(Al-Mamlakah al-Urdunnīyah al-Hāshimīyah). Stato dell'Asia occidentale (88.778 km²). Capitale: ʽAmmān. Divisione amministrativa: governatorati (12). Popolazione: 5.906.000 ab. (stima 2008). Lingua: arabo. Religione: musulmani sunniti 96,6%, cristiani 3,4%. Unità monetaria: dinar giordano (1000 fils). Indice di sviluppo umano: 0,769 (90° posto). Confini: Siria (N), Iraq (NE), Arabia Saudita (SE e S), Israele e Cisgiordania (W), golfo di ʽAqaba (Mar Rosso) (SW). Membro di: Lega Araba, OCI, ONU e WTO.

Generalità

Paese dai confini artificiali, tracciati sulla carta in seguito alle vicende politiche che ne hanno contraddistinto la costituzione, la Giordania si estende oggi da W, dalla fertile valle segnata dall'omonimo fiume Giordano e più in basso dalle sponde melmose e saline del Mar Morto, all'E delle distese desertiche che digradano verso Siria, Iraq e Arabia Saudita, passando per gli altopiani antropizzati della Transgiordania, fino all'estremo sud roccioso del Wadi Rum, uno dei luoghi più suggestivi del pianeta, promosso dall'UNESCO come sito naturale patrimonio dell'umanità nel 2011. A testimonianza della vivacità e della ricchezza culturale che ha caratterizzato il passato millenario del Paese, restano oggi sul territorio i segni lasciati dai popoli che vi hanno soggiornato, segni che affondano le radici nella civiltà romana e ancora prima greca, omayyade, araba, amorrita: dalle rovine della capitale ʽAmmān, alle vestigia di Jarash (la romana Gerasa), una delle dieci città mediorientali unite dalla storica lega commerciale di Pompeo; dai monumenti di Petra, l'antica città dei Nabatei scavata nella roccia policroma di arenaria, ai castelli che punteggiano le pianeggianti distese del deserto orientale. Culla delle religioni, la Giordania comprende anche i luoghi di quella terra divenuta Santa per le tradizioni cristiana ed ebraica, che qui riconducono i natali di Gesù Cristo; una terra da millenni oggetto di contesa tra popoli che hanno fatto di queste tradizioni motivo di scontro identitario e politico, oltre che teologico e religioso, scontro che fatica a trovare una composizione pacifica definitiva. A questa situazione si aggiungono le difficoltà interne dovute ai processi di stabilizzazione economica fiscale e monetaria in atto nel Paese soprattutto negli ultimi anni, sotto il monitoraggio costante del Fondo Monetario Internazionale, sforzi che denunciano una debolezza ancora strutturale del Paese e la sua dipendenza dagli aiuti esteri. Tuttavia, grazie alla sua posizione privilegiata all'interno del Medio Oriente, che ne ha fatto per decenni l'ago della bilancia nei delicati equilibri tra le mire espansionistiche di Israele, le rivendicazioni palestinesi, la potenza dell'Arabia, la Giordania continua a costituire un punto nevralgico nello scacchiere internazionale. Una centralità che ha trovato nuovamente conferma, in occasione del conflitto con l'Iraq, nell'alleanza intrecciata con gli Stati Uniti d'America, interessati ad assicurarsi un sostegno locale nella lotta al terrorismo e nel processo di pacificazione dell'area mediorientale.

Lo Stato

In base alla Costituzione del 1º gennaio 1952, la Giordania è una monarchia costituzionale; di fatto però il sovrano detiene poteri assai rilevanti in quanto esercita il potere esecutivo, coadiuvato da un Consiglio dei ministri, ed è il capo dello Stato. Il sovrano nomina il primo ministro, ma il governo deve avere la fiducia del Parlamento, che esercita con il re il potere legislativo. Il Parlamento è costituito dal Senato, i cui membri sono di nomina regia per otto anni, e dalla Camera dei Rappresentanti, eletti a suffragio universale per quattro anni. Nel 1992 è stata approvata, a integrazione della Costituzione, una Carta nazionale che consacra i principi del pluralismo politico, riammettendo in tal modo i partiti, al bando dal 1957, nella vita politica del Paese. Il sistema giudiziario si basa sulla legge islamica e sulle norme del diritto europeo. Accanto ai tribunali ordinari, organizzati secondo tre gradi di giudizio (tribunali di primo grado, Corti d'Appello e Alta Corte di Giustizia) sono presenti anche tribunali religiosi che dirimono le controversie relative alla sfera personale e ai beni religiosi dei sudditi musulmani. La nomina dei giudici è regia. Nel Paese è in vigore la pena di morte. Il sistema di difesa giordano è organizzato intorno all'esercito, costituito per la prima volta in epoca coloniale dalla Gran Bretagna, di cui ha mantenuto i metodi di addestramento anche dopo il raggiungimento dell'indipendenza. Le forze armate contemplano anche la marina e l'aviazione, nonché un commando per le operazioni speciali. Il servizio militare obbligatorio è stato sospeso nel 1999, ma è prevista la possibilità di effettuare una leva su base volontaria a partire dai 17 anni d'età. Anche le donne possono effettuare un servizio volontario, in posizioni che non implicano il combattimento. Per quanto riguarda l'istruzione, il sistema scolastico giordano è stato soggetto alle influenze della Turchia, connesse con la fase di dominio esercitato fino alla prima guerra mondiale. Con la Costituzione del 1952, il sistema ha tuttavia ricevuto notevoli impulsi allo sviluppo e al cambiamento. L'istruzione primaria è gratuita e obbligatoria: essa comprende un ciclo propedeutico di 10 anni e ha inizio a partire dai 6 anni d'età. Il secondo ciclo è biennale e consente l'accesso all'università. L'istruzione superiore viene impartita nelle università di ʽAmmān e di Irbid e in alcune scuole di agricoltura o tecniche. La scolarizzazione dei rifugiati palestinesi presenti nel Paese è garantita dall'UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East). Nonostante gli interventi volti a migliorare il sistema dell'istruzione, il tasso di analfabetismo registrato nel 2006 era pari al 10,1%.

Territorio: geografia fisica

Il Paese si identifica geograficamente con le distese tabulari a E del fiume Giordano, che costituiscono una parte integrante della vasta regione desertica e subdesertica siro-arabica. Nel complesso la Giordania corrisponde perciò a un arido e piuttosto monotono altopiano la cui continuità è rotta, sul margine occidentale, dai rilievi che orlano la depressione tettonica palestinese; è questa la sezione della Great Rift Valley (o fossa siro-africana) estesa dal lago di Tiberiade al golfo di ʽAqaba e i cui elementi più rappresentativi, in territorio giordano, sono la valle del Giordano o El Ghor, il Mar Morto e la valle dell'Uadi ʽAraba. Strutturalmente la regione poggia su un antico imbasamento cristallino, che talvolta affiora in prossimità del Mar Morto, ma che è in genere ricoperto da sedimenti (arenarie e calcari) del Mesozoico; essa fu interessata dagli sconvolgimenti orogenetici del Cenozoico, nel corso dei quali si determinò la frattura della Rift Valley, con conseguente fuoruscita di magmi vulcanici. Durante il Neozoico, infine, nei periodi di maggior umidità si ebbe un'intensa erosione superficiale delle acque, che incise fosse e gole fluviali e favorì la formazione di materiali di disfacimento (le terre rosse) accumulati – anche per azione eolica – nel fondo delle depressioni. Sovrastano il tavolato giordano dorsali o cime isolate, che in genere si aggirano sui 1000 m (Tulul el Ashaqif, 1049 m; Tel el Basis, 995 m; Eth Thuleithuwat, 964 m); più elevato è però l'aspro orlo che bruscamente precipita sulle valli del Giordano e dell'Uadi ʽAraba (Jabal Ramm, 1754 m; Jabal Mabrak, 1728 m; Um el Daraj, 1247 m). Poverissima di acque superficiali, la Giordania ha il suo unico fiume nel Giordano, che scorre profondamente incassato tra i monti della Palestina e quelli della Transgiordania e che riceve in territorio giordano vari affluenti tra cui lo Yarmuk (al confine con la Siria) e lo Zarqa. Le portate, mai abbondanti, sono assai varie, con forti piene invernali e accentuate magre estive; tuttavia, grazie ai numerosi lavori di canalizzazione, il Giordano rappresenta una fonte notevole di ricchezza. Il clima, determinato dagli alterni influssi continentali e marittimi, presenta caratteri di transizione; l'aridità si accentua procedendo verso E e verso S, in quanto la poca umidità portata dalle masse d'aria mediterranee si scarica sui rilievi occidentali. Così, mentre sulle montagne di Ajlūn si registrano dai 600 ai 1000 mm annui di piogge e ʽAmmān ne riceve oltre 400, si giunge nelle estreme regioni orientali e meridionali ai livelli di siccità pressoché assoluta (35 mm annui ad AlʽAqabah). Allo stesso modo si accentuano le condizioni termiche di continentalità; mentre nelle aree occidentali a estati calde, ma i cui eccessi sono mitigati dall'altitudine (25 ºC di media estiva ad ʽAmmān), succedono inverni miti, nelle aree desertiche si fanno più marcate le escursioni termiche, stagionali e giornaliere.

Territorio: geografia umana

La popolazione è costituita in assoluta prevalenza da arabi (98%), fra cui un notevole numero di beduini, pastori nomadi. Una minoranza consistente è rappresentata dai circassi (1%), emigrati dal Caucaso il secolo scorso. La densità è di 67 ab./km², ma la popolazione è distribuita in maniera squilibrata, con una forte differenza tra i vari governatorati, e si concentra nelle zone urbane, dove risiede l'82,3% del totale, e nelle aree più favorite dal punto di vista del clima e delle risorse idriche. Nel 1961 la popolazione della Giordania era pari a 1.706.226 ab., di cui ca. la metà viveva nella Cisgiordania e l'altra metà a E del Giordano. Nel 1999 la popolazione complessiva è risultata di 6.482.000 ab., cui ca. un milione risiedenti in Cisgiordania, i rimanenti nei territori a E dell'asse Giordano-Mar Morto. Questa zona, priva di risorse naturali e tradizionalmente depressa, ha dovuto sopportare un deciso sovrappopolamento, considerando anche la presenza di profughi palestinesi, riversatisi nel Paese a ondate successive a partire dal 1948, in gran parte raccolti in campi di fortuna e nella periferia dei maggiori centri del Paese. Rilevante è anche l'incremento naturale, dato dal forte squilibrio tra tasso di natalità (29,1‰) e di mortalità (7‰). Le vicende politiche, che così pesantemente hanno inciso sugli equilibri economici e demografici della Giordania, hanno avuto conseguenze anche sul piano insediativo. I centri, che prima avevano per lo più funzioni di mercato e politico-religiose, sono stati oggetto di un'urbanizzazione convulsa e disordinata. Tra le principali città che hanno subito una forte crescita, anche per effetto dell'ingente afflusso di profughi palestinesi, ʽAmmān, Az Zarqā (seconda città dello Stato), Irbid, As Salt, Al Mafraq, Mādabā, Ar-Ramtha.

Territorio: ambiente

La copertura vegetale del Paese, un tempo assai più ricca, è prevalentemente steppica; ai margini del deserto si hanno solo arbusti xerofili mentre nelle aree più piovose vegeta anche la macchia mediterranea. La Giordania è tra i primi Stati della regione ad aver attuato una politica per la conservazione dell'ambiente (con il decreto del 1965 che istituiva il primo parco nazionale e il piano di sviluppo del 1986-90). Le aree protette coprono il 10,5% del territorio con quattro parchi naturali e numerose riserve. Principali emergenze ambientali sono la desertificazione e la deforestazione. Di una certa rilevanza la progressiva riduzione delle fonti di acqua potabile.

Economia

Svantaggiata da talune condizioni naturali (aridità e limitata fertilità del suolo, scarsità di risorse minerarie) nonché dalla delicata posizione strategica, la Giordania rimane un Paese arretrato (PIL pro capite di 3.421$ USA nel 2008). Il periodo di crescita rigogliosa che ha avuto luogo a partire dal 1948, grazie agli aiuti internazionali, ha subito una brusca frenata nel 1967. Definitivamente sancita dal vertice arabo di Rabat nel 1974 la perdita della fertile Cisgiordania, la Giordania ha dovuto contare solo sullo sfruttamento agricolo dell'area immediatamente a E del Mar Morto e della valle del Giordano, essendo il restante territorio incolto o improduttivo. A ciò va aggiunto che l'arrivo di centinaia di migliaia di profughi palestinesi in un Paese praticamente senza risorse, ha creato problemi gravissimi. Il buon andamento del mercato del petrolio, negli anni Settanta, e il ruolo strategico durante il conflitto Iran-Iraq, negli anni Ottanta del Novecento, hanno favorito l'economia giordana, rafforzata dagli aiuti diretti degli Stati arabi e dalle rimesse dei cittadini emigrati in quegli stessi Paesi. Le aspettative legate alla firma del trattato di pace tra il Paese e Israele (1994), fondate sulla realizzazione di grandi progetti industriali e infrastrutturali, che avrebbero dovuto favorire, in Giordania, la crescita dell'occupazione e quindi del reddito, si sono notevolmente ridimensionate. Dopo i programmi di sviluppo, per il periodo 1992-98 predisposti dal governo giordano e sostenuti dall'FMI e della Banca Mondiale, il tasso di crescita economica ha raggiunto i valori più alti nell'area mediorientale. Gli influssi positivi sull'economia giordana, derivati dall'accordo di pace, si sono concentrati su finanza pubblica, cooperazione industriale e turismo; il bilancio pubblico, in particolare, ha beneficiato della cancellazione, nel 1995, di gran parte del debito verso gli Stati Uniti, ma non avendo gli altri Paesi creditori (Giappone, Francia, Regno Unito e Germania sono i principali) seguito l'esempio statunitense, alla fine del 1998 il debito estero della Giordania era ancora pari al 116% del PNL. Nel 1999, successo al padre sul trono, re ʽAbdallāh II ha promosso una profonda riforma economica volta a ridurre il debito estero e a incrementare il bilancio statale, attuata con l'appoggio dell'FMI e della Banca mondiale. Un'accorta politica di privatizzazione, un nuovo regime fiscale e l'ingresso in una logica di libero mercato hanno consentito, già a partire dall'anno 2000, un aumento del PIL, con tassi di crescita in costante aumento e una diminuzione della percentuale di debito sul PIL stesso. Hanno inoltre consentito al Paese di stabilire accordi di scambio con Stati Uniti e Unione Europea, aprendo così l'economia agli investimenti esteri. Solo il blocco degli scambi commerciali con l'Iraq, occorso nel 2003 in concomitanza con il conflitto iracheno, ha causato un lieve calo nella crescita economica. Tuttavia la presenza in Giordania di imprese straniere interessate al mercato iracheno e di iracheni stessi impegnati nell'osservazione dell'evoluzione della ricostruzione in Iraq ha contribuito a ristabilire la crescita dell'economia giordana, che nel 2006 ha raggiunto un PIL praticamente triplicato rispetto al 1998. L'agricoltura, in pratica a carattere di sola sussistenza, può contare quindi su un'area coltivabile molto ridotta e dove assai esigue sono le zone irrigue, realizzate grazie alle opere di canalizzazione che sfruttano le acque dello Yarmuk e dello Yabbok e di utilizzo delle sorgenti sotterranee. L'arativo è occupato essenzialmente dai cereali (frumento, orzo, sorgo e mais), diffusi soprattutto sugli altopiani occidentali; altre colture alimentari largamente utilizzate, come le lenticchie, le fave, i pomodori, le cipolle, le patate, nonché gli agrumi, sono in prevalenza presenti nelle limitate zone irrigue. Il Paese, infine, può contare su modeste colture di vite, tabacco, olivo e, nella valle del Giordano, di banane e palme da dattero. Nel complesso la produzione alimentare non è in grado di coprire le pur modeste richieste del mercato interno, per cui il Paese deve ricorrere all'importazione. Ampiamente praticato è l'allevamento (ovini, caprini e volatili da cortile), che da un lato rappresenta la risorsa principale per i pastori nomadi, dall'altro costituisce per i contadini un prezioso complemento alla loro povera economia. Tuttavia la continua ricerca di spazi da dedicare all'agricoltura ha fortemente ridotto i già esigui terreni destinati al pascolo. In pratica mancano le foreste, ridotte a stentate boscaglie; parimenti quasi inesistente è la pesca. Il cardine dell'economia giordana è l'attività estrattiva in particolare quella di fosfati e di sali potassici, che, insieme, costituiscono un'importante voce delle esportazioni. La produzione di petrolio è insufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico e la Giordania utilizza parte del greggio che, dall'Arabia Saudita, viene convogliato alle coste del Mediterraneo mediante un oleodotto. Il principale fornitore, però, era l'Iraq, il cui petrolio veniva acquistato dalla Giordania a basso costo, in conto dei debiti contratti nel corso della guerra tra Iran e Iraq degli anni 1980-88. Il conflitto iracheno ha causato un blocco di queste forniture e la Giordania ha dovuto rivolgersi ad altri Paesi del Golfo; il miglioramento della situazione in Iraq ha consentito, all'inizio del 2007, di ripristinare la fornitura di petrolio. Dal 2003 è attivo un collegamento con l'Egitto, che rifornisce il Paese di gas naturale. L'energia solare è impiegata per usi domestici. L'industria manifatturiera è basata su piccole fabbriche a conduzione semiartigianale, occupate nella trasformazione dei prodotti agricoli locali (oleifici, manifatture di tabacco, birrifici) e nella lavorazione della lana e del cotone importato; si hanno inoltre alcuni cementifici, una raffineria di petrolio ad Az Zarqā' e complessi chimici per la produzione dei fertilizzanti ad Al‘Aqabah e ʽAmmān. La cooperazione industriale tra Giordania e Israele avviata con il trattato di pace del 1994 ha portato alla creazione, a Irbid, nel Nord del Paese, di una zona industriale “qualificata”, i cui prodotti, cioè, possono accedere al mercato statunitense in esenzione di dazi e tasse, purché almeno il 35% del loro valore derivi da attività svolte nella zona stessa, in Israele e nei Territori palestinesi. Questa zona, inaugurata nel marzo 1998, ha attratto investimenti per oltre 200 milioni di dollari e ha creato alcune migliaia di posti di lavoro. Altre zone “qualificate” sono state istituite per incoraggiare l'iniziativa privata e gli investimenti stranieri e per liberalizzare i commerci. Sono state istituite quattro zone franche (ad AlʽAqabah, a Az Zarqā', lungo la frontiera siriana e nei pressi dell'aeroporto di ʽAmmān). Il Paese deve importare quasi tutto il necessario (materie prime energetiche, macchinari, autoveicoli, prodotti chimici e tessili ecc., nonché ingenti quantitativi di alimentari), mentre le esportazioni sono praticamente limitate ad abbigliamento, fertilizzanti, prodotti farmaceutici e a talune primizie ortofrutticole; pertanto il passivo della bilancia commerciale è molto pesante. L'interscambio si svolge soprattutto con Arabia Saudita, Cina, Unione Europea (Germania e Italia), Stati Uniti ed Egitto per le importazioni mentre per le esportazioni sono Stati Uniti, Iraq, India e Arabia Saudita le mete principali. Il turismo, verso il quale sono stati diretti gli sforzi del governo per un rilancio, ha come destinazioni preferenziali le antichissime città storiche di Petra e di Jarash e le località balneari della costa sul Mar Rosso. Tuttavia ha subito gli effetti degli episodi di terrorismo che si sono verificati negli anni 2005-2006. Relativamente numerose sono le vie di comunicazione che seguono in buona parte le antiche carovaniere, utilizzando soprattutto la depressione centrale che mette capo ad AlʽAqabah. Nodo delle comunicazioni è ʽAmmān, collegata per strada con tutti i principali centri del Paese e per ferrovia a N con la Siria, a SE con l'Arabia Saudita, mentre a SW la ferrovia giunge dal 1975 sino al porto di AlʽAqabah. Le moderne strade asfaltate seguono a grandi linee il tracciato ferroviario; una nuova arteria stradale porta nell'Iraq. L'unico porto è quello di AlʽAqabah, fondamentale per gli scambi con l'estero; la Giordania ha però tre aeroporti, di cui due internazionali (ʽAmmān e Az Zarqā').

Preistoria

Una importante sequenza è stata osservata nella depressione endoreica di Azraq, in Giordania orientale, con materiali dell'Acheuleano evoluto, industrie dello Yabrudiano e del Paleolitico medio e tracce di Paleolitico superiore, di Epipaleolitico (Kebariano) e di Natufiano. Livelli del Paleolitico inferiore con industrie su scheggia riferite al Tayaziano e sormontate da un Acheuleano recente sono stati scoperti nella grotta di Oumm Qatafa nel deserto della Giudea. Materiali musteriani con resti di un bambino riferito a un neandertaliano sono noti nella grotta di Shukbah con, al di sopra, livelli e sepolture del Natufiano. I depositi sul terrazzo di El Khiam, vicino a Betlemme, hanno restituito una sequenza del Paleolitico superiore (Aurignaziano del Levante), che evolve verso l'Atlitiano, il Kebariano geometrico, il Natufiano e un'industria chiamata Khiamiano, caratterizzata da particolari punte e da numerosi perforatori. Industrie del Paleolitico superiore ed epipaleolitiche sono note anche nel riparo di Erq el-Ahmara e nell'Uadi Kharraneh. Tra le stazioni preistoriche giordane la principale è quella di Gerico, nota soprattutto per la sovrapposizione degli strati culturali che si succedettero dal Mesolitico all'Età del Bronzo. Di notevole interesse anche gli scavi di Seye-Aqlat, presso Petra, dove sono stati individuati quattro insediamenti risalenti al Neolitico preceramico, succedutisi dal VII millennio e quelli, con notevoli resti di strutture, di Beidha.

Storia: prima dell'indipendenza

Tra il III e il I sec. a. C. il territorio della Giordania fu segnato dalla presenza di tre popoli: greci, ebrei e nabatei, mentre subito dopo la regione fu trasformata in provincia romana. Passata poi sotto il dominio bizantino, nel 636 venne conquistata dagli arabi. Durante la prima crociata una parte del territorio del Paese cadde sotto il dominio dei cristiani e una parte rimase sotto il dominio arabo. Dal XVI sec. fino al XX, l'area fu interessata dalla dominazione turca, conclusasi con la ribellione araba contro i turchi in seguito alla prima guerra mondiale. Nel 1916 la Gran Bretagna prese il controllo dell'attuale Giordania (trattato di Sikes-Picot) con lo scopo, mai riuscito, di creare un solo regno arabo. L'emirato di Transgiordania (comprendente i territori di Giordania, Palestia e Iraq), rimase fino alla seconda guerra mondiale sotto mandato britannico.

Storia

Lo Stato giordano nacque di fatto nel 1921, quando ʽAbd Allāh ibn al-Ḥusayn, figlio dello sceriffo al-Ḥusayn, fu accettato dalla Gran Bretagna, potenza mandataria in Palestina, come emiro della Transgiordania. Il riconoscimento ufficiale dell'emirato si ebbe nel 1923; nel 1946 un trattato con la Gran Bretagna pose fine al mandato e ʽAbd Allāh si proclamò re di Giordania. Il regno, che l'anno precedente aveva partecipato alla costituzione della Lega Araba, fu ammesso all'ONU nel 1956. Nel 1948, in occasione del primo conflitto arabo-israeliano, l'esercito giordano occupò gran parte del territorio attribuito dalle Nazioni Unite allo Stato arabo palestinese e nel 1949 ʽAbd Allāh concluse un armistizio unilaterale con Israele; l'anno seguente venne ufficialmente proclamata l'annessione della Cisgiordania. Questa politica rese più acuto il risentimento di molti Arabi e fu una delle cause dell'assassinio, da parte di un palestinese, del primo re di Giordania (1951). Dopo un breve regno di suo figlio, Talāl (1951-52), salì al trono Ḥusayn II (1953). Questi non poté trascurare le vivaci richieste di partecipazione politica e l'indirizzo nazionalista dei Palestinesi. Dopo aver tentato inizialmente di resistere, fu costretto a inaugurare un nuovo corso: nel 1956 licenziò J. B. Glubb, il comandante inglese dell'esercito, si rifiutò di aderire al Patto di Baghdad, indisse libere elezioni che decretarono il successo della sinistra nazionalista. Ma nel 1957 il re recuperò il terreno perduto con un colpo di stato e l'anno dopo la Giordania costituì con l'Iraq l'effimera Unione Araba, ben presto demolita dalla rivoluzione irachena del luglio 1958. Dal 1957 al 1967 la Giordania fece parte, nonostante alcune schermaglie di superficie, del fronte dei Paesi arabi conservatori, ostili a Nasser. La situazione critica venutasi a creare nel maggio 1967 convinse il re Ḥusayn a concludere un accordo militare con la RAU: nel giugno la Giordania partecipò alla guerra contro Israele e perse la Cisgiordania. La sconfitta, l'afflusso dei profughi palestinesi, la crescente forza delle organizzazioni dei guerriglieri aggravarono la tensione in Giordania. Ḥusayn, abbandonato l'iniziale e ambiguo atteggiamento solidaristico verso i guerriglieri, li schiacciò brutalmente nell'autunno del 1970 (Settembre Nero). Durante la guerra del 1973 la Giordania preferì non impegnarsi a fondo contro Israele. La Conferenza araba di Rabat (1974), riconoscendo l'OLP come unica rappresentante legittima del popolo palestinese, costrinse il re Ḥusayn ad abbandonare ogni rivendicazione sulla Giordania; ne derivò un notevole miglioramento delle relazioni interarabe. Dopo aver assunto nel 1978 una posizione contraria agli accordi di Camp David tra Egitto e Israele, la Giordania si avvicinò progressivamente alle tesi statunitensi (creazione di un territorio indipendente palestinese in Cisgiordania, associato alla Giordania); nel 1984, migliorati i rapporti con l'OLP, Ḥusayn ribadì il proprio appoggio alla causa palestinese e nel 1985 stilò un documento congiunto con ʽArafāt, circa la convocazione di un'apposita conferenza internazionale. Tale alleanza, messa in crisi dalla chiusura degli uffici dell'OLP ad ‘Ammān e nel 1987 dall'affermazione dell'impossibilità di un accordo immediato per la formazione di uno Stato palestinese federato con la Giordania, fu riconsolidata durante il vertice di AlʽAqabah (ottobre 1988). Alle gravi tensioni provocate dalla questione palestinese, di cui la Giordania era uno dei protagonisti, si aggiunsero i sanguinosi scontri provocati dalle drastiche misure economiche (aprile 1989) e il risveglio dell'integralismo islamico. Il movimento religioso dei Fratelli musulmani colse una buona affermazione nelle elezioni politiche che si tennero (novembre 1989) a 22 anni dalle precedenti, riuscendo a conquistare 20 degli 80 seggi. Il perdurare delle difficoltà economiche e la precarietà della situazione politica indussero il sovrano giordano a dichiarare la neutralità del suo Paese in occasione della crisi causata dall'invasione irachena del Kuwait (2 agosto 1990) e dalla conseguente mobilitazione internazionale che sfociò nella guerra del Golfo. Si trattò di una posizione dettata dalla necessità di contemperare le esigenze di una vasta opinione pubblica interna favorevole al leader iracheno, evitando al contempo nuovi contrasti con Israele e con i Paesi coalizzati contro l'Iraq. La scelta si rivelò lungimirante perché consentì la ripresa dei rapporti con gli USA e le nazioni arabe che avevano partecipato al conflitto. La nuova collocazione sulla scena internazionale fu anche favorita dalla svolta politica interna che, sulla base di una Carta nazionale (giugno 1992) con la quale vennero consacrati i principi del pluralismo, portò a un nuovo governo. L'esclusione dall'esecutivo dei quattro ministri appartenenti al movimento dei Fratelli musulmani, contrari a ogni dialogo di pace con Israele, pose la Giordania nelle condizioni di svolgere un ruolo attivo nella stessa preparazione della Conferenza internazionale di pace sul Medio Oriente che si aprì a Madrid il 30 ottobre 1991. Nonostante la decisione di proseguire a Washington i lavori della Conferenza avesse provocato una crisi politica interna con le dimissioni del primo ministro Taher al-Masri, la rotta impressa alla politica estera giordana si mantenne ferma e portò a un primo impegno bilaterale con Israele (settembre 1993). La scelta venne premiata anche all'interno del Paese quando le prime elezioni realmente multipartitiche (novembre 1993) furono vinte dalle forze moderate contestualmente a un ridimensionamento dei Fratelli musulmani. Ciò rafforzò ulteriormente l'attività diplomatica della Giordania che portò il 3 marzo 1994 all'allaccio di relazioni dirette con il Vaticano e il 7 giugno dello stesso anno all'accordo con Israele per la nomina di una commissione mista incaricata di dirimere le ultime questioni aperte sulle risorse idriche, l'ambiente, le frontiere. Un'intesa raggiunta nel 1995, nella cornice degli accordi Israele-OLP, portò anche al graduale ritiro di unità dell'esercito israeliano da alcune città della Cisgiordania, per porle sotto la giurisdizione palestinese: prima tra queste Nablus. L'appoggio della popolazione giordana alla linea di governo fu dimostrato dall'esito delle elezioni amministrative, tenutesi l'11 luglio 1995. Nell'occasione, infatti, il più importante partito dell'opposizione, il Fronte d'Azione Islamico (IAF), subì una netta sconfitta a vantaggio dei leader delle diverse tribù locali. Sul piano internazionale re Ḥusayn beneficiò dei primi effetti della raggiunta pace con Israele. Stati Uniti e Giappone, infatti, stanziarono ingenti finanziamenti a vantaggio di ‘Ammān, mentre si avviarono verso la normalizzazione i rapporti con l'Arabia Saudita, interrotti in occasione della guerra del Golfo. La ricollocazione internazionale della Giordania la portava a un rapporto sempre più stretto con gli USA tanto che i due Paesi stabilivano collaborazioni militari svolgendo manovre congiunte in prossimità dei confini con l'Iraq (agosto 1995); miglioravano anche i rapporti con l'Arabia Saudita (febbraio 1996) che non aveva ancora perdonato la scelta di neutralità compiuta da re Ḥusayn in occasione della guerra del Golfo. Sempre più compreso nel ruolo di mediatore nel contenzioso ancora aperto tra Israeliani e Palestinesi, il sovrano giordano criticava aspramente (marzo 1997) la scelta del premier israeliano Netanyahu di procedere nel piano di nuovi insediamenti nella parte araba di Gerusalemme. Si trattava di una critica politica, condotta in modo aperto e trasparente che, non riusciva, comunque, a determinare una crisi sostanziale tra la Giordania e Israele; il sovrano giordano, anzi, riprendeva a vestire i panni del mediatore e, nell'ottobre 1998, era il grande artefice, insieme al presidente statunitense Clinton, del “Memorandum di Wye”, l'accordo firmato a Washington dal leader palestinese ‘Arafāt e dal premier israeliano Netanyahu che rappresentava una tappa fondamentale nel processo di pace in Medio Oriente. Il sovrano moriva nel 1999, lasciando il trono nelle mani del figlio ‘Abd Allāh II, nominato reggente pochi giorni prima al posto di Ḥasan, fratello minore di Ḥusayn, accusato di abuso di potere. Il nuovo re, nonostante il clima di tensione dovuta alla guerra in Iraq ai problemi del popolo palestinese, riusciva a portare avanti la tradizionale politica di equidistanza tra mondo arabo e interessi occidentali. Nel 2005 tre gravi attentati attribuiti ad Al-Qāiʽda ad ʽAmmān provocavano un inasprimento della politica giordana, il re sostituiva il primo ministro nominando al suo posto il capo della sicurezza nazionale Marouf al-Bakhit. Alle elezioni del settembre 2007 prevalevano gli indipendenti, legati all'entourage del sovrano; per la prima volta veniva eletta una donna; Nader al-Dahabi veniva nominato primo ministro. Nel 2009 il sovrano nominava erede al trono il suo figlio primogenito Hussein bin al-Abdallah (n. 1994), escludendo dalla successione il fratellastro Hamzah al-Hussein, mentre Samir Zaid al-Rifai diventava premier. Nel novembre del 2010 si svolgevano le elezioni legislative vinte con una schiacciante maggioranza dai candidati filo-governativi, mentre l'opposizione guidata dal Fronte dell'azione islamica boicottava le elezioni.

Cultura: generalità

Anche in Giordania storia e modernità convivono in un sistema che progressivamente tenta, in maniera sempre più convincente, di fondere le due dimensioni, facendone emergere il valore e le particolarità. L'obiettivo di preservare le forme della cultura e della tradizione giordana viene perseguito tramite numerose istituzioni ed eventi che lo Stato promuove. Festival, centri culturali, musei e gallerie, stagioni e compagnie musicali e teatrali sono i principali cardini su cui ruota questo programma, supportato in più di un caso da iniziative private. La Jordan Association of Artists, il Royal Cultural Centre, la National Jordanian Orchestra e la Royal Film Commission sono solo alcune delle realtà attive. Quest'ultima, per esempio, è un ente governativo preposto, da un lato, a incentivare e sovvenzionare lo sviluppo dell'arte cinematografica giordana e, dall'altro, a favorire l'utilizzo dei numerosi siti storici presenti in Giordania quali location per produzioni internazionali (qui si trovano i celebri scenari che hanno fatto da sfondo alle sequenze di Lawrence d'Arabia e Indiana Jones). Tra gli appuntamenti più importanti c'è senza dubbio il Jarash Festival, una rassegna di arte, teatro, musica, danza e letteratura che promuove molti artisti giordani, oltre che arabi e internazionali, e che dal 1981 si svolge, tra luglio e agosto, nella suggestiva cornice del teatro greco-romano dell'omonima località. Alla valorizzazione della cultura si legano gli sforzi indirizzati a rendere la Giordania una meta turistica sempre più frequentata, impegni che sono stati precisati dal governo in un dettagliato programma, la Jordan’s National Tourism Strategy 2004-2010, con l'obiettivo di dare risalto in misura sempre maggiore a tutto ciò che è patrimonio in Giordania: siti archeologici, eredità culturali intangibili, località di villeggiatura, produzioni tipiche. Da qui passano anche gli investimenti in infrastrutture, gli accordi con i partner internazionali, i fondi e gli sgravi per chi produce cultura nel Paese. Lo scopo è quello di creare e potenziare il sistema-cultura, all'interno dei confini nazionali, ma anche all'esterno, in una dimensione più allargata, mediorientale, con risvolti che potrebbero avere ricadute positive anche e soprattutto in ambito politico e sociale.

Cultura: tradizioni

Al pari degli altri Paesi appartenenti al mondo arabo, la Giordania vanta tradizioni e costumi in larga parte appartenenti alla cultura islamica. Non mancano però le peculiarità, in ambiti diversi, che contribuiscono a contraddistinguere il Paese in vari contesti. Il caposaldo della società, in particolar modo di quella ancora esclusa dal progresso, resta la famiglia allargata, con il proprio corredo di usi e pratiche di origine beduina. Nelle realtà urbane queste unità familiari estese lasciano il posto a modelli e nuclei più ristretti e “occidentali” in scenari dalle architetture tecnologiche tipiche delle società industriali. Ancora vivo ed essenziale è, nella dimensione tradizionale-rurale, l'artigianato, le cui tecniche sono tramandate di generazione in generazione: dai tappeti agli indumenti, dai gioielli alle suppellettili in argento, dalle ceramiche alle lavorazioni in pelle, sono poche le necessità per le quali gli abitanti di questa Giordania “incontaminata” non sappiano fare da sé. Ampie testimonianze delle produzioni artigiane e dei manufatti giordani si trovano nel Museo del Folclore e nel Museo della Tradizione Popolare di ʽAmmān. Un altro ambito privilegiato per la sopravvivenza della memoria storica di una cultura è, inoltre, la cucina. Se le basi restano riso, carne e spezie, bisogna aggiungere agli ingredienti più comuni l'olio di oliva e lo yogurt, elementi indispensabili per preparare, per esempio, il msakhan, con agnello o montone, e il mansaf, pollo con cipolle, fra i piatti riservati alle occasioni speciali. Tra le ricorrenze più sentite, oltre a quelle della tradizione islamica, si ricordano la Festa per l'Indipendenza (25 maggio), l'Arm Day (10 giugno), l'anniversario della nascita di Re Ḥusain (14 novembre) scomparso nel 1999.

Cultura: letteratura

Di letteratura giordana si può parlare soltanto dal 1948, anno in cui la Giordania occupò e annesse parte della Palestina. In realtà, sul piano letterario, la situazione di queste due regioni era assai diversa per la differente situazione politica in cui si erano trovate. In Giordania l'élite era prevalentemente costituita da uomini nativi di altri Paesi che avevano seguito nel 1923 l'emiro ʽAbd Allāh dalla Mecca, mentre in Palestina, già durante il mandato, la presenza di numerose scuole e seminari religiosi aveva contribuito a migliorare il livello culturale del Paese. Comunque già alla fine dell'Ottocento si era avuta una poesia encomiastica i cui migliori rappresentanti furono Yūsuf an-Nabahānī (1850-?) e Salīm ben ash-Shaikh Ḥasān al-Yaʽqūbī (1880-1946). Un altro poeta che si mantenne fedele alla poesia tradizionale, pur preferendo l'ode monorima, fu Muṣṭafā Wahhabī aṭ-Ṭill (1897-1949), nella cui poesia, piena nello stesso tempo di melanconia e di ironia, è espresso vivamente l'amore per il suo Paese e il suo popolo; nuovi temi della libertà degli arabi e della tensione arabo-israeliana appaiono nelle poesie di Isʽāf an-Nashāshībī (1882-1948) e ancor più nei versi di molti poeti palestinesi vissuti in Giordania, come Ibrāhīm Ṭūqān (1905-1941) che, avendo previsto con accenti profetici la tragedia palestinese, è diventato uno dei primi cantori del patriottismo arabo insieme a ʽAbd ar-Raḥīm Maḥmūd (m. 1948) e Abū Salmā (1909-1980). Sempre di origine palestinese sono il poeta Maḥmūd Ḥaydar e lo scrittore Maḥmūd Shuqayr, che esprime nei suoi racconti il dolore dei palestinesi profughi in Giordania. Tra gli intellettuali giordani spicca il nome di ʽIsā an-Nāʽūrī (1918-1985), fondatore nel 1952 della rivista letteraria al-Qalam al-Giadīd (La penna nuova). Profondo conoscitore della letteratura italiana, a lui si deve la traduzione in arabo di molti nostri capolavori. Tra i più importanti scrittori giordani contemporanei occupa un posto di rilievo Galib Halasa (1932-1989), che ha avuto un ruolo di primo piano nel processo di modernizzazione della letteratura araba, sia dal punto di vista linguistico sia dei contenuti. Un contributo importante alla letteratura giordana moderna lo ha dato senza dubbio anche Mounis al-Razzaz (1951-2002). Tra gli autori di racconti brevi, un genere molto diffuso nella letteratura araba contemporanea, emergono gli scrittori Fahri Qu'war e ‘Uday Madanat, la cui raccolta più significativa è Sabah al-hayr ayyatuha algarah (1991; Buongiorno, vicina), e la scrittrice Basmà Nassur, che ha pubblicato in Libano la raccolta Nahwa al-wara (1991; All'indietro). ‘Abd ar-Raḥmān Munīf (1933-2004), nato in Giordania da madre irachena e padre saudita, va ricordato per il proprio impegno politico, causa delle censure e delle peregrinazioni che lo hanno visto protagonista. Nel 1992 gli fu assegnato il premio Sultan al-‘Uways, la massima onorificenza letteraria del mondo arabo; tra le sue opere più importanti Città di sale (1981-85, in cinque volumi). Una figura importante, per la visibilità internazionale che ha saputo dare alla letteratura e alle istanze culturali del mondo arabo, è anche Fadia Faqir (1956), scrittrice e saggista anglo-giordana, autrice di Pillars of Salt (2002) e Un tè alla salvia per Salma (2007).

Cultura: arte e architettura

La Giordania conserva infinite tracce di un passato millenario e grandioso che è possibile rivivere attraverso reperti preistorici, sculture e pitture conservate in grotte, castelli e templi, resti di città, chiese e molte altre testimonianze artistiche disseminate in tutto il Paese. Il fiore all'occhiello della Giordania è Petra, un vero complesso di meraviglie d'arte e architettura del III secolo a. C., formato da palazzi, tombe, colonnati e altre decine di costruzioni scavate nella roccia e visitate da milioni di turisti. Petra, a suggello del proprio splendore, è stata inserita nel 1985 dall'UNESCO nel patrimonio dell'umanità, al pari di Qusair Amra (1985), un “castello” nel deserto ricco di affreschi, e Um er-Rasas (Kastrom Mefa'a) (2004), un complesso di resti in cui sono conservati alcuni preziosi mosaici bizantini. A questo proposito va sicuramente citata Mādabā, la “città dei mosaici”, posta a sud di ʽAmmān, lungo la strada dei re: conserva il mosaico della mappa di Gerusalemme e della Terra Santa, composto da circa due milioni di tessere di pietra colorate. Tra i siti storici più importanti va ancora inserita Jarash, già citata per il Festival internazionale di arte e cultura che vi si svolge, che è una delle città romane meglio conservate al mondo. ʽAmmān, infine, un tempo chiamata Philadelphia, racchiude nella Cittadella diversi esempi delle culture che vi si sono avvicendate, con il Tempio di Ercole, il Palazzo Omayyade e la Chiesa Bizantina. Appena fuori da questo nucleo storico della città, si erge il Teatro Romano che, con i suoi 6000 posti, viene ancora oggi utilizzato per molti spettacoli. La capitale ospita anche, tra gli altri, il Jordan Archaeological Museum, in cui sono conservate opere che vanno dall'era preistorica alle soglie dell'età moderna. Al di là dei magnifici segni di un passato sontuoso, in Giordania le arti visive hanno seguìto, nel corso dei secoli, uno sviluppo caratterizzato dall'impronta della cultura islamica e sempre consistente è stato l'apporto di artisti mediorientali, da quelli libanesi agli egiziani. L'arte contemporanea vede attivi nel Paese molti esponenti, come i pittori Ghada Dahdaleh (n. 1963), Hani Alqam (n. 1977) e Nawal Abdullah (n. 1951), rappresentante dell'astrattismo, o gli scultori Rajwa Ali (n. 1968) e Mona Saudi (n. 1945). Rassem Badran (n. 1945) è figura di rilievo nell'architettura islamica contemporanea.

Bibliografia

A. Dearden, Jordan, Londra, 1958; R. Patai, The Kingdom of Jordan, Princeton, 1958; J. Morris, The Hashemite Kings, Londra, 1959; A.-M. Goichon, Jordanie réelle, Parigi, 1967-71; Autori Vari, The Middle East, Plymouth, 1971; N. H. Aruri, Mordan, A Study in Political Development, L'Aia, 1972; P. Gubser, Jordan: Crossroad of Middle Eastern Events, Boulder, 1983; M. C. Wilson, King Abdullah, Britain and the Making of Jordan, Cambridge, 1987.

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