Cellini, Benvenuto

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orafo, scultore e scrittore italiano (Firenze 1500-1571). Già nei primi anni della formazione giovanile (gli fu maestro l'orafo Antonio del Sarto) rivelò un carattere difficile, tanto che per le sue continue risse fu allontanato da Firenze. Dopo soggiorni in varie città, si trasferì a Roma, dove si fermò dal 1523 al 1540, lavorando per la nobiltà romana e per il papa Clemente VII, che nel 1529 lo nominò incisore alla zecca romana. Qui preparò i coni di alcune monete, tra le quali un pezzo d'argento di un giulio e mezzo raffigurante Cristo che trae in salvo S. Pietro dalle acque e un doppio ducato d'oro con Cristo alla colonna. Per Clemente VII eseguì anche due medaglie, raffiguranti la Pace che brucia le armi e Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia. In seguito, le sue intemperanze costrinsero il papa Paolo III a rinchiuderlo in Castel Sant'Angelo da dove tuttavia fuggì in modo avventuroso. Dal 1540 al 1545 fu in Francia alle dipendenze e sotto la protezione di Francesco I. Tornato a Firenze, per Cosimo I realizzò nel 1549 il Perseo (Firenze, Loggia dei Lanzi), la sua opera più celebre e conclusiva. I suoi lavori di oreficeria sono andati quasi totalmente perduti e ciò ha reso difficile ricostruire lo sviluppo della sua personalità. Tuttavia, la documentazione di alcune monete e medaglie a lui attribuite e i riscontri precisi dell'evoluzione della sua arte permettono di individuare le sue fonti di ispirazione in Michelangelo, in Leonardo e in Filippino Lippi (oltre che nei sarcofagi del camposanto di Pisa). Su di lui agì anche il clima di reazione anticlassica e di appassionato michelangiolismo che caratterizzò il primo manierismo fiorentino e la scuola di Raffaello. Al periodo parigino appartengono la celebre e preziosa saliera in oro e smalto (Vienna, Kunsthistorisches Museum) eseguita nel 1543 su commissione del re, e il rilievo in bronzo con la cosiddetta Ninfa di Fontainebleau (1543-44), esposto al Louvre. Al suo ritorno a Firenze datano il grande busto in bronzo di Cosimo I e il Narciso in marmo (Firenze, Museo Nazionale del Bargello); al 1556 ca. risale il Crocifisso marmoreo nella sagrestia dell'Escorial. Il Cellini occupa un posto di rilievo anche nella storia letteraria del Cinquecento per la Vita, autobiografia in parte autografa e in parte dettata a un aiuto di bottega fra il 1558 e il 1566, e pubblicata solo nel 1728 da A. Cocchi. Opera nata dalla forza dell'istinto, eccellente per l'immediatezza e la potenza dello stile, è interamente dominata dalla personalità del Cellini che nell'amore esclusivo per l'arte riscatta la sua millanteria. Colorita e vivace è anche la prosa dei due Trattati dell'Oreficeria e della Scultura (1568),mentre ben poco aggiungono alla fama dello scrittore le Rime. "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 6 pp 102-103" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 6 pp 102-103"

Bibliografia

B. Maier, Umanità e stile di Benvenuto Cellini scrittore, Milano, 1952; Autori Vari, Cellini artista e scrittore, Roma, 1972; S. D. Cervigni, The “Vita” of Benvenuto Cellini. Literary Tradition and Genre, Ravenna, 1979; L. Arnaldi, La vita violenta di Benvenuto Cellini, Bari, 1986; V. Gatto, La protesta di un irregolare: Benvenuto Cellini, Milano, 1988.

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