intelligibilità

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sf. [sec. XVI; da intelligibile].

1) Proprietà di tutto ciò che può essere oggetto dell'intelletto e quindi suscettibile di essere pensato. È un concetto nato nel pensiero greco, con Platone che distingue il mondo dell'intelligibilità o della conoscenza vera dalla dimensione di ciò che è solo oggetto di credenza o di opinione, e con Aristotele, che distingue fra enti sensibili ed enti intelligibili: distinzione rimasta dominante nella storia della filosofia.

2) Nel linguaggio comune, che è comprensibile: intelligibilità di un periodo, di un discorso. Con accezione specifica, nelle telecomunicazioni, attitudine degli apparati interessati a una comunicazione telefonica (microfono, linee d'utente, centrale telefonica ed eventuali amplificatori, ricevitore telefonico) a trasmettere correttamente le informazioni contenute nella voce umana in modo da consentire un'agevole comprensibilità dei messaggi. L'intelligibilità viene misurata trasmettendo liste di logatomi (sillabe o gruppi di sillabe prive di significato) che, pronunciati distintamente al microfono, debbono venire annotati così come compresi dall'operatore all'ascolto all'altro capo del canale telefonico. L'intelligibilità in tal caso è valutata dalla percentuale dei logatomi correttamente ricevuti.

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