motoscooter o motoscùter

Indice

Lessico

sm. [sec. XX; adattamento dall'inglese motor-scooter]. Motociclo realizzato dopo la seconda guerra mondiale, concepito per il trasporto di una o due persone su percorsi generalmente brevi e quindi soprattutto per uso cittadino.

Tecnica: generalità

Il motoscooter è caratterizzato da una carenatura protettiva che ricopre interamente le parti meccaniche e da ruote in lamiera stampata, di dimensioni sensibilmente ridotte. Strutturalmente il motoscooter si differenzia dalla motocicletta per le seguenti caratteristiche: motore sistemato posteriormente, a sbalzo di fianco alla ruota oppure sotto la sella, insieme con i gruppi accessori e il serbatoio del carburante; telaio realizzato generalmente in lamiera stampata; ampia pedana che raccorda la parte posteriore a uno scudo protettivo frontale sormontato dal manubrio e incorporante il lungo perno dello sterzo; comando del cambio del tipo a manopola rotante, mentre l'unico comando a pedale è quello del freno posteriore. Il motore del motoscooter è quasi sempre del tipo a 2 tempi e di cilindrata ridotta (fino a un massimo di 200 cm3).

Tecnica: l'evoluzione

In Italia, la Vespa fu il primo motoscooter prodotto nello stabilimento della Piaggio a Pontedera nel 1946. La cilindrata, di 50cc, utilizzava benzina miscelata con olio (miscela). Il telaio era costituito da una scocca metallica portante mentre la sella singola, di derivazione ciclistica. Nel 1947 la Innocenti creò la Lambretta che si differenziava, dalla precedente, per il telaio tubolare rivestito dalla carrozzeria. Entrambi i motoscooter esistevano di diversi modelli con cilindrata 125, 150 e 200, ma mentre la Lambretta uscì di produzione sul finire degli anni Sessanta, la Vespa resistette fino all'arrivo degli scooter giapponesi che le sottrassero notevoli quote di mercato soprattutto a causa della diversa concezione tecnica. I primi motoscooter giapponesi a entrare sul mercato europeo furono quelli della Honda, realizzati sul modello della Lambretta; un robusto telaio tubolare supportava la carenatura di plastica anziché di lamiera. Il motore, a due tempi, possedeva un miscelatore incorporato che gli permetteva di variare la quantità di olio immessa nella camera di combustione in funzione del numero di giri. Una centralina elettronica controllava l'accensione e la presenza della batteria consentiva l'avviamento elettrico del mezzo e un sofisticato sistema di strumentazione. La successiva sostituzione del telaio portante con quello tubolare, permise anche di rivedere il posizionamento degli organi meccanici e la distribuzione dei pesi. I motoscooter diventarono stabili e sicuri con motori più potenti, fino a 5 CV per uno da 50cc. Gli unici requisiti richiesti dal codice della strada per i ciclomotori fino a 50cc, riguardavano la velocità massima di 45 km/h ottenuta con un limitatore elettronico di giri e il divieto di trasportare un passeggero. Il cambio a variatore venne sostituito da uno continuo a cinghia dentata e i freni con quelli a disco. A questi primi modelli sono seguiti i motoscooter con cilindrate e prestazioni superiori: 125, 150, 200, 250, 400, 500 e 600cc. Con le nuove cilindrate e una carrozzeria più comoda, dotata di scomparti per contenere il casco e piccoli bagagli, i motoscooter sono oggi in grado di insidiare anche il mercato delle moto da turismo. La sperimentazione di nuovi modelli prosegue con lo sviluppo di motoscooter cosiddetti elettrici e ibridi (motore a combustione più motore elettrico) da utilizzare nei centri, a traffico limitato, delle grandi città. Tuttavia la minore potenza ricavabile da un motore elettrico e il peso delle batterie, favoriscono la scelta del più leggero ciclomotore elettrico.

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