maiale

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sm. [sec. XIV; dal latino maiālis].

1) Animale domestico derivato da specie selvatiche, tra cui il cinghiale, e allevato dall'uomo da ca. 6000 anni (vedi suino); porco. In particolare, il maschio castrato e ingrassato. Per estensione, la carne dell'animale macellato. La carne di maiale è di colore molto pallido per l'abbondante presenza di grasso. Nonostante i pregiudizi in proposito (che sfociano talvolta in divieti religiosi, per esempio presso ebrei e musulmani) il maiale ha una carne molto gustosa e nutriente, discretamente digeribile, e basta avere l'accorgimento di cuocerla a lungo, per eliminare le eventuali larve di parassiti in esso contenute. Per migliorarne la digeribilità la produzione si orienta all'allevamento del cosiddetto “maiale magro” o “magrone”. I tagli che si consumano freschi sono la lonza o lombata, l'arista, il carré, le puntine, le costine, ecc. Anche la testa, i piedini, le orecchie, il muso, le interiora, i fegatelli, ecc. trovano impiego gastronomico. Molte parti del maiale (per esempio, le cosce) sono alla base dei più apprezzati insaccati.

2) Fig. (f. popolare -a), persona eccessivamente ingorda o sporca o anche di costumi estremamente rilassati e corrotti.

3) Nomignolo caratteristico di uno dei più noti mezzi d'assalto impiegati dalla Marina italiana nella seconda guerra mondiale per attaccare il naviglio nemico nei porti. Si trattava di un grosso siluro pilotato, lungo 5,70 m, che recava a prora una carica di ca. 300 kg di alto esplosivo, distaccabile per essere fissata alla carena della nave da attaccare. L'equipaggio, composto da 2 uomini, poteva tentare il rientro con lo stesso apparecchio, munito di motore elettrico e di un'autonomia di 10 ore. Il tipo maggiormente usato fu denominato SLC (Siluro a lenta corsa). Tra le azioni più famose compiute dagli SLC è da ricordare il riuscito attacco alla base di Alessandria d'Egitto (1941).

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