Onòfri, Arturo

poeta italiano (Roma 1885-1928). Nel 1912 fondò, con U. Fracchia, la rivista Lirica; fu poi tra i collaboratori della Voce di G. De Robertis. Dopo una prima fase di incerto sperimentalismo e di suggestioni pascoliane e dannunziane (Liriche, 1914), aderì alla poetica del frammentismo e della “poesia pura”, risentendo, nella tecnica ardita dell'analogia, della lezione mallarmeana (Orchestrine, 1917; Arioso, 1921). Influenzato dalle dottrine esoteriche di R. Steiner, che rielaborò nel saggio Nuovo Rinascimento come arte dell'Io (1925), Onofri rivela, nelle sue ultime raccolte (Le trombe d'argento, 1924; Terrestrità del sole, 1927; Vincere il drago!, 1928; e, postume, Simili a melodie rapprese in mondo, 1929; Suoni del Gral, 1932; Aprirsi fiore, 1935; Zolla ritorna cosmo, 1938), una intima, religiosa aspirazione a trasformare la poesia in strumento d'integrazione cosmica, collocandosi, nella poesia del Novecento, come il maggior esponente della tendenza mistica e orfica, che precorre l'ermetismo. Tra i saggi di Onofri si ricordano: R. Wagner: Tristano e Isotta (1924) e Letture poetiche del Pascoli (postumo, 1953).

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