fuggire

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v. intr. e tr. (ind. pr. fuggo-gi) [sec. XIII; latino fugĕre].

1) Intr., allontanarsi rapidamente da un luogo, specialmente per sottrarsi a un pericolo, per evitare un danno e simili: fuggire dalla casa in fiamme, fuggire all'avanzata del nemico; ho una gran voglia di fuggire dalla città, di andarmene via. Tenersi lontano: bisogna fuggire da certe compagnie. Per estensione, scappare, evadere: fuggire dalla prigione, dal collegio; gli è fuggito il canarino. Andarsene in un dato luogo, rifugiarsi: fuggire in casa, nel bosco; fuggire tra le braccia della mamma. Antico e letterario, anche con la particella pron.: “Mi fuggii addirittura dal convento” (Nievo). § In particolare, nel ciclismo, realizzare una fuga.

2) Andarsene in fretta: devo fuggire, se no perdo il treno. Correre, allontanarsi velocemente: il treno fuggiva per la campagna. Anche di fuga apparente: dall'automobile in corsa vedeva fuggire gli alberi. Fig., digradare sfumando: una catena di monti che fuggivano all'orizzonte; venir meno, svanire, scomparire: le tenebre fuggivano dinanzi all'alba; trascorrere velocemente, in fretta: il tempo fugge; le vacanze sono fuggite in un lampo.

3) Tr., scansare, evitare, schivare, sfuggire: fuggire le tentazioni, fuggire l'ozio, fuggire le cattive compagnie. §In particolare, nel linguaggio marinaresco:fuggire il tempo, si dice di nave che, non essendo in grado di sopportare una tempesta alla cappa, volge la poppa al vento e si allontana nella stessa direzione della tempesta.

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