Azióne, Partito d'-

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Storia: il Risorgimento

Movimento politico d'ispirazione repubblicana, creato nel 1853 da G. Mazzini e subito entrato in crisi, per tornare alla ribalta intorno al 1860 con l'obiettivo di raggiungere l'unità italiana attraverso un'azione insurrezionale popolare negli Stati pontifici e nel Mezzogiorno. Composto da mazziniani, democratici e radicali, si guadagnò (1859) anche l'adesione di Garibaldi ed ebbe un ruolo preminente nell'organizzare l'impresa dei Mille, a cui tentò infruttuosamente di dare un esito repubblicano. Per risolvere con la forza anche le questioni veneta e romana, il Partito d'Azione sostenne Garibaldi nelle sfortunate imprese di Aspromonte (1862) e di Mentana (1867), entrando in crisi dopo il loro fallimento. Si sciolse all'indomani del 1870 e i suoi membri rifluirono nel partito repubblicano o nella sinistra costituzionale, andata al potere nel 1876.

Storia: il secondo dopoguerra

Riprendendo il nome dal partito risorgimentale, nel luglio 1942 si costituì il Partito d'Azione in funzione antifascista, legato all'esperienza di lotta attiva di “Giustizia e Libertà” per parte dei suoi fondatori, per lo più intellettuali repubblicani e liberal-radicali. Ideologicamente assai composito, il Partito d'Azione risentì l'influenza di G. Salvemini, B. Croce, P. Gobetti e dell'Ordine Nuovo di Gramsci, ma ebbe come riferimento soprattutto la critica antimarxista formulata da C. Rosselli con il Socialismo Liberale (1930) e sviluppata dai gruppi liberal-socialisti di G. Calogero e A. Capitini. Il programma del movimento, abbozzato a Firenze nel settembre 1943, ebbe una più approfondita formulazione nel luglio 1944 a Cosenza. Ne erano capisaldi la repubblica parlamentare, le autonomie regionali, la nazionalizzazione dei complessi industriali, la riforma agraria, le organizzazioni sindacali e la partecipazione dei lavoratori agli utili dell'impresa, la separazione tra Stato e Chiesa, la federazione europea. Durante la Resistenza, il Partito d'Azione lottò con la stampa clandestina (come L'Italia Libera di Milano) e con le proprie brigate partigiane (“Rosselli”, “Giustizia e Libertà”). Ostile al governo Badoglio, considerato come prosecuzione della vecchia Italia prefascista, il partito cercò di improntare la politica del CLN a un radicale rinnovamento. Dal giugno al novembre 1945 fu presente al governo con il gabinetto Parri. Nel febbraio 1946, diviso in due principali tendenze, l'una di ispirazione socialista, capeggiata da E. Lussu, l'altra di impronta radical-democratica, legata a U. La Malfa, subì la scissione della Concentrazione democratica. Il dissenso sull'eventuale partecipazione al governo De Gasperi e il fallimento elettorale spinsero la maggioranza a fondersi con il PSI nel 1947. Altri gruppi confluirono nel PRI.

U. La Malfa, Il problema della democrazia e il Partito d'Azione, Roma, 1944; C. Bandi, Partito d'Azione, liberalismo e liberismo, Roma, 1944; A. Garosci, Profilo dell'azione di C. Rosselli e di Giustizia e Libertà, Torino, 1945; E. Lussu, Sul Partito d'Azione e gli altri. Note e critiche, Milano, 1968; E. Ceccarini, Ugo La Malfa: una vita politica, Napoli, 1985.

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