Campi

famiglia di pittori attivi nel corso del sec. XVI. § Galeazzo (Cremona 1447-ca. 1536) ebbe come maestri Bonifacio Bembo e il Boccaccino e la sua produzione si concentrò nell'arco di quattro anni (1515-19). La pala con Madonna e Santi (Milano, Brera) e quella in S. Agata di Cremona rappresentano le sue opere più valide. § Giulio (Cremona 1500/1505-1572), figlio di Galeazzo, appare inizialmente legato alla pittura bresciana e al Romanino per dare poi, sotto l'influenza di Giulio Romano, esiti di un classicismo aulico con ambizioni di eleganza. In altre sue opere si ritrovano invece cadenze manieristiche, ma nella Pentecoste (1557; Cremona, volta di S. Sigismondo), cimentandosi in effetti di luce artificiale, dimostra di precedere gli aspetti più nuovi dei fratelli. § Antonio (Cremona ca. 1525-1591), figlio di Galeazzo e noto dal 1546 al 1587, fu incisore, pittore, architetto, scultore e storico . Le sue ricerche naturalistiche, i suoi effetti di luce artificiale, la sua ambientazione scenica, così come appaiono nei dipinti più riusciti (il San Gerolamo del Prado; la Morte della Vergine in S. Marco a Milano; l'Adorazione dei Magi in S. Maurizio, pure a Milano), rimandano ai bresciani Moretto e Savoldo e alla pittura del Lotto. Certamente il Caravaggio dovette meditare lungamente su queste opere per condurre a termine il suo recupero del naturale, condotto in chiave antimanieristica. § Vincenzo (Cremona ca. 1535-1591) fece il suo apprendistato presso il fratello maggiore Giulio. Nelle sue poche opere è presente l'accentuazione plastica derivata dal Moretto e dal Pordenone, tuttavia riletti in una chiave naturalistica che lo allontana dall'imperante manierismo e lo spinge, come è evidente nella Madonna con Sant'Anna, Sant'Orsola e le compagne in S. Maria Maddalena a Cremona, verso nuove visioni luministiche. § Bernardino (Cremona 1522-Reggio nell'Emilia 1591), figlio di un Pietro orefice, si educò nella bottega di Giulio (forse suo cugino). Il suo particolare manierismo , di un'eleganza sottile e ricercata, si nutrì delle lezioni di Giulio Romano, del Correggio e del Parmigianino, ma le sue opere riflettono anche una profonda attenzione al romanismo nordico e particolarmente a Frans Floris. Notevoli la Sacra famiglia (Cremona, Museo Civico), la Pietà (Milano, Pinacoteca di Brera) e la Trasfigurazione (Milano, S. Fedele).

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