pìsside

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sf. [sec. XIV; dal latino pyxis-xídis, dal greco pyxís-ídos, da pyxós, bosso, perché in origine era di bosso].

1) Nell'antichità greco-ellenistica e romana, piccola scatola in legno, terracotta, avorio od osso di forma per lo più cilindrica o di piccola coppa su piede, usata per contenere oggetti di toeletta, unguenti o profumi. In seguito, più specificamente, il contenitore liturgico per le ostie consacrate, conservato nel tabernacolo dell'altare. Inizialmente a forma di scatola, la pisside si adornò in epoca gotica di guglie e pinnacoletti, prima di assumere la foggia definitiva di calice con coperchio. Lavorata in metalli preziosi e decorata con gemme e smalti, la pisside fu spesso opera di alta oreficeria.

2) In botanica, tipo particolare di capsula, frutto secco deiscente, che si apre per mezzo del distacco di un opercolo apicale, come quella dell'anagallide (Anagallis arvensis).