dòllaro

Indice

Lessico

sm. [sec. XVIII; dall'inglese Dollar, adattamento del basso tedesco Taler].

1) Unità monetaria degli Stati Uniti e di molti altri Paesi (Antigua e Barbuda, Australia, Bahama, Barbados, Belize, Brunei, Canada, Dominica, Ecuador, Figi, Giamaica, Grenada, Guyana, Hong Kong, Kiribati, Liberia, Marshall, Micronesia, Namibia, Nauru, Nuova Zelanda, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Salomone, Singapore, Taiwan, Trinidad e Tobago, Tuvalu, Zimbabwe).

2) In fisica nucleare, unità di reattività; si esprime in termini di frazione media di neutroni ritardati per ogni fissione nucleare. È anche usato un suo sottomultiplo, il cent, che ne costituisce la centesima parte.

Storia

Il dollaro designava già nel sec. XVIII, nelle colonie americane, i pesos spagnoli d'argento. Esso divenne unità monetaria degli Stati Uniti con il Coinage Act che instaurò il sistema bimetallico con un rapporto oro/argento di 1 a 15 e definì il dollaro equivalente a 1,504 g d'oro fino (19,39 dollari per oncia). Svalutato in termini di oro nel 1834 (20,67 dollari l'oncia), il dollaro ha mantenuto stabile il proprio valore per un secolo: nel 1934 infatti il presidente Roosevelt fissò la nuova parità a 35 dollari per oncia di fino. Riconosciuto quale “moneta chiave” nel sistema internazionale dei pagamenti stabilito a Bretton Woods, il dollaro ha quindi assunto le funzioni di moneta mondiale di riserva (convertibile in oro, ma solo da parte delle banche centrali dei Paesi che la detengono), così che il sistema monetario di questo dopoguerra è stato da alcuni denominato “dollar exchange standard” o “dollar standard” (sistema a cambio in dollari). Il costante disavanzo della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti, accentuatosi negli anni Sessanta, ha portato però alla caduta del sistema: nell'agosto 1971 venne sospesa la convertibilità del dollaro in oro. Nel dicembre dello stesso anno il dollaro è stato svalutato nella misura del 10%, scendendo la parità a 38 dollari per oncia, e nel febbraio 1973 di un ulteriore 10% (42,2 dollari per oncia). Una netta inversione di tendenza ha però avuto inizio nel 1980 e il dollaro ha conosciuto una vertiginosa ascesa, dovuta agli alti tassi d'interesse pagati dalle banche americane e alla fiducia nella politica economica dell'amministrazione Reagan, nonostante un deficit pubblico e un disavanzo con l'estero di gravi dimensioni. Così si è passati da una quotazione di 838 lire per dollaro nel 1980 alle 1900 lire del 1985. A partire dalla fine degli anni Ottanta, le quotazioni del dollaro, pur diminuite, hanno presentano notevoli oscillazioni. In seguito all'istituzione dell'Unione Economica e Monetaria (UEM) e alla determinazione dei cambi fissi dei Paesi aderenti (tra cui l'Italia) rispetto all'euro, dal 1997 le quotazioni del dollaro sono state rapportate alla valuta europea.

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