Tèbe (città della Grecia)

Indice

(Thēvai). Città nel nomós della Beozia (Grecia), 22.026 ab. (stima 2005).

Generalità

Situata sopra un'altura, al limitare di una pianura. L'abitato moderno, ricostruito per intero dopo il terremoto del 1893, sorge sull'acropoli dell'antica città.

Storia

Abitata successivamente, dalla fine del III millennio, da genti carie, achee ed eolie, subì verso la metà del II millennio l'influenza cretese-micenea (palazzo di Cadmo, sec. XV ca.) che perdurò fino all'invasione dorica (sec. XII) quando gli abitanti di Arne presero possesso di Tebe che estese la sua influenza su tutta la Beozia a scapito soprattutto di Orcomeno. Nel sec. VI Tebe partecipò alla fondazione di Eraclea Pontica. Verso il 506 tutte le città della Beozia, tranne Platea, aiutata fin dal 519 da Atene e Orcomeno, collaboravano strettamente con Tebe. Rimasta inattiva durante la prima guerra persiana, nella seconda Tebe si sottomise all'autorità di Serse e accolse Mardonio cui fornì anche delle truppe che a Platea (479) formarono l'ala destra dell'esercito dei barbari. I Greci vittoriosi marciarono contro Tebe devastandone il territorio e costringendola a rinunciare a ogni egemonia sulla lega; Tebe riapparve sulla scena politica solo nel 457 quando truppe tebane, affiancate dagli Spartani, sconfissero gli Ateniesi a Tanagra. Due mesi dopo, tuttavia, la vittoria dell'esercito ateniese guidato da Mironide a Enofita determinò in Tebe un mutamento politico in senso democratico e dette inizio a un decennio di egemonia ateniese che si concluderà nel 447 con la vittoria beotica sull'esercito ateniese guidato da Tolmide. Nella riorganizzazione della Lega beotica, ispirata inizialmente da Orcomeno, Tebe assunse presto, grazie a Sparta, un peso determinante. Tale organizzazione, che ci è nota attraverso le Elleniche di Ossirinco, si mantenne fino al 387-386. La guerra del Peloponneso comportò per Tebe vantaggi territoriali, politici e finanziari. Fallito nel 431 un colpo di mano a Platea per il tradimento di alcuni e per l'appoggio ateniese, Tebe se ne vendicò nel 428-427 con l'aiuto di Archidamo, assediando Platea e annettendone il territorio; dopo aver sventato a Delio nel 424 un'azione congiunta di democratici beoti esuli e Ateniesi, Tebe pose una pesante ipoteca su Tespie, le cui mura furono smantellate. Il riavvicinamento tra Sparta e Atene del 422-421 fu sentito da Tebe come una minaccia ed essa agì nella massima autonomia sostituendosi a Sparta nel controllo di Eraclea (419). Durante la guerra deceleica, nella devastazione del territorio attico Tebe si avvantaggiò più di ogni altro; insieme a Corinto richiese nel 404 la totale distruzione di Atene. Il 395 segnò la rottura definitiva tra Tebe e Sparta cui fece seguito un'alleanza con Atene, Corinto e Argo e lo scoppio della guerra di Corinto (395-386) che si concluse con la Pace di Antalcida e l'affermazione su tutta la Beozia dell'egemonia spartana. Costretta a rinunciare al controllo della Lega beotica, Tebe fu occupata da un presidio spartano (382) al comando di Febida e liberata nel 379 da un gruppo di esuli, grazie anche all'aiuto ateniese. Subito dopo, sotto la guida di Epaminonda e di Pelopida, Tebe retta da un governo democratico, tentò di riorganizzare la Lega beotica, riconquistando Tegira (375), Orcomeno, Tespie e Platea (374). Alla pace del 375-374 Tebe partecipò come membro della seconda Lega ateniese, cui aveva già aderito dal 378-377, e avanzò apertamente le sue pretese sulla Beozia. Il riavvicinamento tra Sparta e Atene e l'intransigenza di Tebe determinarono l'esclusione di quest'ultima dalla pace del 371-370 e lo scontro campale di Leuttra (6 luglio 371) in cui i Tebani sconfissero clamorosamente gli alleati. I rivolgimenti che nel Peloponneso seguirono alla sconfitta di Sparta determinarono numerose spedizioni di Epaminonda in questa regione, mentre in Tessaglia interveniva Pelopida. Guadagnatasi anche l'appoggio della Persia (367), Tebe promosse una politica di espansione marittima (364), ma la morte dei suoi due prestigiosi capi, Pelopida a Cinocefale (364) ed Epaminonda a Mantinea (362), segnò la conclusione della sua potenza. Provocando la terza guerra sacra (356), Tebe offrì a Filippo di Macedonia l'occasione di intervenire in Focide (346) al suo fianco. Il pericolo macedone riavvicinò Atene e Tebe che insieme subirono la sconfitta di Cheronea (1º settembre 338). Privata da Filippo dell'egemonia sulla Beozia, fu, a seguito di una rivolta scoppiata alla falsa notizia della morte di Alessandro, rasa al suolo (335). Promossa la sua riedificazione da Cassandro, passò successivamente nelle mani di Antigono e di Tolomeo (311); costretta da Demetrio Poliorcete a rinunciare a Eretria e Oropo (304), dopo una parentesi trascorsa sotto Cassandro (301-297), Tebe si alleò con gli Etoli, per ritornare con il Poliorcete sotto il dominio della Macedonia (294-287). Grazie a un avvicinamento agli Etoli, Tebe ebbe una certa influenza su Delfi; nelle mani di Antigono Gonata dal 276 al 239, successivamente la sua attività fu subordinata all'iniziativa degli Stati più potenti e dal 219 fino all'intervento romano osservò una politica di neutralità per lo più al seguito di Filippo V di Macedonia; sottomessisi a Flaminino (197), i Beoti tentarono un'alleanza con Perseo (172), ma Tebe fu riconquistata una prima volta da Q. Marcio e A. Attilio, una seconda volta da Metello dopo la sollevazione del146, che impose l'abbattimento di una parte delle mura. Tebe fu posta sotto la protezione del governatore di Macedonia. In seguito alla campagna di Silla dell'86, Tebe fu costretta a cedere metà del suo territorio. Dal 27 a. C. fece parte della provincia di Acaia. Dopo un lungo periodo di decadenza, tornò a fiorire verso il sec. XI e nel 1205 divenne capitale del ducato di Atene. Nel 1460 passò ai Turchi.

Arte

Il sito dell'acropoli è oggi occupato dalla moderna città, che si estende anche ai suoi piedi. Le testimonianze archeologiche più significative comprendono resti del palazzo di Cadmo (sec. XV ca. a. C.), che era articolato come le dimore cretesi, dell'agorà, di un santuario di Demetra e della cerchia muraria che nel sec. IV a. C. si sviluppava per 7 km. Dell'edificio più importante, il tempio di Apollo Ismenio, più volte ricostruito, rimangono resti dall'età geometrica ai primi decenni del sec. IV a. C.; nel tempio erano opere di Fidia (Ermete Prónaios) e di Scopa (Atena Prónaia). Nei dintorni della città l'Amphiaréion, il santuario dei Cabiri e una necropoli di età micenea.Il Museo Archeologico conserva le tavolette in scrittura lineare B rinvenute nel palazzo di Cadmo, gioielli micenei, ceramiche, maschere in terracotta e rarissimi sarcofagi decorati di epoca micenea, simili ad alcuni ritrovati a Creta.

Economia

Oltre che sul commercio di prodotti agricoli e zootecnici, l'economia della città di basa sul turismo.

Bibliografia

P. Cloché, Thèbes de Béotie, Namur, 1952; L. Moretti, Ricerche sulle Leghe greche, Roma, 1963; L. Laforeste, Histoire de Thèbes, Parigi, 1983.

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