Lessico

sf. [sec. XVII; germanico milzi].

1) Organo dell'apparato circolatorio, presente in quasi tutti i Vertebrati, che svolge complesse funzioni nella regolazione qualitativa e quantitativa della massa sanguigna.

2) In gastronomia, la milza di bue, dal gusto intenso e aroma pronunciato, finemente trita, è soprattutto usata, in Toscana, per preparare crostini, in Sicilia, panini imbottiti.

Anatomia

La milza occupa gran parte dell'ipocondrio sinistro, dove è situata profondamente nella loggia lienale o splenica. La milza è un viscere dalla forma di prisma triangolare, con estremità arrotondata, un po' appiattito, situato sotto il diaframma e sopra la flessione sinistra del colon, tra lo stomaco a destra e il rene a sinistra, trattenuto essenzialmente dal peritoneo, protetto dalle ultime coste dell'emitorace sinistro, alle quali è parallelo il suo diametro maggiore. La milza dell'uomo pesa ca. 200 g, è un organo molliccio, di colore rosso scuro. Risulta costituita da un parenchima proprio (polpa splenica o lienale), completamente avvolta da un involucro fibroso ed elastico (capsula splenica), formata da tessuto connettivo e dal rivestimento peritoneale intimamente fusi tra loro. La polpa splenica appare come una sostanza molle, che presenta caratteri differenti: la cosiddetta polpa bianca costituita da noduli linfatici (noduli lienali del Malpighi) e la polpa rossa riccamente vascolarizzata da capillari arteriosi e venosi. Alla polpa giungono, provenienti dalla capsula, i segmenti connettivali che penetrano nell'interno e i vasi (quelli afferenti, derivanti dall'arteria splenica o lienale e dal tronco celiaco, e quelli efferenti, tributari della vena lienale che si getta poi nella vena porta), che penetrano attraverso un ilo, avvolti da una guaina derivata dalla capsula e formanti nel tessuto del parenchima una sorta di rete connettivale trabecolare. La polpa rossa è formata da un esile reticolo connettivale, nelle cui maglie si trovano fini arteriole da cui si originano a ciuffo diverse arteriole, dette penicillate, che formano una ricca rete di spazi sanguigni (seni venosi o lacune venose) da cui originano le vene. Nelle trabecole si trovano anche cellule, fibre ed elementi figurati (emazie, granulociti, emocitoblasti, megacariociti, piastrine e gli splenociti, che contengono nel loro citoplasma altri globuli rossi, loro frammenti e pigmento ematico, espressione di un processo di digestione intercellulare di eritrociti). Durante la vita fetale sono presenti nella milza eritroblasti e altri elementi propri delle varie fasi di sviluppo degli elementi figurati del sangue della serie rossa. I vasi linfatici che penetrano e si diffondono nella milza seguono i vasi sanguigni; i nervi derivano dal plesso celiaco e formano nell'organo dei plessi perivasali. La milza svolge numerose e complesse funzioni, non tutte ancora chiarite. Le funzioni più note e importanti della milza sono quella emopoietica, propria della vita fetale e dell'età dello sviluppo, e che può riattivarsi anche nell'adulto in particolari casi d'emergenza (per esempio dopo abbondanti emorragie); quella emolitica, che agisce sui globuli rossi vecchi, distruggendoli, mentre il ferro che contengono viene immagazzinato quale riserva per il ricambio emoglobinico; quella di riserva per le emazie, che in caso di necessità (intenso lavoro muscolare, emorragie, intossicazioni, asfissia) possono venire immesse nel sangue circolante; quella linfopoietica, propria dell'età adulta, con la produzione di linfociti e monociti; quella di regolazione della pressione sanguigna, dato che, secondo i casi, trattiene o immette in circolo il sangue per combattere stati di iper- o ipotensione; quella protettiva, perché accresce le capacità immunitarie dell'organismo, trattenendo e distruggendo germi e sostanze estranee o nocive all'organismo e, in determinati casi, produce anticorpi specifici. Sembra, inoltre, che la milza contribuisca anche a regolare il numero delle piastrine nel sangue, a mantenere in equilibrio il tasso ematico del fibrinogeno e che produca, infine, un secreto capace di sollecitare la peristalsi intestinale.

Patologia

Le malattie della milza possono essere primitive o secondarie. Fra le prime, le più importanti sono: i traumi che possono provocare la rottura della milza con emoperitoneo; la trombosi della vena splenica, alla quale consegue splenomegalia congestizia; la sindrome o morbo di Banti, che più o meno precocemente si associa a grave compromissione epatica; la tubercolosi e alcune rare neoplasie. Assai più numerose sono invece le malattie secondarie, che esprimono la partecipazione della milza a forme morbose localizzate ad altri organi o sistemi quali leucemie linfatiche, linfogranulomatosi, linfosarcomatosi, reticoloendoteliosi, certe anemie, epatiti acute e croniche, alcuni processi infettivi (sepsi, salmonellosi, malaria, brucellosi, ecc.). L'aspetto macroscopico della milza è spesso caratteristico di particolari malattie. Uno dei più frequenti segni di sofferenza dell'organo è l'aumento del suo volume (splenomegalia), la milza da stasi acuta (per esempio nella trombosi della vena splenica si presenta con volume e consistenza aumentati e con colore cianotico intenso); nella stasi cronica il volume diminuisce, aumenta la consistenza e sulla superficie di taglio si nota una travatura fibrosa. Nelle splenosclerie (da stasi, particolari tossici cirrogeni, ecc.) si riscontrano notevole aumento di volume, di consistenza e intensa proliferazione connettivale. In alcune tesaurismosi, quale l'amiloidosi, nodulare o diffusa, la superficie di taglio appare disseminata di granuli grigi traslucidi (milza sagù) oppure con punticini giallastri su un colorito rosso bruno uniforme (milza a prosciutto o a salsiccia). Nel morbo di Pick, in seguito a fenomeni di scleria del perisplenio, la milza assume l'aspetto di un frutto candito (milza candita) e nel morbo di Hodgkin la sua superficie di taglio assomiglia grossolanamente a porfido rosso (milza porfiroide).

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