Lessico

(ant. e lett. palàgio), sm. [sec. XIII; latino palatíum, propr. il palazzo imperiale edificato sul Palatino]. Edificio di grandi dimensioni, dall'architettura ricca e pregevole, costruito in origine per abitazione regale o signorile o per sede di un pubblico ufficio: palazzo Farnese; il palazzo del Senato, delle Poste;palazzo di giustizia (ant. anche solo palazzo), quello in cui hanno sede gli uffici giudiziari di una città. Per antonomasia, il palazzo di un sovrano: intrighi, congiure di palazzo. Per estensione, edificio di notevole mole, adibito ad abitazione di più famiglie: gli inquilini, la portinaia del palazzo. In senso fig. e con intento polemico (per diffusione di una metafora originariamente dovuta a P. P. Pasolini), simbolo degli apparati del potere politico, sentiti come estranei e spesso ostili agli interessi della gente comune: la frattura tra il palazzo e i cittadini. Il dim. palazzòtto indica un edificio di non grandi dimensioni ma dall'aspetto piuttosto severo; lo spregiativo palazzàccio si usa famliarmente a Roma per indicare il vecchio palazzo di Giustizia.

Architettura: dall'antichità all'Alto Medioevo

Poco rimane dei palazzi egiziani, che constavano di tre parti nettamente separate: il selamik, residenza del re e dei suoi ospiti, l'harem, riservato alle donne e alla vita familiare, e il khan, luogo dei servizi e dei magazzini (palazzo di Amenofi III a Medinet Habu). Analoga distribuzione presentavano i palazzi mesopotamici, come per esempio quello di Kish, appartenente al periodo protodinastico e costituito da un complesso di tre edifici di cui restano un ingresso, alcuni ambienti dietro un cortile quadrato e un edificio con colonne. Tipico dell'antica Mesopotamia è però il palazzo di Ešnunna, che si compone di una grande sala, di una sala del trono, di un cortile e di vani più piccoli adibiti a uffici. Lo schema, che si ripete con varianti a Mari, Assur, Dur Kurigalzu, si protrasse fino all'epoca assira e neobabilonese a Ninive, Khorsābād e Babilonia. Alcune strutture assire furono peraltro mutuate dai Siriani che vantavano una gloriosa tradizione architettonica, dai palazzi di Yarīm-Līm e Niqmepa a Tell ʽAtšana sino a quelli di Zinçirli e Tell Taynat. Di grande interesse sono i palazzi reali di Boğazkale, di Beycesultan e di Kültepe in Anatolia. Anche qui la struttura è raggruppata intorno al cortile interno, ma le sale sono numerose, collegate da corridoi e ornate di colonne. In Iran gli splendidi palazzi achemenidi di Pasargade, Susa e Persepoli avevano funzione di rappresentanza, con grandiose sale per udienze, imponenti colonnati, scalinate e monumentali bassorilievi. Nel mondo greco i più antichi palazzi appartengono alle civiltà minoica (Cnosso, Festo, Zakros) e micenea (Micene, Tirinto, Pilo): i primi molto ampi, con grandi spazi aperti, i secondi più raccolti, di tipo spiccatamente difensivo e con una più precisa distribuzione degli ambienti. In epoca classica non sono documentati palazzi veri e propri, a causa delle mutate concezioni politiche, se non in qualche area eccentrica. Nuovamente presenti invece con le monarchie ellenistiche (Alessandria, Antiochia, Seleucia), non sono però noti nella realtà monumentale se non nell'esempio minore di Tolemaide, con ampie sale di rappresentanza. Nel mondo romano il tipo architettonico del palazzo si affermò con l'avvento dell'Impero. Di epoca flavia è il grande palazzo sul Palatino (vedi anche Domus Augustana) dovuto a Rabirio, con un'organizzazione spaziale che risponde a criteri sia funzionali sia scenografici e una divisione essenziale in palazzo di rappresentanza e palazzo di abitazione. Meno noti sono i palazzi dei sec. II e III e quelli più tardi di Treviri, Milano, Nicomedia, Tessalonica e infine Costantinopoli. Il grandioso palazzo di Diocleziano a Spalato è concepito come una vera e propria città, con mura perimetrali con torri e porte, diviso in quattro aree dalle strade principali. Il palazzo di Teodorico a Ravenna è raffigurato nei mosaici di S. Apollinare Nuovo. Del periodo altomedievale è scomparso il palazzo di Carlo Magno ad Aquisgrana; sussistono invece i resti di alcuni palazzi musulmani, sia omayyadi sia abbasidi. Tuttavia l'esempio di palazzo musulmano meglio conservato, seppure più tardo (sec. XIV), è quello dell'Alhambra a Granada .

Architettura: dal Medioevo all'Ottocento

Nel Medioevo, secondo i diversi regimi politici, si ebbero palazzi papali (Orvieto, Viterbo, Avignone), ducali (Venezia), comunali; questi ultimi appaiono in genere caratterizzati da un loggiato aperto a pianterreno e da una corrispondente sala per le riunioni al piano superiore e sono muniti spesso di un'alta torre (palazzo del Comune a Piacenza; palazzo della Ragione a Milano; palazzi pubblici di Siena, Firenze, Orvieto, Gubbio, Perugia). Il tipo del palazzo rinascimentale, caratterizzato dalla forma a blocco compatto e regolare, con zona centrale di distribuzione (cortile o sala coperta) ed elegante facciata rigorosamente scandita dalle finestre, si definì a Firenze dove le famiglie nobili si fecero erigere dimore che influenzarono i maggiori palazzi fino al periodo barocco; si ricordano i palazzi Medici-Riccardi, Strozzi, Rucellai, quest'ultimo (progettato da L. B. Alberti) con la caratteristica, più volte ripresa in seguito, degli ordini classici sovrapposti. Un posto a parte merita il Palazzo Ducale di Urbino di L. Laurana che, pur adottando per alcuni aspetti uno stile schiettamente rinascimentale, mantenne la tipologia del castello. Il prototipo del palazzo cinquecentesco italiano può essere considerato palazzo Farnese a Roma, iniziato nel 1517 da A. da Sangallo il Giovane e completato da Michelangelo, che nella facciata del palazzo dei Conservatori introdusse l'ordine gigante abbracciante più piani. A Venezia e in tutto il territorio veneto la lezione romana fu originalmente interpretata da architetti come Sansovino e Palladio, che nei loro ariosi palazzi sottolinearono i valori spaziali e pittorici (palazzo Corner a Venezia; palazzo Chiericati a Vicenza). In Francia, dove il palazzo aveva continuato a mantenere lo schema piuttosto disorganico del castello, P. Lescot definì con il progetto del Louvre (1546) una nuova e unitaria planimetria. Tipico e grandioso esempio di palazzo rinascimentale spagnolo è invece l'Escorial presso Madrid. Con l'avvento del barocco, le facciate dei palazzi cominciarono ad allungarsi e a movimentarsi (facciata mistilinea di palazzo Carignano a Torino); lo schema della pianta si aprì e si complicò con cortili multipli (palazzo Corsini a Roma; reggia di Caserta), scaloni, bracci a doppio T prospicienti scenografici parchi (palazzo Barberini a Roma). In Francia, ai severi palazzi della prima metà del sec. XVII (palazzo del Lussemburgo a Parigi) si sostituirono gradatamente quelli caratterizzati dall'impiego dell'ordine gigante. La reggia di Versailles (realizzata nella seconda metà del sec. XVII da L. Le Vau e J. H. Mansart), con la facciata del corpo centrale arretrata rispetto alle ali e la fronte interna, prospiciente il parco, più ricca e ornata, servì da modello a tutte le regge europee. Anche il periodo neoclassico ha lasciato esempi notevoli di palazzo (palazzo Serbelloni e Belgioioso a Milano; la serie dei palazzi voluti dallo zar Pietro I a Pietroburgo). Dalla seconda metà del sec. XIX il concetto di palazzo inteso come residenza reale e signorile decadde e la tipologia venne applicata, per lo più con gusto eclettico, soprattutto a ministeri, tribunali, banche, musei, ecc. (palazzo del Parlamento e palazzo di Giustizia a Roma, rispettivamente di E. Basile e di G. Calderini).

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