italia, anzitutto verso le isole Lipari e la penisola di Thapsos (odierna Magnisi), quindi a Ischia e in numerosi approdi dell'Italia meridionale e della Sicilia: è la “colonizzazione mitica”, ricordata nei Nostoi, che precede quella greca dei sec. VIII-VII a. C.

Bibliografia

Per i caratteri generali

P. Demargne, Arte Egea, Milano, 1964; L. Palmer, Mycenaeans and Minoans, Londra, 1965; R. Higgins, Minoan and Mycenaean Art, Londra, 1967; S. Bordman, Pre-classical from Crete to Archaic Greece, Londra, 1927; F. Schachermeyer, Aegeis und Orient, Vienna, 1967.

Per la civiltà cretese

S. Alexiou, N. Platon, Guanella, L. von Matt, Creta antica, Genova, 1967; L. Palmer, The Penultimate Palace of Knossos, Roma, 1969; M. R. Popham, The Destruction of the Palace at Knossos, Göteborg, 1970; R. W. Hutchinson, L'antica civiltà cretese, Torino, 1976.

Per la civiltà micenea

G. Mylonas, Mycenae. A Guide to its Ruins and its History, Atene, 1970; G. Maddoli, La civiltà micenea. Guida storica e critica, Bari-Roma, 1977; J. Chadwick, Il mondo miceneo, Milano, 1980; W. Taylor, I Micenei, Firenze, 1987.

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