gradazióne

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sf. [sec. XV; dal latino gradatíonis, da gradus-us, scalino].

1) Il procedere per gradi successivi; svolgimento graduale e progressivo di un atto, di un fenomeno, di un evento: nell'egoismo sono tutte le gradazioni dei vizi; illuminare in giusta gradazione. Per estensione, varietà, categoria: la gradazione dei caratteri umani è sconfinata. Con accezioni specifiche: A) Figura retorica che consiste in una successione di termini disposti con sempre maggior forza ed energia (gradazione ascendente o climax) o secondo un'intensità decrescente (gradazione discendente o anticlimax). Per la gradazione vocalica vedi apofonia. B) Nel linguaggio fotografico indica il contrasto dell'emulsione delle carte da stampa; dal valore 0 (extramorbido) al 5 (extracontrasto). C) In geologia, struttura sedimentaria primaria interna, caratteristica della stratificazione di alcune rocce sedimentarie, particolarmente di quelle depositate da correnti di torbidità, che si manifesta con una graduale variazione in senso verticale nella dimensione, e talora anche nella composizione, dei granuli che la costituiscono. Nella gradazione normale alla base dello strato sono presenti gli elementi clastici più grossolani; in caso contrario la gradazione si definisce inversa.

2) In enologia, gradazionealcolica.