Object Oriented Ontology

In metafisica, scuola di pensiero che rifiuta il privilegio dell'esistenza umana rispetto all'esistenza di oggetti non umani.  Il termine "filosofia orientata agli oggetti" è stato coniato da Graham Harman, il fondatore del movimento, nella sua dissertazione di dottorato del 1999, Tool-Being: Elements in a Theory of Objects; nel 2009 Levi Bryant ha riformulato la designazione originale di Harman in “ontologia orientata agli oggetti" (OOO), dando al movimento il suo nome attuale. Influenzata da Heidegger, questa corrente filosofica è in contrasto con l’antropocentrismo di Immanuel Kant, secondo il quale gli oggetti fenomenici si conformano alla mente del soggetto e a loro volta diventano prodotti della cognizione umana. L'ontologia orientata agli oggetti sostiene invece che gli oggetti esistono indipendentemente dalla percezione umana e non sono ontologicamente esauriti dalle loro relazioni con gli esseri umani o altri oggetti. Secondo Harman e i filosofi che si rifanno a questa corrente di pensiero (Quentin  Meillassoux,  Ray  Brassier  e  Iain Hamilton Grant) l’essere umano non occupa quindi alcun posto privilegiato all’interno della natura ma si pone su un piano di uguaglianza con tutte le cose.  L'ontologia orientata agli oggetti è spesso vista come un sottoinsieme del realismo speculativo, una scuola di pensiero contemporanea che critica la riduzione post-kantiana dell'indagine filosofica a una correlazione tra pensiero ed essere. Tra le principali opere sull’argomento: G. Harman, Tool-Being: Heidegger and the Metaphysics of Objects (2002); G. Harman, Object-Oriented Ontology: A New Theory of Everything (2018); Decentrare l’umano: perché la Object-Oriented  Ontology (a  cura  di V.  Cuomo e E. Schirò, 2021).

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