nón violènza

loc. usata come sf. Concezione etica della vita basata sul totale rifiuto di qualsiasi tipo di violenza, sia fisica sia morale, e quindi sull'impegno a lottare in nome dell'amore verso tutti gli esseri viventi per la realizzazione di una società pacifica e non coercitiva. La pratica non violenta, già attuata nell'antichità dai primi cristiani e più tardi da alcuni gruppi protestanti (quaccheri, valdesi, mormoni, ecc.), ha trovato nell'epoca contemporanea una delle sue massime applicazioni nell'insegnamento e nella pratica di Gandhi. Usate inizialmente nella lotta anticolonialista indiana e in quella contro la segregazione razziale negli Stati Uniti (di cui Martin Luther King fu il massimo esponente), le tecniche di lotta non violenta, come il boicottaggio, gli scioperi, la disubbidienza civile, l'occupazione pacifica di locali, ecc., hanno avuto una crescente diffusione, ispirando numerosi organismi a carattere nazionale e internazionale, come le iniziative di Bertrand Russell per il disarmo nucleare e la pace mondiale.

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