leggènda

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sf. [sec. XIV; dal latino legenda (cose da leggere), gerundivo neutro pl. di legĕre, leggere].

1) Racconto della vita o delle gesta di un santo (un tempo letto nel giorno della sua festa), in cui la verità storica si fonde con l'elemento fantastico. § Il processo di trasformazione della leggenda incominciò molto presto: nel caso delle vite dei martiri, è raro che il racconto si limiti al semplice resoconto del processo e del martirio, e più frequente è l'aggiunta di particolari romanzeschi che mettano in evidenza l'eroica forza di sopportazione mostrata dal martire durante il supplizio. Tra le raccolte di leggende agiografiche, le più vaste e autorevoli sono gli Acta Martyrum et Sanctorum, i Dialoghi di San Gregorio Magno, gli scritti di Gregorio di Tours, mentre il leggendario più diffuso è la Leggenda aurea di Iacopo da Varazze. Nell'accezione moderna, la leggenda è la narrazione di fatti storici deformati mediante l'intrusione di elementi fantastici e meravigliosi. Per la presenza di un addentellato storico, la leggenda si distingue dalla favola e dalla fiaba, i cui personaggi o avvenimenti sono immersi in una sfera esclusivamente fantastica. Non altrettanto netta è la differenziazione della leggenda dal mito, dal momento che componenti mitiche sono spesso presenti nell'articolazione di alcune leggende e comune è l'origine di miti e leggende dalla tradizione orale; mentre tuttavia la leggenda presuppone necessariamente l'esistenza di fatti storici da trasformare in una dimensione fantastica, non altrettanto si può dire del mito. Alla raccolta e classificazione delle leggende si applicano i criteri della geografia linguistica, che consentono, mediante lo studio delle varianti, di individuarne i maggiori centri di diffusione.

2) Analoga narrazione di argomento religioso o eroico che aggiunge particolari immaginari al primitivo nucleo storico: leggende greche, romane; leggende cavalleresche. Per estensione, impresa storica che assume valore leggendario: la leggenda napoleonica. Fig., fatto inventato, fandonia: non crederci, è una leggenda.Nell'accezione moderna, la leggenda è la narrazione di fatti storici deformati mediante l'intrusione di elementi fantastici e meravigliosi. Per la presenza di un addentellato storico, la leggenda si distingue dalla favola e dalla fiaba, i cui personaggi o avvenimenti sono immersi in una sfera esclusivamente fantastica. Non altrettanto netta è la differenziazione della leggenda dal mito, dal momento che componenti mitiche sono spesso presenti nell'articolazione di alcune leggende e comune è l'origine di miti e leggende dalla tradizione orale; mentre tuttavia la leggenda presuppone necessariamente l'esistenza di fatti storici da trasformare in una dimensione fantastica, non altrettanto si può dire del mito. Alla raccolta e classificazione delle leggende si applicano i criteri della geografia linguistica, che consentono, mediante lo studio delle varianti, di individuarne i maggiori centri di diffusione.

3) Iscrizione o didascalia di testi, di illustrazioni, di opere d'arte, ecc. In particolare: A) Tabella con abbreviazioni e spiegazione dei simboli convenzionali posta in atlanti, carte geografiche, grafici e simili. B) In numismatica, iscrizione che corre lungo il bordo di una o entrambe le facce di una moneta o medaglia; comprende il nome dell'autorità emettente la moneta o del titolare della medaglia, la data e il luogo di emissione, oppure motti, invocazioni, ecc.

4) Leggende metropolitane: gli analisti del costume e gli studiosi della comunicazione hanno osservato come nelle società tecnologicamente sviluppate vengano riportati e diffusi con sempre maggiore frequenza, tramite i mezzi di comunicazione di massa (radio, televisione, ma soprattutto stampa), racconti di eventi fantastici, terrificanti e apparentemente incredibili. Nella grande maggioranza dei casi, si tratta di storie prive di qualsiasi fondamento reale, che trovano credibilità proprio per il fatto di essere in qualche modo avallate dalla fonte d'informazione. Il fatto che simili narrazioni siano prevalentemente ambientate in contesti urbani, demograficamente densi ed economicamente sviluppati, ha fatto parlare di leggende metropolitane come di una nuova produzione di mito che ha soppiantato nell'immaginario collettivo l'antico repertorio di fiabe, saghe e leggende, conservando, però, un significato comune a quello che gli analisti del folclore e gli stessi psicologi sociali attribuiscono alla tradizionale produzione favolistica. Infatti, la narrazione fantastica tradizionale rielaborava paure e angosce collettive, fissandole in personaggi e racconti che ne rappresentavano allegoricamente il sostrato culturale, spesso ricavandone una morale a uso di edificazione. Analogamente, le nuove leggende metropolitane propongono tutto il repertorio di ansia e di frustrazione di società allevate nel culto dell'onnipotenza scientifica e tecnologica e chiamate improvvisamente a fare i conti con irruzioni nella vita quotidiana di minacce impreviste e inquietanti. La notizia, riportata con grande evidenza dalla stampa americana, di un topo di dimensioni mostruose che si aggira nel sottosuolo di una metropoli industriale (per non parlare delle centinaia di coccodrilli che popolerebbero, secondo i rotocalchi della città, le fognature di New York), simboleggia i pericoli nascosti di cui la stessa complessa configurazione della città è fonte, dando metaforicamente corpo a paure (letteralmente) sotterranee e prive di una plausibile identificabilità. Ogni leggenda metropolitana, in un certo senso, esattamente come la vecchia produzione favolistica, codifica messaggi latenti nella cultura popolare. A suo modo, produce persino delle informazioni che, sebbene distorte e quasi sempre inesatte, contengono embrioni di verità rielaborate dalla paura. Esemplari, in questo senso, le diverse versioni circolate un po' in tutto il mondo circa l'origine del contagio da AIDS. Invariabilmente, la leggenda metropolitana tende ad associare il principio della vicenda malefica con il comportamento trasgressivo e la volontà intenzionale e perversa di qualche figura simbolo, si tratti di uno scienziato nichilista che libera il virus da qualche laboratorio segreto o di uno steward eroinomane deciso a vendicarsi della propria disgrazia contagiando centinaia di vittime inconsapevoli, oppure ancora di una coppia di prostitute d'alto bordo che si sarebbero date – come gli untori nelle epoche della peste – alla missione diabolica di diffondere la malattia in disprezzo dei propri facoltosi clienti. Come si può constatare, i protagonisti della vicenda sono sempre personaggi oggetto di una condanna o di un pregiudizio morale, l'evento clinico (il contagio, in questo caso) appare sistematicamente il frutto di una precisa intenzione, anche se è individuata correttamente la forma biologica della trasmissione del male, mentre la reale identità dei personaggi rimane altrettanto sistematicamente nebulosa. Nelle varie leggende metropolitane cambiano i simboli e le metafore, mai la struttura e il significato latente. Essi rinviano sempre a paure diffuse che si cerca di esorcizzare individuando capri espiatori in figure negative. Ricorrente appare perciò anche il senso morale – o propriamente moralistico – del racconto, che rinforza il rifiuto delle diversità e tende a riprodurre stereotipi etnici e culturali. All'origine dell'evento straordinario, quasi sempre malefico, compare infatti spesso un soggetto altro, estraneo alla comunità, così come nell'antichità le epidemie o le carestie venivano attribuite agli effetti di divinità nemiche o di invasioni di popolazioni ostili. Alcuni studiosi hanno notato come, comparando le leggende metropolitane raccolte un po' ovunque, si possa cogliere una grande somiglianza nel racconto degli eventi. Questi riconducono a un'unica matrice narrativa (il contagio, l'animale straordinario, la comparsa degli extraterrestri, ecc.) e sembrano variazioni di uno stesso tema, anche qui in analogia con i repertori tradizionali delle fiabe e delle leggende classiche. Questo fenomeno risulta potenziato dal ruolo dei mezzi di comunicazione di massa, dalla loro velocità informativa, che rasenta la simultaneità fra realtà e immagine, alimentando così incroci, contaminazioni, sovrapposizioni di linguaggi e di racconti. Il fatto che racconti simili, aventi un unico tema narrativo e contenenti un'unica morale, rimbalzino da un capo all'altro del pianeta produce l'effetto di accreditarne la paradossale veridicità, alimentando processi di suggestione collettiva e rinforzando il circuito dell'ansia. Spesso notizie prive di qualsiasi attendibilità vengono veicolate senza controllo per evitare che una concorrenza priva di scrupoli anticipi l'evento a lettori o ascoltatori. Altrettanto spesso, invece, un fatto singolare, ma non straordinario – come la fuga di una pantera da uno zoo cittadino – viene enfatizzato e rielaborato in chiave di simbolismo politico, attivando autentiche strategie di marketingpubblicitario: la pantera inafferrabile diviene l'emblema della contestazione universitaria romana alla fine degli anni Ottanta.