Lessico

sm. [sec. XIV; da ateo]. In senso stretto l'ateismo è la negazione dell'esistenza di Dio. Possono tuttavia essere assimilate all'ateismo tutte quelle dottrine che negano una qualsiasi causalità di Dio sul mondo.

Ateismo pratico e teoretico

Si può distinguere tra un ateismo pratico, comportamento per cui si agisce come se Dio non ci fosse, e un ateismo teoretico, negazione consapevole dell'esistenza di Dio. Riguardo alla seconda forma di ateismo, va precisato che esistono in questo senso un ateismo negativo, che ha alla base della sua negazione l'indifferenza per il problema di Dio, dichiarato non rilevante, e un ateismo positivo, che si presenta come ribellione contro Dio, in vista dell'affermazione di altri principi. La forma più semplice di ateismo negativo è lo scetticismo. Sia lo scetticismo antico (Carneade) sia l'empirismo illuministico moderno (Hume) tendono a svuotare di significato la disputa intorno a Dio o per l'impossibilità di provarne l'esistenza o per la contraddittorietà del concetto stesso di Dio. Una seconda forma di ateismo negativo è quella rappresentata dagli epicurei, i quali ammettono l'esistenza degli dei, ma negano che essi si interessino del mondo. Una terza e più radicale forma di tale ateismo è quella propria della filosofia analitica contemporanea (Carnap), che vede Dio come un nome senza significato e definisce i problemi sollevati da tale nome come non problemi, la cui unica soluzione possibile è il rifiutarne la formulazione stessa. L'ateismo positivo ha avuto più numerose forme di espressione. Una prima è costituita dal materialismo, nelle sue varie manifestazioni (La Mettrie, d'Holbach, Moleschott), che sostituisce Dio come principio dell'universo con un principio materiale. Una seconda è data dall'umanismo nelle sue varie forme: si tratta di negare Dio per salvare l'uomo. La forma più celebre di tale ateismo è quella espressa da Feuerbach che vede in Dio l'immagine capovolta dell'uomo; la negazione di Dio si presenta quindi come la possibilità unica di restituire l'uomo all'uomo.

Altre forme di ateismo

Sempre in questa prospettiva si collocano altre forme di ateismo come l'ateismo politico (Marx) che vede la negazione di Dio come una conseguenza di un rapporto non più alienato tra l'uomo e la società. Anche l'ateismo di Nietzsche, teso a negare Dio come immagine di un vecchio mondo di valori per sostituire a esso un'umanità nuova (il superuomo), si pone in questa direzione. Sartre infine intende l'ateismo come un dovere morale: affermare l'esistenza prima di ogni essenza significa credere all'esistenza e alla libertà dell'uomo prima e contro ogni concetto di Dio. La negazione di Dio è l'affermazione dell'assoluta libertà dell'uomo che progetta se stesso come Dio. Nonostante le apparenze la forma più radicale di ateismo è l'ateismo negativo, poiché, mentre l'ateismo positivo, come lo stesso L. Feuerbach ammette, non è un vero ateismo, in quanto nega l'esistenza di Dio, ma ne ammette gli attributi (amore, onnipotenza, ecc.) semplicemente riferendoli all'uomo anziché a Dio, l'ateismo negativo invece dichiara a priori l'improponibilità di qualsiasi questione riguardante Dio. Non può perciò essere considerato, come invece fu spesso fatto per l'ateismo positivo, conseguenza di una falsa immagine di Dio. Il dialogo quindi con ogni forma religiosa di pensiero si presenta più difficile. Una terza forma di ateismo fu di fatto considerato nella storia della filosofia il panteismo (sia nel Medioevo: Davide di Dinant, Amalrico di Bène; sia nell'età moderna: Spinoza, Fichte). Esso viene infatti a negare gli attributi tradizionali di Dio (quali in primo luogo la personalità) e a identificare Dio e natura, perdendo l'infinita distanza tra l'uomo e Dio. Anche la posizione kantiana, per quanto non neghi Dio, ammettendolo anzi come un postulato necessario della vita morale, conduce di fatto a ridurre Dio a una mera esigenza morale dell'uomo e a svuotarne di significato l'esistenza autonoma. Esiste infine una quarta forma di ateismo, nata in ambito religioso. Le sue lontane origini possono essere ricercate in Schleiermacher, il quale riduceva la religione a esperienza religiosa e dichiarava la nozione di Dio inessenziale a quest'esperienza definita vagamente come sentimento di dipendenza. La moderna teologia della secolarizzazione e in particolare la teologia della morte di Dio (Van Buren, Hamilton, Altizer, ecc.), insistendo sull'aspetto profano del mondo e sull'assenza di Dio da esso o sull'umanità di Cristo, anziché sulla sua divinità, possono essere definite un ateismo cristiano. Tale ateismo in definitiva, nato dall'esigenza di ritradurre il nome di Dio in un linguaggio significativo per l'uomo d'oggi, culmina nel rifiuto della trascendenza e nello smarrimento quindi di ciò che più essenzialmente è costitutivo del rapporto uomo-Dio. Nel saggio Morte e trasfigurazione nella religione della modernità (1998) G. Vattimo approfondisce il tema della crisi delle ragioni filosofiche dell'ateismo accanto a quello del ritorno della religione. Il filosofo francese M. Onfray ravviva il dibattito pubblicando il Traité d’athéologie (2005; Trattato di ateologia), nel quale critica le basi etiche e filosofiche della teologia e ricostruisce una visione del mondo e una morale basate unicamente su presupposti razionali. Per Onfray l'invenzione di Dio è in antitesi alla vita, quella dell'aldilà svilisce l'unico mondo esistente, quella di un'anima immortale disprezza il corpo e i piaceri che da esso derivano. Dalla metà degli anni Novanta C. Tamagnone ha indirizzato le linee della sua ricerca sul pensiero ateo del quale è storico e teorico. Nelle sue opere, tra cui Ateismo filosofico nel mondo antico (2005), sviluppa un ateismo filosofico deciso, positivamente assertivo, secondo cui non esiste alcun dio o divinità: la loro esistenza è impossibile dal punto di vista logico. D. Dennett in Breaking the Spell: Religion as a Natural Phenomenon (2006; Rompere l'incantesimo. La religione come fenomeno naturale) sostiene che la religione e la fede possono essere sottoposte a indagine scientifica in quanto fenomeni naturali e non soprannaturali.

Teologia cattolica

I teologi cattolici considerano sempre colpevole l'ateismo pratico, mentre nel caso dell'ateismo teoretico fanno una distinzione: l'ateismo negativo, consistendo in un'ignoranza assoluta di Dio, è incolpevole, mentre l'ateismo positivo, che è negazione esplicita dell'esistenza di Dio, è colpevole, perché la fede in Dio si perde solo per colpa. Oggi nella teologia cattolica si fanno sentire però delle voci più sfumate. Per esempio il teologo L. Billot ha sottolineato la necessità di considerare l'individuo in rapporto al suo ambiente sociale, da cui è condizionato. Inoltre si parla di ateismo nominale (conoscenza non autentica di Dio); di atei che credono di esser tali, ma in realtà accettano in modo inespresso la trascendenza, non raggiungendo un'espressione adeguata di essa; infine di ateismo completo, che si chiude esplicitamente e coscientemente alla trascendenza.

Autori Vari, Dio è morto?, Milano, 1967; Autori Vari, Dibattito sull'ateismo, Brescia, 1967; C. Fabro, Introduzione all'ateismo moderno, Roma, 1969; H. Arvon, Teismo e ateismo, Messina-Firenze, 1973; J. Maritain, Il significato dell'ateismo contemporaneo, Brescia, 1973; H. De Lubac, Il dramma dell'umanesimo ateo, Brescia, 1978; E. Gilson, L'ateismo difficile, Milano, 1983; D. Morin, L'ateismo moderno, Brescia, 1987; A. Del Noce, Il problema dell'ateismo, Bologna, 1990.

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