Lessico

Sm. [sec. XIX; da ideale].

1) Orientamento del pensiero filosofico e visione della realtà ricorrenti continuamente e in diversa forma nella storia della speculazione occidentale dalla Grecia all'età contemporanea; più genericamente, quella certa visione del mondo per cui la realtà è spirituale e veri sono solo l'idea, la sostanza spirituale, il pensiero.

2) Pensiero o atteggiamento proprio di chi vuole perseguire alti ideali: idealismo politico, religioso.

3) Tendenza a idealizzare persone e fatti: manca di senso pratico e si lascia andare agli idealismi più dannosi.

Filosofia

In opposizione al materialismo, al realismo e a concezioni analoghe, l'idealismo considera la materia come qualcosa di ontologicamente secondario nei confronti dell'Idea, come qualcosa di derivato e privo di realtà autonoma, che solo dall'Idea – cioè dalla sostanza spirituale – riceve la sua apparente e impoverita parte di realtà. Ovviamente, il senso di idealismo non è univoco, ma estremamente complesso perché, nella storia del pensiero, esso si è configurato in diversi modi secondo il concetto di Idea o sostanza spirituale dominante nei vari periodi e nei vari pensatori; una distinzione preliminare è necessaria fra un idealismo gnoseologico, che fa del soggetto pensante inteso come entità spirituale il fulcro e il punto di partenza del pensiero filosofico – come in Cartesio – senza per questo operare una risoluzione dell'intera realtà esterna al pensiero, e un idealismo metafisico, che al contrario opera radicalmente tale risoluzione, sino a sostenere che l'atto stesso del pensiero è l'atto della creazione del mondo esterno, risolvendo quindi la realtà di quest'ultimo nell'attività del pensiero, o identificando assolutamente l'essere e il pensiero, come nell'idealismo classico tedesco. Storicamente, tuttavia, la prima forma compiuta d'idealismo è quella rappresentata dal pensiero di Platone, che vede nell'Idea immateriale una realtà sostanziale autonoma e assoluta, nei cui confronti il mondo sensibile non è che privazione di essere, insufficienza e limitazione (le premesse di questa concezione platonica stanno in tutto il pensiero precedente, e particolarmente in Anassagora e negli eleati). Idealistica è pure la filosofia neoplatonica, per cui tutti gli enti mondani emanano, in una progressiva diminuzione di spiritualità, dall'Uno, dal vero essere assolutamente spirituale, fino alla materia che è il vero non-essere, l'assoluta negatività ontologica. Per quanto incline all'idealismo – particolarmente attraverso la mediazione neoplatonica – la filosofia cristiana si mantiene in un realismo moderato riguardo al dogma fondamentale della personalità di Dio, che si è sempre posto come impedimento alla riduzione della sua realtà al pensiero; mentre la forma più tipica dell'idealismo prekantiano può essere scorta nella filosofia di Berkeley, che riduce l'essere della realtà sensibile al suo essere percepita e pensata da parte del soggetto umano e divino e che conferisce quindi una vera realtà autonoma solo ai soggetti pensanti. Da Kant, che tuttavia non è idealista, per via della distinzione fermamente mantenuta fra cosa in sé e soggetto conoscente, prende le mosse l'idealismo moderno: eliminata la kantiana cosa in sé, Fichte pone nel soggetto pensante assoluto il centro di ogni attività, non solo pensante, ma anche creatrice. Con le dottrine di Schelling e di Hegel il moderno idealismo tedesco perviene alla coincidenza di soggetto e di oggetto, di essere e pensiero, di razionale e reale e la sintesi hegeliana può considerarsi la forma più compiuta di idealismo, nella totale risoluzione della realtà nel concetto e della storia a sviluppo dello spirito. Dopo Hegel è impossibile parlare di idealismo senza un riferimento alle sue dottrine. In seguito sono sorti un neoidealismo (neohegelismo) italiano (Croce, Gentile) e un neoidealismo anglo-americano, e prima ancora, nell'ambito della stessa filosofia tedesca, si sono affermate numerose correnti che hanno in più modi tentato di mediare le esigenze del pensiero idealistico con altre di diversa provenienza (Schelling nella seconda fase del suo pensiero, lo Spätidealismus).

Pedagogia

La sistemazione pedagogica più compiuta dell'idealismo è da ricercarsi nel neoidealismo italiano di G. Gentile (il quale approdò alla riforma scolastica del 1923 che porta il suo nome) e di G. Lombardo-Radice. La negazione della pedagogia come scienza autonoma e la sua riduzione a filosofia nascono dal riconoscimento dell'identità della realtà spirituale e del processo educativo. L'educazione si presenterà allora come attività spirituale assoluta, autoeducazione, fusione di educatore ed educando in un unico processo di autoconquista dello Spirito in cui finisce per risolversi la loro soggettività empirica e parziale. Da questa concezione deriva necessariamente la più radicale svalutazione dei metodi e delle tecniche didattiche. Fu Lombardo-Radice, attraverso la sua concreta visione storica, a riqualificare l'attività didattica che Gentile tanto aveva screditato.

Bibliografia

P. Carabellese, L'idealismo italiano, Napoli, 1938; H. U. von Balthasar, Studien zur Geschichte des deutschen Idealismus, Heidelberg, 1949; C. Chevalier, Èthique et idéalisme, Parigi, 1963; W. F. Schelling, Il sistema dell'idealismo trascendentale, Bari, 1990; P. Di Giovanni, Giovanni Gentile: la filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo, Milano, 2003; M. Mustè, La filosofia dell'idealismo italiano, Roma, 2008; P. Giuspoli, Idealismo e concretezza: il paradigma epistemico hegeliano, Milano, 2013; T. Pinkard, La filosofia tedesca 1760-1860. L'eredità dell'idealismo, Torino, 2014; G. Dalmasso, Hegel, probabilmente: il movimento del vero, Milano, 2015. 


 

 

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