Generalità

Regione storico-geografica (52.769 km²) della Repubblica Ceca, di cui fa parte assieme alla Moravia. Fino al 1992 ha costituito un importante nucleo della disciolta Repubblica federale cecoslovacca; amministrativamente è divisa nelle province di Boemia Centrale, Boemia Meridionale, Boemia Occidentale, Boemia Orientale, Boemia Settentrionale, oltre alla capitale Praga. La regione è circondata da una serie di rilievi (i Sudeti a NE, i monti Metalliferi a NW, la Selva Boema a SW e le Alture Morave a SE); la parte interna consta di una superficie lievemente ondulata, elevata in media 150-200 m, molto fertile soprattutto lungo la valle dell'Elba. Il clima è temperato continentale; le precipitazioni variano dai 500 mm della Boemia centrale ai 1500 mm annui sui rilievi più esposti. La regione appartiene al bacino superiore dell'Elba, che qui riceve la Moldava e l'Ohře; frequenti gli stagni e, nella Selva Boema, i piccoli laghi. La Boemia è la sezione più popolosa nonché la più economicamente importante della Repubblica Ceca. La popolazione si addensa nelle zone più industrializzate, quali il bacino di Praga e la zona di Plzeň (oltre 200 ab./km²), ma anche nelle fertili piane poste a coltura (più di 100 ab./km²); scarsamente popolate (meno di 50 ab./km²) sono invece le aree montuose. Tra i maggiori centri sono, oltre a Praga, Plzeň, Ústí nad Labem, České Budějovice, Liberec, Pardubice e Hradec Králové, tutte sedi di cospicue industrie; numerose sono anche le città termali, tra cui particolarmente note Karlovy Vary e Mariánské Lázně (più conosciute forse con i nomi tedeschi di Karlsbad e Marienbad). L'agricoltura è quasi dovunque intensiva (segale, orzo, avena, patate, alberi da frutto) e ampio sviluppo viene dato alle colture industriali: barbabietola da zucchero, luppolo (per cui sono noti i centri di Cheb e Žatec), lino. L'allevamento bovino permette una cospicua produzione di carne e di latte. I rilievi presentano ricche aree forestali, razionalmente sfruttate. Un importante bacino carbonifero tra Praga e Plzeň e altri minori nella Boemia settentrionale, nonché giacimenti di ferro, zinco, piombo, argento, uranio, caolino e grafite, hanno favorito lo sviluppo industriale; oltre alle industrie siderurgiche e meccaniche, vanno ricordate quelle tessili, chimiche, della ceramica, della cristalleria, della birra e del legno. La Boemia infine è dotata di una fitta rete ferroviaria e stradale; tra i fiumi sono navigabili l'Elba e la Moldava. In ceco, Čechy; in tedesco, Böhmen.

Preistoria

Il Paleolitico inferiore in Boemia è esemplificato dalla sequenza di Bečov che presenta, dal basso verso l'alto: industrie di età cromeriana (=interglaciale Gunz-Mindel); livelli antichi del Paleolitico medio in cui è stata rinvenuta una probabile struttura di abitato parzialmente circondata da pietre; industrie con manufatti di tecnica levalloisiana nei livelli dell'ultimo interglaciale Eemiano (=Riss-Würm) e del Würm antico. Industrie acheuleane sono state raccolte in superficie a Bečov IV. Altre testimonianze preistoriche, rinvenute a Prezletice, consistono in pochi ciottoli con tracce di distacchi intenzionali, cronologicamente riferiti al Bihariano (=Mindel). Alla fine del Paleolitico superiore risale una struttura di abitato circolare messa in luce nel sito di Hostim, attribuito al Magdaleniano e datato a circa 12.470 anni da oggi, in cui sono stati rinvenuti oggetti di arte mobiliare e grandi quantità di materiali coloranti. Il Neolitico è documentato da reperti della cultura della ceramica a bande, fiorita nel IV millennio, rinvenuti nelle località di Bylany e Dobricany e altre minori. Nella stazione preistorica di Dobricany sono venuti alla luce anche resti dell'Eneolitico e dell'Età del Bronzo; quest'ultima ha avuto come maggior centro di irradiazione Aunjetiz, da cui prende nome un'importante cultura. Nella successiva Età del Ferro anche la Boemia conobbe l'espansione delle culture di Hallstatt prima e di La Tène poi, diffusesi dall'Europa centrale.

Storia: dalle origini al XIV secolo

La Boemia trae il nome da quello della popolazione celtica dei Boi che abitarono in quelle sedi fino alla metà del sec. I a. C. Intorno al sec. VIII a. C. furono le tribù germaniche dei Marcomanni e dei Quadi che invasero la Boemia restandovi sino al sec. I d. C., quando l'espansionismo dell'Impero romano fece pesare la propria supremazia anche in quel territorio. Nei primi anni del sec. VI le tribù slave dell'Europa centrale insorsero contro la dominazione degli Avari (che avevano nei decenni precedenti assoggettato la Slovacchia), guidate dal commerciante franco Sámo, dando vita a una grande federazione delle tribù slave detta “Impero di Sámo” il cui centro fu la Moravia. Nel sec. IX, mentre si andava delineando l'impero della Grande Moravia, retto dalla dinastia dei Mojmírovci, cominciò a diffondersi il cristianesimo, soprattutto per merito di Cirillo e Metodio, due missionari chiamati da Bisanzio dal principe Rotislao. Dopo Svatopluk (870-894), che portò la Grande Moravia ad affermarsi come uno dei più importanti imperi slavi del tempo, dall'894 nella Boemia centrale predominò la famiglia dei Přemyslidi, che poté annoverare tra i suoi esponenti Venceslao (921-929), considerato il patrono della Boemia. Sotto Boleslao I (929-967) e il successore Boleslao II (967-999) lo Stato si estese anche al confine con la Russia di Kijev; dal sec. XI al XIII i principi cechi si opposero validamente ai feudatari tedeschi che avevano mire espansionistiche. Tra quei principi si distinsero Bretislao I (1034-55), Vratislao II (1061-92) e Vladislao II (1140-72) che ebbe il titolo di re da Federico Barbarossa nel 1158. Il primo ad avere titolo ereditario reale fu Přemysl Ottocaro I (1197-1230), che lo ottenne nel 1198, e poi con la Bolla d'oro siciliana, nel 1212, da Federico II. Sotto Přemysl Ottocaro II (1253-78) lo Stato si estese fino al Mar Adriatico e al Mar Baltico. Suo figlio Venceslao II (1278-1305), che fu anche re di Polonia, unì al suo regno Boemia, Polonia e Ungheria. Tuttavia il potere dei Přemyslidi non fu di lunga durata: gli Asburgo e lo Stato della Chiesa diedero nuovo impulso alle ostilità; nel 1306 Venceslao III (1305-06) fu ucciso e con lui si estinse la dinastia dei Přemyslidi (ramo maschile). Dopo quattro anni di lotte accanite, fu eletto al trono Giovanni di Lussemburgo (1310-46), sotto il quale crebbe il potere della nobiltà . Alla sua morte, regnò il figlio Carlo I (1347-78; Carlo IV come imperatore), che trasformò lo Stato ceco in una potente monarchia e fu il primo ceco a diventare sovrano dell'Impero romano germanico e re tedesco. Alla morte di Carlo, il regno fu diviso tra i figli, così che Venceslao IV (1378-1419) ebbe le terre della corona ceca, mentre Sigismondo (1420-37) divenne re ungherese e sovrano dell'Impero romano germanico.

Storia: dal XV al XX secolo

Già verso la fine del regno di Carlo IV nelle città e nelle campagne cominciò un'opposizione contro il grande potere della gerarchia cattolica, che si manifestò più fortemente all'inizio del sec. XV, in concomitanza con il notevole movimento hussita che contribuì a formare una salda coscienza nazionale boema. Dopo l'estinzione (1437) della dinastia dei Lussemburgo, alla fine delle guerre hussite, la situazione migliorò quando al trono ceco fu eletto Giorgio da Poděbrady (1458-71), che agì fermamente per ristabilire la pace nel suo Paese travolto da una complessa battaglia politico-religiosa. Gli succedette Ladislao Iagellone (1471-1516) eletto nel 1490 anche re d'Ungheria. Da allora i Paesi cechi e l'Ungheria rimasero raccolti in un'unica formazione statale fino al 1918. Con il successore Luigi (1516-26), la monarchia continuò a decadere finché il trono passò nelle mani degli Asburgo con Ferdinando I (1526-64). Da allora ogni resistenza antiasburgica assunse anche un carattere di lotta per la libertà religiosa, essendo gli Asburgo paladini e sostenitori della Chiesa cattolica. La nobiltà protestante contraria agli Asburgo riuscì nel 1609 a ottenere da Rodolfo II una conferma della libertà religiosa e tuttavia poco dopo (1618) scatenò l'insurrezione (1618-20), che divenne il prologo della guerra dei Trent'anni. Dopo la “defenestrazione di Praga” (23 maggio 1618) dei vicegovernatori Martinić e Slavata, venne eletto un governo di trenta direttori, i gesuiti furono espulsi dal Paese e fu eletto re di Boemia un principe protestante, Federico V del Palatinato (1619-20). Ma durante la battaglia decisiva della Montagna Bianca, l'8 novembre 1620, gli eserciti degli Stati cechi furono sconfitti, il re fuggì e Praga capitolò. La sconfitta pesò sulla storia futura delle terre ceche, che divennero province asburgiche senza diritti politici, e il cattolicesimo fu dichiarato unica religione di Stato. Per i tre secoli successivi le terre ceche smisero di avere un ruolo politico indipendente, giustificando in tal modo l'attribuzione di “periodo delle tenebre” con cui è storicamente noto. E ciò nonostante le misure liberaleggianti previste da Maria Teresa e dal figlio Giuseppe II, culminate nell'editto di tolleranza che ammetteva oltre alle confessioni cattolica e luterana quella calvinista, dopo lo scioglimento dell'ordine dei gesuiti avvenuto nel 1773. Tuttavia la rivoluzione industriale cominciata all'inizio del sec. XIX inserì la nazione tra quelle industrialmente più avanzate d'Europa, il che contribuì notevolmente anche alla evoluzione della stessa cultura ceca, che ebbe gran parte nel risorgimento nazionale cominciato nel secolo precedente. Durante il movimento rivoluzionario del 1848 i Cechi chiesero la concessione di una Costituzione democratica. Dopo la sconfitta, il sovrano Francesco Giuseppe I (1848-1916) promulgò solo una Costituzione molto incompleta, la cosiddetta “Costituzione imposta”, che tuttavia dopo tre anni fu abrogata e ricominciò di nuovo un regime assolutista (chiamato, dal nome del primo ministro A. Bach, “assolutismo di Bach”). Le sconfitte dell'Austria in Italia (1859) e in Prussia (1866) costrinsero infine il sovrano a promulgare una Costituzione democratica (1867), che rimase in vigore fino al crollo dell'impero nel 1918. La liberazione dei Cechi e degli Slovacchi e la formazione di uno Stato indipendente nel 1918 furono accelerate dalla situazione internazionale dopo la prima guerra mondiale. I politici erano divisi in filorussi e occidentalisti; questi ultimi prevalsero valendosi della debolezza della Russia zarista. I principali leaders del movimento indipendentista furono T. G. Masaryk (il futuro presidente della Repubblica cecoslovacca), E. Beneš e M. R. Štefánik, che riuscirono a persuadere i rappresentanti delle potenze occidentali a dividere la monarchia asburgica e a dare la libertà alle singole nazioni che ne facevano parte, agendo in stretta collaborazione con la resistenza antiasburgica in Boemia. Il 28 ottobre 1918 il Consiglio nazionale cecoslovacco assunse il potere e proclamò la formazione di uno Stato indipendente cecoslovacco. Da quel giorno – con la sola eccezione, tra il 1939 e il 1945, dell'istituzione a opera dei Tedeschi del cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia – la Boemia fece parte della Cecoslovacchia, fino alla costituzione nel 1992 delle due Repubbliche indipendenti Ceca e Slovacca.

Arte: i vetri

Nel sec. XVI la Boemia divenne un importante centro di produzione vetraria: erano attive ben quaranta fornaci. La produzione tese in un primo tempo all'imitazione di vetri muranesi e alla decorazione con sistemi di incisione e molatura. Non mancò tuttavia la produzione di oggetti specifici, quali i grandi calici conviviali detti Humpen e le decorazioni a smalto a freddo, applicate particolarmente a bicchieri come i Reichladler-humpen. Una continua ricerca tecnica portò alla messa a punto di una qualità di vetro sempre migliore fino alla produzione di un cristallo purissimo, denso e duro (ottenuto sostituendo il carbonato di potassio a quello sodico in uso a Venezia), che, oltre a superare qualitativamente quello muranese, sempre un po' verdastro, con inclusioni di bolle d'aria e più fragile, permise di raggiungere risultati di estrema eleganza e varietà nella tecnica dell'incisione e del taglio: ciò rispondeva alle esigenze della variatissima decorazione barocca, per cui il cristallo di Boemia si diffuse rapidamente in tutta Europa soppiantando in poco tempo il vetro cristallino veneziano. Nell'ultimo quarto del sec. XVII questo tipo di cristallo era fabbricato nelle fornaci di Planá, Boběc e della Boemia Meridionale. Dalla fine del sec. XVII al 1760 le fabbriche boeme produssero grandi quantità di cristalleria da tavola e ornamentale, decorata alla mola e intagliata. Sul finire dell'età barocca vennero introdotte in Boemia da J. e D. Preisler una variante della tecnica decorativa tedesca a Schwarzlot (decorazione dipinta a smalto nero, talvolta con dorature e rossi) e quella dei cosiddetti “fondi d'oro” (o Zwischengoldgläser). Cause eterogenee determinarono fra il 1740 e il 1820 una grande crisi, superata nel terzo decennio del sec. XIX, quando la Boemia raggiunse il primato, conservato fino a oggi, nella produzione europea di cristalli. Fra le innovazioni introdotte dall'industria vetraria boema vanno annoverate le scoperte di nuovi coloranti per il vetro, quali i cosiddetti “giallo Annagelb” (fornaci Riedel) e “verde Annagrün”. Fra i maggiori centri di produzione vanno ricordati Bor, Steinschönau (attuale Kamenicky Sěnov), Karlsbad (attuale Karlovy Vary), Nduy Svüt e Schreiberhau in Slesia.

Bibliografia

Per la storia

Kavka František, Panorama della storia cecoslovacca, Praga, 1960; G. Stuparich, La nazione ceca, 1969; Autori Vari, Das Bild unserer Welt, Stoccarda-Monaco, 1989.

Per l'arte

Z. Pešatová, Bohemian Engraved Glass, Londra, 1968; O. Drahotova, Bohemian Glass, Praga, 1970.

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora