Paro

(Páros). Isola greca (194,52 km²; 5289 ab., stima 2005) del Mar Egeo, nell'arcipelago delle Cicladi, tra le isole di Antiparo a W e di Nasso a E. Montuosa (monte Sant'Elia, 747 m) e dalle coste articolate, ha come principali risorse economiche l'agricoltura, la pesca e il turismo. Centro principale è Paro, sulla costa occidentale. § Inserita nell'area culturale delle Cicladi (III-II millennio a. C.), dopo una certa eclissi, l'isola riapparve sul finire del II millennio dominata dagli Ioni, retta da ricchi commercianti e spesso in lotta con le isole vicine. Conquistata dai Persiani (490), nel 477 aderì alla Lega Delio-Attica; cadde nel 404 sotto il dominio spartano e nel 332 sotto quello macedone. Non sfuggì poi all'influenza tolemaica e, sul finire del sec. III, entrò a far parte dell'impero di Rodi. Nel 129 a. C. i Romani l'aggregarono alla provincia d'Asia; passò poi ai Bizantini e ai crociati finché, nel sec. XVI, divenne una munitissima base piratesca. Nel 1830 entrò a far parte del regno di Grecia di cui seguì le vicende. § Famosa per le cave di marmo largamente esportato già nel III millennio a. C., Paro ebbe una scuola locale di scultura che raggiunse la massima fioritura nei sec. VII-VI a. C., con la produzione di una serie di koûroi e kórai in marmo legati a modelli ionici dell'Asia Minore. Dell'antica città di Paro restano tracce delle mura arcaiche, resti di un tempio ionico sull'acropoli, di un santuario di Apollo e Artemide Delia, con altari tagliati nella roccia, e di un tempio dorico sull'altura di Kastro. A SW della città sono i resti dell'Asklépeion con due fontane e portici. Monumenti romani sono ricordati dalle fonti e da iscrizioni. Il Museo Archeologico conserva antichità locali, tra cui una Níke arcaica, la tavola cronologica detta Marmo pario e un capitello con iscrizione funeraria del poeta Archiloco.