Biografia e opere

Filosofo tedesco (Oldenburg 1776-Gottinga 1841). Allievo di Fichte a Jena, si sentiva però più attratto dalla filosofia di Kant; in un soggiorno in Svizzera conobbe Pestalozzi, del quale assimilò l'aspetto positivo trascurando i motivi filantropici e sociali, e si dedicò a studi di pedagogia, di psicologia e di matematica. Insegnò poi a Königsberg e a Gottinga. Frutto di questi intensi studi furono: Allgemeine Pädagogik aus dem Zwecke der Erziehung abgeleitet (1806; Pedagogia generale dedotta dal fine dell'educazione), Allgemeine Praktische Philosophie (1808; Filosofia pratica generale), Lehrbuch zur Einleitung in die Philosophie (1813; Manuale di introduzione alla filosofia), Lehrbuch zur Psychologie (1816; Manuale di psicologia), Psychologie als Wissenschaft (1824-25; Psicologia come scienza).

Il pensiero: filosofia

Fra le figure più rappresentative della filosofia europea nella prima metà del sec. XIX, Herbart fu un deciso avversario dell'idealismo in tutte le sue forme, non esclusi Schelling e Hegel. Opponendosi all'idealismo “soggettivistico” di Fichte, secondo il quale ogni realtà è posta dall'Io e nell'Io, Herbart rivendica l'irriducibilità all'Io di ogni forma di realtà, che invece ha una posizione a sé; di Hegel respinge decisamente ogni smarrimento di ciò che è reale o individuale in un qualsivoglia Assoluto, affermando che se ogni realtà è assoluta autoposizione, la funzione della filosofia sarà solo metodologico-conoscitiva di fronte a un mondo perfettamente oggettivo. Anche per Herbart la filosofia è eminentemente logica, ma nel senso di elaborare, intorno alla realtà stessa, determinazioni concettuali, che partono solo dall'esperienza. Ma anche se la filosofia elabora determinazioni concettuali intorno all'essenza della realtà non significa, per Herbart, che la realtà si risolva in tali determinazioni stesse, anzi è a esse totalmente estranea. Ogni singola realtà esistente, in quanto posizione assoluta di sé, è poi del tutto priva di relazioni costitutive con altre realtà, e quindi anche con il soggetto conoscente. Il mondo è dunque un sistema di posizioni assolute originarie, che Herbart chiama i “reali” e che hanno fra loro rapporti soltanto accidentali e non necessari. La relazione fra due enti provoca in ciascuno una “perturbazione”, che dà luogo a un atto di autoconservazione. Nel caso di quel “reale” particolare che è l'anima, l'atto di conservazione si struttura come un atto di rappresentazione: è questo il concetto-base di tutta la psicologia di Herbart.

Il pensiero: psicologia e pedagogia

Secondo la psicologia herbartiana, il carattere di un individuo è la risultante di una massa di rappresentazioni atta ad attrarre a sé quelle simili e a respingere quelle contrarie: tali masse sono dette “appercipienti”. Dal momento che la tendenza della massa appercipiente ad assimilare nuove rappresentazioni si chiama interesse, la pedagogia di Herbart si presenta come una teoria degli interessi. Herbart distingue vari tipi di interesse e difende il principio della loro multilateralità, da non confondere però con l'enciclopedismo o con l'istruzione frammentaria. La fortuna pedagogica di Herbart è legata alla sua didattica che ebbe sviluppi talora importanti (T. Ziller, W. Rein). L'aspetto della didattica herbartiana che ebbe più larga affermazione riguarda i “gradi formali” dell'istruzione, cioè una gradualità nell'apprendimento da uno stadio di “penetrazione” a uno di “riflessione”.

Il pensiero: estetica ed etica

Aspetto forse non centralissimo, ma pur sempre essenziale, nel pensiero di Herbart è la sua “estetica”, termine da lui esteso a indicare non solo la scienza del bello, bensì ogni disciplina che si occupi della determinazione di valori: quindi anche l'etica, che è la scienza che determina e indaga le idee-modello del comportamento umano. Tanto nel dominio dell'estetica quanto in quello della morale, che ne fa parte, non si danno per Herbart paradigmi assoluti di giudizio: la determinazione dei valori è basata su criteri di misurazione quantitativa, senza alcuna pretesa a una validità incondizionata.

R. Lehman, Herbart, Lipsia, 1911; N. Petruzzellis, La pedagogia herbartiana, 2 voll., Bari, 1946-47; R. Pettorello, Introduzione a Herbart, Bari, 1988.

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