gùglia

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sf. [sec. XIV; da aguglia].

1) Elemento architettonico, generalmente piramidale, disposto sulla linea del tetto o a piombo dei muri perimetrali, con un'evidente funzione decorativa e di richiamo visivo per l'edificio sottostante. § Molto frequente nelle architetture delle civiltà orientali, dove viene realizzata in pietra (stūpa di Bali) o in legno (pagode cinesi), la guglia si incontra di rado in Occidente fino all'epoca gotica, età in cui è utilizzata come terminale per i campanili o per le torri fiancheggianti le chiese, come contrappeso per i piloni che reggono i contrafforti o come coronamento della crociera del transetto. In quest'ultimo caso, la guglia è costituita da un'intelaiatura di legno coperta di piombo o di lastre di ardesia. Quasi scomparsa in epoca rinascimentale e barocca, fu talvolta ripresa in edifici moderni (cupola di S. Gaudenzio a Novara, di A. Antonelli; tempio della Sagrada Familia a Barcellona, di A. Gaudí).

2) Per similitudine, la chioma di alcune piante (per esempio conifere) o di alcuni tipi di infiorescenze (canna, ecc.).

3) Formazione rocciosa isolata e appuntita, frequente nelle Alpi Occidentali.

4) In zoologia, parte della conchiglia dei Gasteropodi costituita dal complesso delle spire sovrapposte a quella più ampia, terminale, che porta la bocca.

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