diadèma

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Lessico

sm. (pl. -i; anticamente anche le diadèe) [sec. XIV; dal latino diadēma-ătis, che risale al greco diádēma, benda avvolta intorno al capo, diadema].

1) Benda o cerchio aureo che cingeva il capo, quale simbolo di grande autorità civile o religiosa; corona: “co 'l diadema in testa / mesto sedeasi il re” (Tasso). Per estensione, prezioso ornamento del capo, in particolare delle donne; un diadema di brillanti; anche fig.: “un diadema di statue” (Panzini).

2) Aureola.

Antropologia

Presso i Greci il diadema cingeva la fronte dei sacerdoti in segno di consacrazione e quella degli dei a simboleggiare la loro divinità. Come insegna di regalità fu introdotto dai principi orientali; in Persia era una benda di porpora intessuta di bianco attorno alla tiara; quello di Alessandro Magno era costituito da un nastro bianco con le estremità frangiate d'oro ricadenti sulla nuca, portato sia intorno alla testa sia intorno alla causia (copricapo di feltro, emblema della monarchia macedone). Scarsamente usato dai Romani, per i quali era segno di tirannide, fu poi adottato da Costantino e dai suoi successori, sotto forma di un cerchio aureo adorno di perle e di pietre preziose che prelude alla corona. Come gioiello e ornamento femminile il diadema è presente fin dall'antichità con esemplari di alta oreficeria (diadema di Canosa a fiorellini con smalti, filigrane e gemme, sec. III a. C., Museo Nazionale di Taranto). In gran voga tra fine Settecento e primo Ottocento, attualmente è un gioiello di grande valore da indossare per occasioni particolarmente importanti.

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