Bòito, Camillo

architetto e scrittore italiano (Roma 1836-Milano 1914). Fratello di Arrigo, dopo aver compiuto gli studi a Venezia e a Padova insegnò all'Accademia di Venezia e, dal 1860, a quella di Brera, a Milano, per quasi cinquant'anni (ebbe tra i suoi allievi Conconi, Sommaruga, Beltrami). Con le sue opere contribuì alla diffusione della cultura architettonica neoromanica in Italia; tra le principali si ricordano: restauro di Porta Ticinese a Milano (1861); cimitero e ospedale a Gallarate (1865-71); palazzo delle Debite (1873) e scuola elementare alla reggia carrarese (1880) a Padova; scalone di palazzo Franchetti a Venezia (1882); scuole di via Galvani a Milano (1888); portale di bronzo per la chiesa del Santo a Padova (1899). Fu un teorico del restauro architettonico e importante fu anche la sua attività di saggista (Leonardo e Michelangelo, 1879; Architettura del Medio Evo in Italia, 1880). La produzione letteraria di Boito comprende due volumi di racconti: Storielle vane (1876), che, per il gusto del macabro, si ricollegano all'atmosfera della scapigliatura, e le Nuove storielle vane (1883), che comprendono Senso (che ha ispirato a Luchino Visconti il film omonimo nel 1954), una delle prove più mature del narratore. Una vivace ricerca psicologica caratterizza anche il Maestro di setticlavio (1891), uno dei racconti migliori dell'Ottocento italiano: vi è rievocata con struggente commozione la vita musicale di Venezia intorno alla metà del sec. XIX.

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