Lessico

[sec. XIX; dal greco hygieine (téchnē), (scienza) che giova alla salute].

1) Branca della medicina che studia tutti i fattori che possono influire sulle condizioni di salute dell'uomo e che si propone l'attuazione di tutte quelle misure di prevenzione e protezione sanitaria atte a salvaguardare lo stato di benessere fisico e psichico del singolo cittadino (igiene individuale) o dell'intera collettività (igiene pubblica).

2) Per estensione, il complesso di norme destinate alla salvaguardia della salute, sp. in rif. alla pulizia personale e degli ambienti: igiene della bocca, igiene delle mani, igiene dell'abitazione. § Nell'ambito del complesso delle leggi e dei regolamenti che provvedono alla difesa collettiva contro le malattie infettive e al risanamento ambientale, alla metà degli anni Cinquanta del sec. XX furono istituiti in ogni provincia d'Italia gli uffici d'igiene, come emanazione della pubblica amministrazione, con compiti di promozione e controllo dell'applicazione delle leggi e dei regolamenti igienici. I compiti di questi uffici sono stati poi affidati alle ASL.

Cenni storici: dall'antichità al XIX secolo

Anche se come branca autonoma della medicina l'igiene si è sviluppata essenzialmente nel sec. XIX, sin dai tempi più antichi risultano messe in pratica presso tutti i popoli misure igieniche a tutela della salute individuale e collettiva: ancora però le popolazioni cosiddette primitive seguono precise norme igieniche che, a somiglianza di quanto avvenuto in passato, sono state sovente codificate con motivazioni rituali e religiose (per esempio le abluzioni, la circoncisione, i vari tabù, l'adozione o l'abolizione di alcuni alimenti, ecc.). Già presso i Sumeri, gli Egizi e le antiche civiltà dell'India e della Cina furono realizzate canalizzazioni per l'acqua potabile e per i rifiuti, furono regolamentate le modalità delle sepolture, la pulizia delle abitazioni, l'igiene degli alimenti; la medicina indiana e cinese attribuì soprattutto grande importanza a pratiche igieniche individuali e collettive quali i lavacri. Presso i popoli mediterranei, in particolare i Greci e i Romani, l'igiene assunse più precise connotazioni sanitarie, spesso sancite da norme di legge: sono noti provvedimenti di profilassi contro la diffusione della lebbra e norme atte a garantire la pulizia degli accampamenti militari; la stessa usanza del riposo sabbatico degli Ebrei può esser considerata un'importante norma sanitaria. Dei Romani sono note le importanti realizzazioni igieniche (quali gli acquedotti, le cloache, le terme) e le leggi sull'immagazzinamento e sul commercio degli alimenti. In Italia, nel Medioevo i temi dell'igiene assunsero nuova importanza con la Scuola medica salernitana, dalle cui indicazioni Federico II, verso il 1250, trasse le linee per le prime norme di igiene pubblica nel napoletano e in Sicilia. Anche i Comuni e le Repubbliche marinare, a seguito dei sempre più frequenti contatti con le terre orientali, provvidero all'emanazione di norme contro la diffusione della peste (fra le quali si prevedevano la denuncia e l'isolamento dei casi sospetti) e più tardi della lebbra e del vaiolo (l'istituzione dei lazzaretti risale al sec. XV). Nel sec. XVII l'igiene rivolse le sue prime attenzioni verso il mondo del lavoro (con B. Ramazzini) e nel sec. XVIII nuove prospettive si aprirono nel campo della profilassi con la vaccinazione antivaiolosa. Verso la metà del sec. XIX molteplici fatti concomitanti furono alla base dello sviluppo dell'igiene: da un lato i successi della microbiologia, gli studi di Lister, Pasteur e Koch offrirono le basi per importanti provvedimenti profilattici contro infezioni e malattie, dall'altro la convocazione della prima Conferenza sanitaria internazionale (Parigi, 1851) suggerì misure di prevenzione contro le malattie infettive con accordi specifici fra gli Stati. È del 1866, infine, la creazione a Monaco del primo Istituto universitario di igiene, che sanciva il riconoscimento dell'igiene quale disciplina autonoma della medicina. I progressi compiuti nel campo scientifico e la diffusione delle pratiche igieniche hanno poi ampliato e sviluppato i campi di intervento in molteplici settori; così successivamente l'igiene, oltre a interessarsi alla lotta contro le malattie infettive, epidemiche e contagiose, ha esteso la propria attività verso la ricerca e la profilassi di tutte le cause di malattia fisica e psichica, tendendo verso l'adozione di nuove metodiche per proteggere e migliorare lo stato di salute di tutti gli individui, dal periodo prenatale fino all'età adulta e alla vecchiaia; inoltre, ha contribuito alla programmazione organica degli interventi sanitari preventivi (general check-up, screening test), alla tutela dell'ambiente (inquinamento dell'aria, dell'acqua, del suolo, degli alimenti) e alla prevenzione dei rischi professionali.

Cenni storici: il XX secolo

Nel corso degli ultimi decenni del sec. XX, l'igiene si è sviluppata e specializzata in più branche, caratterizzate dalla specificità dei campi di intervento; tra esse le più importanti possono esser considerate: l'igiene alimentare, che si occupa della genuinità degli alimenti, nonché delle norme igieniche in merito alla loro preparazione, conservazione e distribuzione; l'igiene ambientale, che, studiando le influenze esercitate sull'uomo dai fattori ambientali, detta norme contro gli inquinamenti in accordo con l'ecologia; l'igiene internazionale, complesso di norme messe in atto dagli Stati per la profilassi delle malattie epidemiche; l'igiene del lavoro; l'igiene mentale, che presiede alla profilassi delle turbe psicopatologiche, attraverso un controllo delle condizioni di salute mentale della popolazione e un intervento sulle condizioni socio-ambientali che possono favorire lo sviluppo di forme morbose di carattere psichico; l'igiene pubblica; l'igiene rurale, che si occupa dei problemi igienici del mondo agricolo, con particolare riferimento all'edilizia, allo smaltimento dei rifiuti, alla sanità degli animali; l'igiene scolastica, che studia e cura il buon funzionamento delle istituzioni educative dal punto di vista dell'integrità fisica e mentale degli allievi e del personale insegnante e non-insegnante; l'igiene sessuale, che affronta i problemi di una corretta condotta sessuale; l'igiene sociale, che riguarda l'ampio campo degli interventi igienici d'interesse collettivo, quali la profilassi delle malattie infettive, delle intossicazioni e delle tossicomanie, la lotta alle malattie cosiddette sociali, l'educazione sanitaria, ecc.; l'igiene urbana, che regolamenta lo sviluppo dei centri cittadini secondo determinati principi igienico-sanitari, nonché di tutto quanto concerne i regolamenti edilizi, gli impianti igienici, ecc.; l'igiene edilizia, che studia la corretta esposizione dei fabbricati, le caratteristiche dei materiali, lo smaltimento dei rifiuti, ecc.

Diritto pubblico

Fra gli obblighi fondamentali di uno Stato moderno vi è la tutela dell'igiene pubblica ed esso la svolge in prima persona per mezzo di organi propri o tramite altri enti pubblici. In particolare la legislazione dello Stato, in ordine all'igiene pubblica, contempla: limitazioni alla libertà personale (per esempio con l'obbligo alla vaccinazione), della proprietà privata (per esempio, norme per alcune coltivazioni, distanza di edifici per abitazione da fonti d'inquinamento) e dell'attività industriale (norme per la produzione e confezione di generi alimentari; neutralizzazione del potere d'inquinamento di determinate sostanze). Le varie misure preventive in materia sono tanto numerose che si è reso necessario, anche agli effetti di una maggiore incisività operativa, raccoglierle in un unico corpus legislativo (Testo unico delle leggi sanitarie); non solo, ma fra i diversi Stati sono intercorse trattative che hanno portato alla firma di convenzioni internazionali per dare ai comuni sforzi un carattere unitario: ne è un esempio la Convenzione di Ginevra del 1951 patrocinata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Diritto del lavoro

Con igiene e sicurezza del lavoro si intende un complesso di norme e di leggi che tendono ad assicurare al lavoratore la preservazione della salute e la sua incolumità mentre presta la sua opera. Dette norme trovano espressione nel decreto presidenziale 19 marzo 1956, n. 303, e nel decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, a cui sono vincolanti per tutte le attività industriali e agricole sia delle imprese pubbliche sia di quelle private. In particolare, il secondo, comunemente noto come "la 626" ovvero "la legge sulla sicurezza nel lavoro", ha introdotto importanti innovazioni nel campo della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro e, pur senza sostituirsi alla disciplina precedente, ha modificato radicalmente l'impostazione della tecnica di prevenzione. Si è passati, infatti, da una normativa fondata su un tipo di intervento sostanzialmente "riparatorio" a una focalizzata sulla prevenzione e sull'informazione. Questa legge, infatti, non riserva più la gestione della sicurezza al datore di lavoro e ai suoi più stretti collaboratori ma, in considerazione della sua importanza, coinvolge tutti i lavoratori nella messa a punto del sistema di sicurezza, sancendo così il passaggio da un sistema incentrato sulle regole a uno che punta principalmente sulle singole persone. In primo luogo, la 626 prevede un intervento organico all'interno dell'azienda che coinvolge tutti i soggetti del processo produttivo nel coordinamento della prevenzione: dalle tecnologie (che devono essere in regola con i canoni di sicurezza) ai lavoratori (con i rappresentanti per la sicurezza), dalla struttura medica (che per le grandi aziende sarà obbligatorio prevedere al proprio interno) ai segnali e alle stesse attrezzature di sicurezza. La legge si fonda essenzialmente sull'obbligo del datore di lavoro di portare a conoscenza dei propri dipendenti i rischi connessi alla prestazione lavorativa: "informare per prevenire e quindi ridurre al minimo i rischi". Gli agenti nocivi collegati al lavoro sono molteplici e dipendono dalle caratteristiche dei materiali impiegati nelle lavorazioni e dei loro residui, nonché da specifiche condizioni, quali le radiazioni, il rumore, la temperatura, l'umidità, la qualità dell'aria, l'illuminazione, il grado di inquinamento ecc. Molti processi produttivi comportano il contatto con materiali pericolosi (acido cloridrico, acido cianidrico, ossidi d'azoto, anidride solforosa, fluoro, cromo, piombo, mercurio, fosforo, arsenico, solfuro di carbonio, idrocarburi ecc.) o con materiali inerti in forme tali (polveri fini) da costituire fonti di danno per il lavoratore. In questi casi è d'obbligo l'adozione di mezzi di protezione (ventilazione forzata, maschere filtranti, indumenti protettivi, decontaminazione).

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora