Lessico

Sm. [dal latino hellenismus, dal greco hellēnismós, imitazione dei Greci, in lingua, usi e carattere].

1) Locuzione, costrutto, parola propri della lingua greca, in particolare nell'uso latino; oggi più comunemente grecismo.

2) Periodo storico che, secondo la celebre partizione di J. G. Droysen, va dal 323 al 31 a. C., cioè dalla morte di Alessandro Magno – e il conseguente improvviso affermarsi nel bacino del Mediterraneo dei grandi monarcati ellenistici (i regni dei Seleucidi, dei Lagidi, degli Antigonidi, degli Attalidi) nati dopo le molteplici lotte tra Diadochi ed Epigoni – alla battaglia di Azio (31 a. C.), che segnò il definitivo sopravvento di Roma sull'ultimo Stato “ellenistico” ancora indipendente, l'Egitto.

Cenni storici: generalità

L'ellenismo segnò una trasformazione profonda del mondo antico sul piano politico, economico, culturale. Dal punto di vista politico, accanto alle grandi monarchie, che hanno dato origine alla complessa burocrazia delle corti, si affermarono, nella decadenza generale degli Stati cittadini, le compagini federali, fra le quali ebbero particolare importanza i koinà etolico e acheo. Sul piano economico, mentre della Grecia solo Rodi e poi Delo, tra le isole, e Corinto nella terraferma mantennero una rilevanza internazionale, tutta l'attività tese a concentrarsi in Asia Minore, in Siria e in Egitto. L'estensione dell'economia monetaria e lo sviluppo delle banche favorirono gli scambi e i commerci; l'agricoltura subì il dirigismo di Stato. Sul piano culturale, tutti i popoli civili e barbari vennero chiamati a partecipare d'un immenso patrimonio spirituale: la nuova “lingua comune” (la koinè), che superò le barriere linguistiche dei dialetti, consentendo di intendersi agli uomini più diversi e lontani. Rapida conseguenza delle conquiste di Alessandro prima e del formarsi dei regni poi, fu un imponente fenomeno urbanistico, sensibile soprattutto ad Alessandria, fondata nel 332-331 a. C. e resa splendida dai Lagidi.

Cenni storici: i centri dell'ellenismo

Nella metropoli egiziana vissero, al tempo di Tolomeo I, poeti e filologi famosi come Filita di Coo e Zenodoto di Efeso, scienziati come il matematico Euclide, il naturalista Stratone di Lampsaco e il medico Erofilo di Calcedone, uomini di Stato come Demetrio Falereo, probabile fondatore della celebre Biblioteca che al tempo di Tolomeo II Filadelfo contava ca. 500.000 volumi. Sotto il Filadelfo, Alessandria ospitò i grandi poeti dell'età ellenistica: Teocrito, Callimaco e Apollonio Rodio. Rivali dell'alessandrinismo furono le città di Pergamo, sede di una biblioteca di 20.000 volumi e d'una scuola filologica di prim'ordine; Antiochia, dove vissero i poeti Arato di Soli ed Euforione di Calcide; Pella in Macedonia, fiorente soprattutto sotto il re stoico Antigono Gonata; e la stessa Atene, dove, fra il sec. IV e il III a. C., Epicuro e Zenone fondarono le loro grandi scuole. La fioritura delle città coincide per altro con il crollo dell'antica città-Stato (la pólis), ancor viva negli ideali politici di Demostene e in quelli filosofici di Platone e di Aristotele.

Il pensiero filosofico

Il particolarismo comunale trovò un superamento nella creazione di grandi Stati territoriali monarchici e in una nuova coscienza cosmopolitica. Interprete fedele di queste esigenze è la filosofia postaristotelica che si propose essenzialmente di fornire a ogni singolo uomo il rimedio ai suoi mali e ai suoi dolori e di prepararlo alla saggezza e alla felicità. Diminuisce pertanto l'interesse per i grandi problemi di ordine metafisico-speculativo: l'uomo ellenistico dubita della possibilità di poter arrivare a costruire una visione generale della realtà intima delle cose; il suo vero problema è quello di trovare norma e senso alla propria esistenza. Scetticismo, stoicismo ed epicureismo sono le nuove filosofie che, pur nella divergenza dei “fini” assegnati alla vita umana, concordano nell'idealizzare un individuo affrancato dai bisogni, dalle passioni e da ogni possibile legame esterno e perciò assolutamente libero nell'esercizio della sua saggezza e nel godimento della sua felicità. Significativa in questo senso è l'ampia diffusione che hanno in quest'epoca le religioni mistiche, le scienze occulte (astrologia, magia, alchimia, ecc.) e le pratiche teurgiche. Anche il neoplatonismo, la più metafisica delle filosofie ellenistiche, presenta una forte accentuazione del momento etico-religioso.

La poesia

Nella poesia, l'indole dell'uomo ellenistico non manca di riflettersi in misura cospicua. Sulle scene della commedia, già dal finire del sec. IV, si dibatte una piccola umanità borghese e antieroica, un campionario di tipi invischiati in complicati intrecci, dove non c'è posto né per la satira personale e politica né per le effusioni liriche (Menandro). Spento ogni spirito eroico, decadono i grandi generi della tragedia e dell'epopea considerati inimitabili e si cerca la brevità intensa e filtrata dell'elegia e dell'epigramma, secondo la grande lezione estetica di Callimaco. Prevale il gusto dei poemetti (epilli) di carattere eziologico, imperniati su una psicologia borghese, aperti a quadretti bucolici o di vita quotidiana e condotti con una tecnica narrativa nuova che, carica di allusioni difficili, procede per rapidi accenni. Generi quali l'idillio (da Teocrito a Mosco e Bione) e il mimo (Eroda) appaiono come fortunate novità e sono coltivati con nuovo fervore. La stessa elegia da un lato assume (con Filita, Fanocle, Ermesianatte) caratteri narrativi ed eziologici ignoti all'elegia arcaica, dall'altro si contrae nell'epigramma che, da Anite e Nosside ad Asclepiade, da Posidippo a Leonida a Meleagro e a mille altri poeti, si afferma come la più congeniale forma poetica dell'intero periodo.

La prosa

Nel dominio della prosa, oltre agli scritti dei filosofi, è da ricordare una copiosa produzione scientifica, che investe i campi più diversi: dalla biologia vegetale e animale alla medicina, dalla matematica alla meccanica (da Euclide ad Archimede), dalla geografia fisico-matematica a quella storico-archeologica e descrittiva e soprattutto all'astronomia, in cui Aristarco di Samo, Apollonio di Perge e Ipparco di Nicea lasciano impressionanti tracce del loro genio. Non mancano scienziati enciclopedici (come Eratostene) e neppure storici della scienza. Assai coltivata la storiografia, per quanto caratterizzata da una curiosità per l'aneddoto e il romanzesco: Polibio non è solo il più grande storico dell'intera età, ma uno dei più grandi della storia universale. Anche la filologia è una gloria del periodo ellenistico e i nomi di Zenodoto, Aristofane di Bisanzio, Aristarco di Samotracia, Cratete di Mallo, nonostante gli inevitabili limiti, restano nei secoli come esemplari d'un impegno grammaticale di eccezionale portata.

Arte: architettura

Per quanto riguarda l'arte greca, essa assunse nel periodo ellenistico carattere cosmopolita: nuove tendenze si svilupparono nell'incontro tra la grecità e le varie tradizioni locali dei territori ellenizzati. L'architettura templare, pur restando formalmente legata alla tradizione classica, presenta notevoli innovazioni, legate anche al nome dell'architetto Ermogene, nella planimetria diversamente organizzata, nell'affermarsi deciso dell'ordine corinzio accanto allo ionico, e a un tipo stilizzato e allungato di dorico, nel diffondersi dell'edificio a pianta circolare, la thólos. La novità maggiore dell'architettura ellenistica consiste nella grande pianificazione di aree costruite, siano esse intere città (Priene, Pergamo) o zone singole all'interno di città preesistenti, in cui la sistemazione di ingressi monumentali, portici, biblioteche, basiliche, luoghi di pubbliche riunioni viene organizzata secondo un piano generale (Eleusi, Atene, Delo, Efeso, Mileto). Nacque un nuovo tipo architettonico, l'ara monumentale (Pergamo , Siracusa, Licosura, Samotracia) e trovò nuovo sviluppo l'edificio teatrale che, procedendo dalla grande soluzione data a Epidauro da Policleto il Giovane, attinse nuove forme e risultati sia propriamente architettonici sia tecnici e scenografici (Priene, Segesta, Delfi, Pergamo). Il tipo della casa ellenistica è particolarmente documentato a Priene, Delo, Pompei, mentre le tombe più significative per il loro valore di novità sono quelle di Alessandria.

Arte: scultura

Delle scuole di scultura, tre furono i centri principali, oltre ad Atene: Alessandria, Rodi e Pergamo. Le forme del primo ellenismo sono comunque chiaramente e diversamente influenzate dai grandi maestri del sec. IV: Prassitele, Scopa e Lisippo. Essi, con minore evidenza per quanto riguarda Scopa, influirono sul canone di composizione delle figure, sul tipo di ponderazione, sul valore pittorico dello sfumato, sul trattamento delle superfici panneggiate, sul rendimento del tipo individuale nel ritratto. Tra gli artisti si ricordano Cefisodoto e Timarco, Boedas, Carete di Lindo; ma molte sono le opere di grande importanza non collegabili sicuramente a nomi di artisti (vari tipi di Afrodite e di Muse, i Niobidi, la testa bella di Pergamo, alcuni ritratti). Accanto alle eredità dei grandi maestri, si sviluppò nel primo ellenismo lo stile detto “sobrio” o “semplice” o “della forma chiusa”. L'opera più caratteristica di questa tendenza è la statua di Demostene dell'attico Polieuktos (ca. 280 a. C.). Si possono inoltre citare la Temi di Ramnunte, opera di Cherestrato, la Tyche di Antiochia di Eutichide, i ritratti di Zenone e di Filetero di Pergamo. Parallelo allo stile “sobrio” iniziò ad affermarsi un nuovo ideale di plasticismo più ricco e dinamico (la Fanciulla di Anzio ), che sfociò nel “barocco” e nella “forma aperta” caratterizzanti la seconda grande fase dell'ellenismo. È lo stile in cui il vivace senso plastico si avvale di violenti effetti pittorici e chiaroscurali, e che resta tipico dell'ambiente microasiatico. Con valore più o meno scoperto tale barocco antico è testimoniato nelle opere di Dedalsa, Damofonte, Pirromaco, Stratonico, Antigono, Epigono, Pitocrito e da opere non attribuibili (Scita, Fauno Barberini, Gallo di Giza, grande e piccolo fregio dell'Ara di Pergamo, Marsia appeso, Pseudo-Seneca). La fase finale dell'ellenismo, a partire dalla seconda metà del sec. II a. C., vide svilupparsi soprattutto nell'Attica le tendenze accademiche, di riprese e ripensamenti, indicate con il nome di classicismo e di eclettismo , mentre in ambiente orientale si proseguiva sulla via del “barocco”, che diviene talora “rococò”, e del realismo descrittivo. Tra le opere più significative del periodo sono da ricordare: l'Afrodite di Milo, il Laocoonte , l'Omero cieco, l'Ulisse e altre sculture di Sperlonga.

Arte: pittura e mosaico

Accanto alla grande scultura e al rilievo si affermarono nell'età ellenistica le terrecotte figurate, prodotte specialmente a Tanagra e Mirina e, in Magna Grecia, a Taranto. Per la pittura e il mosaico, le fonti letterarie appaiono in questo campo meno copiose che per l'età precedente, ma è pervenuto un numero piuttosto ricco di esemplari, anche se in copie: si tratta delle pitture di Pompei e degli altri centri vesuviani. Le scuole principali furono quelle di Sicione, Rodi, Alessandria e Pergamo; tra i vari artisti, Antifilo, Filosseno, Timante, Erigono, Nealce, Artemone, Pasia, Soso, Apaturio.

Arte: ceramica e glittica

Si diffusero inoltre: il nuovo stile di decorazione su fondo nero e la produzione di ceramica a rilievo o smaltata (vasi caleni, canosini, centuripini, megaresi, pergameni). Grande sviluppo ebbe il vasellame in metallo, spesso prezioso: importanti i centri di Taranto, di Alessandria, quelli siriaci e della Russia meridionale. Anche le gemme trovarono larga diffusione e, sempre nella glittica, vanno ricordati i cammei, tra cui la Tazza Farnese e la Coppa dei Tolomei. Notevole fioritura ebbero anche i vetri, lavorati con le tecniche più varie (vetri dorati, a mosaico, millefiori, vetri blu).

Bibliografia

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