Lessico

sf. [sec. XIII; dal latino crypta, risalente al greco krýptē, da krýptō, nascondere].

1) Cavità naturale sotterranea di forma irregolare spesso con zone allargate, camere laterali, strozzature e ramificazioni irregolari. Le grotte sono originate, in genere, da fenomeni distruttivi di tipo fisico, come l'erosione da parte delle acque (marine o interne), del vento e dei ghiacci, e di tipo chimico come la dissoluzione carsica. All'interno delle grotte sono presenti veri e propri ecosistemi, detti cavernicoli, caratterizzati da alcune condizioni specifiche quali: assenza di luce, costanza della temperatura e dell'umidità, scarsità di risorse alimentari, costituite soltanto dai residui organici portati da animali che vivono all'esterno e dal poco humus che si accumula sul fondo. Queste condizioni limitano fortemente i componenti della biocenosi che nelle grotte è composta di vegetali e animali capaci di profondi adattamenti. Il principale limite è l'assenza di luce, che consente lo sviluppo di una flora ristretta ad alcune specie di Muschi, Felci e Funghi saprofiti. Queste forme vegetali hanno, comunque, origine da semi o spore provenienti dall'esterno e il loro sviluppo è regolato dalla compatibilità tra le condizioni ambientali e le loro esigenze vitali. La fauna delle grotte, oltre alle specie presenti solo per riparo occasionale (troglosseni), comprende forme obbligate di Artropodi, Aracnidi, Diplopodi e Coleotteri, con adattamenti tipici quali depigmentazione, riduzione degli organi fotosensibili e sviluppo di quelli tattili. La fauna troglossena è costituita da animali fotofobi quali Insetti notturni, Lepidotteri, Anellidi, Molluschi e Mammiferi (pipistrelli). Nelle acque presenti nelle grotte vivono molluschi e, talora, pesci e anfibi.

2) Struttura decorativa eretta in parchi e giardini, imitante le grotte naturali.

3) Reg., locale sotterraneo adibito a cantina; in alcune località è sinonimo di osteria.

4) Ant., roccia, luogo dirupato; argine, riva alta. Fig. poetico, rifugio, riparo.

5) Nel gergo giornalistico, indicava lo scomparto del bancone di tipografia o di uno scaffale in cui si conserva il materiale di composizione, già pronto per la stampa, relativo ad articoli o servizi di non immediata pubblicazione.

Cenni storici

Ripari sottoroccia e cavità naturali furono abitati dai tempi più remoti (grotta di Drachenloch, grotta dei Fanciulli) e già nel Paleolitico furono sentiti anche come luoghi sacri (pitture magico-propiziatorie delle grotte della regione franco-cantabrica). Anticamente la grotta era intesa come luogo di culto e sede di abitazione di dei inferi e superi. In Grecia erano famose le grotte del monte Ditte a Creta, di Lyttos, di Delfi (incorporata nel tempio di Apollo) e le due sulle pendici dell'Acropoli di Atene. In epoca ellenistica è in luoghi sotterranei, per lo più artificiali, che si svolgono i culti dei misteri di Cibele, Dioniso e Mitra (i cosiddetti mitrei, diffusi in ambiente romano dalla fine del sec. I). Grotte naturali adattate artificialmente sono i ninfei (detti anche musei) delle grandi ville romane (Sperlonga, Capri, ecc.).

Architettura

Nell'architettura manierista, la grotta artificiale, elemento bizzarro e ambiguo, tra “natura” e “arte”, godette di molta fortuna: dal prototipo del Giardino Segreto del palazzo Tè a Mantova di Giulio Romano, a quella celebre del Buontalenti nel Giardino di Boboli a Firenze (che ospitò dapprima i Prigioni di Michelangelo), dalla grotta dei Pini del Primaticcio a Fontainebleau a quella tutta decorata in ceramica di Bernard Palissy per il giardino delle Tuileries. Anche il Settecento, con il gusto preromantico per la “rovina” e il pittoresco, impiegò ampiamente la grotta come elemento fantasioso nel contesto naturale, specie nei giardini paesistici inglesi e in Germania (giardini reali di Richmond e Nymphenburg).

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