darvinismo o darwinismo

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Lessico

sm. [sec. XIX; dall'inglese darwinism, da Darwin]. Teoria dell'evoluzione per selezione naturale formulata da C. R. Darwin; anche l'estensione della stessa ai vari campi della biologia.

Cenni storici

La dottrina di Darwin, nella sua contrapposizione a ogni forma di teleologismo, e anche a dottrine, quale quella lamarckiana, fondate sull'adattamento per esercizio ed ereditarietà, diede origine a una polemica vivacissima in tutta Europa sin dalla sua comparsa. In Inghilterra, a R. Owen (1804-1892), che combatté il darvinismo nello spirito delle dottrine di Cuvier, si opposero il seguace di Darwin, Th. H. Huxley, che ampliò le tesi biologiche del darvinismo in una dottrina filosofica d'impostazione empiristica affermante, sulla scorta di Hume, una netta limitazione della conoscenza umana, e A. R. Wallace, autore sin dal 1858 di un saggio Sulla tendenza delle varietà a dipartirsi indefinitamente dal tipo originario che aveva esercitato influssi sullo stesso Darwin nella fase preparatoria dell'Origine delle specie. In Germania il darvinismo pervenne a compiuta visione meccanicistica della realtà nell'opera di E. Haeckel intitolata Generelle Morphologie der Organismen (1866), che affermò l'universale esplicabilità dei fenomeni, inclusi quelli sociali e psicologici, da cause meccaniche, proponendo una dottrina nota con il nome di monismo. Alle ricerche di F. Müller (1821-1897) e dello stesso Haeckel, che ne diede la formulazione definitiva, è dovuta la legge biogenetica fondamentale, secondo la quale l'ontogenesi, o evoluzione dell'individuo, è una ricapitolazione della filogenesi, o storia evolutiva della specie. Il successo delle tesi di Haeckel fu tale da far sorgere una “Lega tedesca dei monisti” (Monaco, 1906), cui tosto si contrappose una “Lega di Keplero” (Bad Godesberg, 1907) che intese conciliare ricerca scientifica e cristianesimo. In Francia il darvinismo trovò ostacoli molto forti, anche grazie al sopravvivere di tesi lamarckiane nell'opinione scientifica, mentre in Italia esso penetrò gradualmente per opera, tra gli altri, di F. De Filippi, M. Lessona, P. Mantegazza, C. Lombroso, E. Morselli, A. Loria. § Il termine darvinismo tende a non essere più usato in biologia per l'ambiguità legata alle lunghe controversie sviluppatesi sino ai primi decenni del nostro secolo. A ciò si aggiunga che la teoria dell'evoluzione oggi accreditata, pur facendo propri i principi della variazione casuale e della selezione naturale formulati da Darwin, si è sviluppata in termini nuovi e più rigorosi. In senso più generale con darvinismo si indicano l'atteggiamento e gli sviluppi concettuali suscitati dall'opera di Darwin nei diversi settori della cultura sociologica, letteraria e filosofica.

Sociologia: darvinismo sociale

Molte concezioni sociali e politiche sviluppatesi negli ultimi decenni del sec. XIX e nei primi del XX subirono l'influsso della teoria evoluzionistica di C. R. Darwin. Dottrine conservatrici legate agli interessi dei ceti privilegiati cercarono nei principi del darvinismo una giustificazione sia per la conservazione di privilegi ereditari sia per l'espansione delle forme di produzione proprie del capitalismo e del colonialismo. Così nella dottrina politico-economica dell'americano W. Graham Sumner (1840-1910) la società è considerata come il risultato di una lotta legalizzata per l'esistenza, in cui ciascun individuo, perseguendo il proprio interesse, può avere successo solo a spese degli altri. Alla società si pone dunque l'alternativa fra “libertà, ineguaglianza e sopravvivenza del più adatto” e “non libertà, eguaglianza e sopravvivenza del non adatto”. Alle numerose concezioni di questo tipo si contrapponevano quelle dei ceti radicali e riformatori e dei movimenti socialisti, che tendevano a vedere nel darvinismo la conferma del carattere non definitivo ma anzi mutevole di ogni forma di organizzazione o di rapporto fra gli individui e le classi di una società. L'evoluzione, come aveva riconosciuto lo stesso Darwin nell'Origine dell'uomo, può realizzarsi anche mediante la cooperazione fra gli individui di uno stesso gruppo, che trovano in tal modo maggiori possibilità di affermazione nella lotta contro la natura o altri gruppi sociali. Marx ed Engels riconobbero la grande portata storico-filosofica della teoria di Darwin; tuttavia l'analisi critica di molte teorizzazioni del socialismo sorte alla fine del sec. XIX e utilizzanti superficiali analogie biologiche portò a riconoscere che lo sviluppo della società si compie in base a leggi peculiari distinte da quelle del livello biologico.

Bibliografia:

L. Calabi, Darwinismo morale: aspetti della riflessione contemporanea, 2002; A. La Vergata, Guerra e Darwinismo sociale, Catanzaro, 2005; A. Mancarella, Evoluzionismo, Darwinismo e Marxismo, Trento, 2010; A. Attanasio, Darwinismo morale: da Darwin alle neuroscienze, Torino, 2010; R. Ganzerli, Il Darwinismo sociale in Germania dall'unificazione al Terzo Reich, 2014; G. Lo Presti, Darwinismo e genetica, Roma, 2019.

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