Lessico

sf. [sec. XVI; latino volg. fragína, dalla radice di frangĕre, rompere]. Distacco e discesa per prevalente sollecitazione gravitativa di notevoli masse di materiale roccioso, specialmente lungo versanti a sensibile pendenza, e gli effetti materiali conseguenti allo spostamento, come la formazione di cavità nella zona di distacco, l'accumulo del materiale roccioso precipitato, ecc. Per estensione, l'insieme del materiale caduto; quantità di cose che cadono dall'alto: caduta di una frana; una frana di 10.000 m provocata dall'alluvione; è rimasto sepolto sotto una frana; una frana di mattoni. Fig., crollo, rovina, fallimento, danno irreparabile: frana economica; frana elettorale, grave perdita di voti di un partito; familiare e scherzoso, essere una frana, provocare abitualmente guai e disastri.

Geomorfologia: modello

"Per lo schema di una frana tipica vedi il lemma del 9° volume." Le cause e i fattori che contribuiscono alla genesi delle frane sono assai vari: tuttavia è possibile riconoscere, nella molteplicità dei tipi di frane, alcuni tratti essenziali che permettono di ipotizzare un modello rappresentativo. Innanzitutto sono riconoscibili tre parti fondamentali: la nicchia di distacco, l'alveo di frana e l'accumulo di frana. La nicchia di distacco, in forma di superficie concava verso valle, indica il fronte di separazione tra la massa franata e quella in posto. L'acclività di detta superficie, che è mutevole, diventa massima nei punti topograficamente più elevati; la sua intersezione con la superficie topografica mostra una tipica conformazione arcuata. Considerata nel suo sviluppo tridimensionale, la nicchia di distacco può a sua volta essere suddivisa in testata e fianchi, destro e sinistro. La testata, o scarpata principale, ha un notevole sviluppo verticale e forma cava, mentre i fianchi comportano dislivelli decrescenti da monte verso valle e un andamento più rettilineo. In profondità, testata e fianchi, raccordandosi gradualmente, costituiscono la superficie di rottura o di scorrimento o di attrito, che spesso presenta una tipica conformazione a cucchiaio, con contropendenza nella parte rivolta verso valle. L'alveo di frana è il solco lungo il quale avviene la traslazione verso valle del materiale coinvolto nella frana. La massa di materiale franato ha uno spessore decrescente dalla zona di distacco fino all'inizio di quella di accumulo; in superficie essa presenta una conformazione topografica irregolare nella quale spiccano numerose intumescenze mammellonari separate da blande depressioni. Tipici sono anche i cosiddetti gradini di frana, che si rinvengono di solito nella parte iniziale delle frane caratterizzate dalla presenza di più superfici di rottura, nonché i vari sistemi di crepe dovuti a movimenti differenziali (longitudinali o trasversali). Tali forme sono comunque effimere e si possono pertanto individuare solo nelle frane recenti. L'accumulo di frana, essendo costituito da materiale riportato su una precedente superficie topografica, ha costantemente una forma bombata, con acclività massima nella porzione frontale. La zona di contatto fra il fronte dell'accumulo e la superficie di appoggio viene detta unghia della frana.

Geomorfologia: classificazione

Le frane possono essere variamente classificate; basandosi sulla preesistenza o meno di superfici di distacco e sul senso del movimento franoso, si parla di frana in senso stretto quando le superfici di rottura sono preesistenti al movimento, di scoscendimento quando queste superfici si formano al momento del distacco del materiale roccioso, di subsidenza o sprofondamento quando il terreno è soprattutto interessato da abbassamenti verticali o da crolli (per esempio per cedimento della volta di caverne in regioni carsiche), di lama quando si verifica un movimento plastico di materiali superficiali, in specie argillosi, imbevuti d'acqua, senza che si possano distinguere in modo evidente superfici di distacco. Se si considerano le modalità del distacco e le caratteristiche geologiche dei terreni interessati, si possono distinguere i seguenti tipi di frana: frana di crollo, consistente in un distacco improvviso di masse rocciose fortemente inclinate o a strapiombo; frana di scivolamento o di slittamento, quando si ha discesa di falde rocciose disposte a franapoggio lungo livelli più plastici, in specie argillosi, per diminuzione del coefficiente di attrito interno in seguito a infiltrazioni d'acqua; frana di scoscendimento, improvviso e rapido sprofondamento di falde argillose lungo superfici arcuate con conseguente rotazione più o meno intensa del materiale; frana di ammollimento, colata di fango lungo pendii formati da terreni argillosi in seguito a prolungate precipitazioni (se il movimento è lento e continuo, senza formazione di evidenti superfici di distacco, lo si definisce soliflusso); frana di smottamento, rapida discesa di materiali incoerenti, o divenuti tali per imbibizione d'acqua; frana di scalzamento, crollo provocato da asportazione di materiale poco coerente o sciolto per erosione al piede delle scarpate da parte di acque incanalate; frana sottomarina o franamento sottomarino, scivolamento di masse rocciose o sedimenti in ambiente subacqueo che dà origine ad ammassi come gli slumps e gli olistostromi.

Geomorfologia: azione erosiva

Per quanto concerne la loro azione morfologica le frane occupano un ruolo primario tra gli agenti morfogenetici in quanto, come forme di trasporto in massa, concorrono attivamente allo smantellamento dei rilievi terrestri. Pur essendo delle manifestazioni localizzate nello spazio e nel tempo, esse hanno la prerogativa di coinvolgere notevoli masse rocciose o terrose e di accelerare, di riflesso, anche il lavorio delle acque correnti, del mare e dei ghiacciai. In particolare esse sconvolgono, in tempi relativamente brevi, preesistenti superfici di modellamento, mettendo contemporaneamente a giorno nuova roccia fresca sulla quale riprendono con rinnovata intensità i normali processi di alterazione chimico-fisica. Sotto il profilo geomorfologico le frane hanno quindi una duplice funzione e come tali sono in grado di accelerare sensibilmente il ciclo morfogenetico di intere regioni.

Ingegneria civile: misure di prevenzione e sistemazione

I rimedi che vengono adottati per la difesa e la sistemazione delle frane, dopo un esame geologico della zona avente lo scopo di stabilire l'entità, la natura e le cause dell'evento latente o in atto, possono essere preventivi, imminenti e successivi. I rimedi preventivi consistono essenzialmente nella sistemazione morfologica e idrologica della zona indiziata. Con la sistemazione morfologica si riducono i pendii continui troppo ripidi, suddividendoli in grossi gradini con scarpate sostenute artificialmente, si sostengono le falde pericolanti, si attua il rimboschimento dei pendii favorendo e diffondendo lo sviluppo di specie con radici lunghe. Con la sistemazione idrologica si tende a ridurre l'azione erosiva e di imbibizione esercitata dalle acque; a questo scopo si inalveano le acque selvagge, si eseguono opere di drenaggio sia superficiali sia sotterranee, si difendono le ripe fluviali e marine sottoposte a erosione al piede. I rimedi imminenti si attuano quando il franamento è già iniziato allo scopo, quando è possibile, di arrestarlo e di eliminare i fattori che lo favoriscono. Poiché il fattore più importante è spesso l'acqua, uno dei primi provvedimenti è quello di canalizzare le acque superficiali e di drenare energicamente le zone franose. Si provvede anche alla messa in opera di pali, alla costruzione di argini in muratura, alla posa di banchettoni e viminate nella zona mobile e nella parte inferiore della frana riuscendo così in molti casi ad arrestare il movimento. I rimedi successivi tendono a stabilizzare la zona colpita dalla frana e a ostacolare la sua rimessa in movimento: sono scelti di volta in volta in relazione al tipo e all'entità del franamento, alla situazione geologica, ecc. combinando talora più interventi. I più frequenti e comuni tra questi sono: canalizzazioni e drenaggi; riduzioni delle scarpate e sistemazione delle ripe; inerbimento e rimboschimento; palificate e messa in opera di tiranti; gabbionate, muri di sostegno e di controripa: graticciate e fascinate, briglie, scogliere; disgaggio di massi, messa in opera di parapetti paramassi, reti di protezione.

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