gastrorragìa

sf. [sec. XIX; da gastro-+(emo)rragia]. Emorragia della parete gastrica. È acuta se la perdita di sangue è imponente, cronica se consiste di gocce ma dura per un lungo periodo di tempo. Nel caso di gastrorragia acuta possono esservi vomito di materiale nerastro (ematemesi), scariche diarroiche dello stesso colore, melena o, infine, soltanto pallore, con caduta della pressione arteriosa, polso piccolo, tendenza al collasso. Spesso la sintomatologia sopra descritta si presenta in modo completo e simultaneamente. Se si tratta, invece, di gastrorragia cronica si assiste al graduale instaurarsi di una forma di anemia di tipo ipocromico, mentre la presenza di sangue nelle feci può essere rilevata soltanto con la ricerca microscopica (sangue occulto). La gastrorragia si verifica nelle ulcere e nelle neoplasie gastriche, nei traumi diretti contro la parte superiore dell'addome, in caso di varici gastriche per ipertensione portale conseguente a una cirrosi epatica in fase avanzata, ecc.

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