evoluzionìsmo

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sm. [sec. XIX; da evoluzione]. Termine comune alle dottrine filosofiche, che assumono la teoria biologica dell'evoluzione come fondamento di un'interpretazione metafisica dell'universo e della sua storia, trascendendo quindi i ristretti ambiti dell'osservazione scientifica a cui la teoria è legata. Alcuni accenni sono già presenti in Anassimandro, Senofane, Empedocle; Kant abbozzò una prima teoria dello svolgimento generale del mondo, ma il vero iniziatore dell'evoluzionismo fu H. Spencer, secondo il quale l'universo si è costituito nelle forme attuali attraverso un processo evolutivo cosmico che egli caratterizza come un passaggio dall'omogeneo indifferenziato all'eterogeneo differenziato. Questo processo implica, secondo Spencer, un continuo e necessario progresso. Le filosofie evoluzionistiche posteriori si distinguono in: materialistiche, dove l'evoluzione è intesa come sviluppo progressivo della materia, e spiritualistiche, per le quali i vari aspetti della realtà sono il frutto dell'azione espansiva di un unico e originario principio di natura spirituale. Uno dei maggiori esponenti dell'evoluzionismo materialistico è E. Haekel, mentre il più importante teorizzatore dell'evoluzionismo spiritualistico è certamente H. Bergson. L'originario principio dell'evoluzione cosmica è da quest'ultimo definito élan vital e inteso come una libera e spontanea forza creatrice irriducibile alla materia. Forme di evoluzionismo si ritrovano in altri filosofi, come S. Alexander, A. N. Whitehead e G. Santayana. Nel dibattito in corso del secolo XXI sulla teoria dell'evoluzione, si inserisce la riflessione di T. Pievani. Il significato centrale della teoria risiede - secondo il filosofo della scienza - in tre spinte concomitanti: la variazione, la trasmissibilità di una parte di questa variazione di generazione in generazione, l'azione della selezione naturale. Ripercorre poi i complessi meccanismi della teoria - dalle migrazioni, alle ibridazioni, agli sconvolgimenti della biosfera - fino alla svolta imprevedibile della natura: la comparsa dell'Homo sapiens.Il filosofo M. Artigas in Las fronteras del evolucionismo (2004; Le frontiere dell'evoluzionismo), analizza la relazione dell'evoluzionismo con la religione. La scienza e la religione sono “due magisteri che non si sovrappongono”, in quanto la scienza studia la struttura e il funzionamento del mondo naturale, mentre la religione tratta delle questioni spirituali e morali. Ne consegue che lo studio dell'evoluzione non può fornire risposte ai problemi morali.

V. Marcozzi, L'evoluzione oggi. Creazione evolutiva, Milano, 1966; J. Poirier, Histoire de l'anthropologie, Parigi, 1969; M. Harris, L'evoluzione del pensiero antropologico. Una storia della teoria della cultura, Bologna, 1971; D. J. Futuyma, Biologia evoluzionistica, Bologna, 1985.

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