palustre

Indice

Lessico

agg. [sec. XIV; dal latino paluster-stris, da palus-ūdis, palude].

1) Di palude: piante palustri; ambiente palustre, ambiente di sedimentazione continentale, corrispondente ad aree occupate da stagni e paludi e caratterizzato da acque molto basse, da circolazione ristretta e da notevole sviluppo di una tipica vegetazione; per l'ambiente palustre costiero, vedi salmastro.

2) Ant., paludoso.

Ecologia

L'ambiente palustre rappresenta per lo più uno stadio del processo evolutivo di un ambiente lacustre in conseguenza del graduale interramento della conca lacustre: può a sua volta, in condizioni ambientali opportune, evolvere verso lo stadio di torbiera. I depositi sedimentari sono in gran parte organogeni e possono essere totalmente o quasi rappresentati da detriti vegetali. L'ambiente palustre è inoltre sede di deposito di materiali sabbiosi, siltosi e argillosi, trasportati per dilavamento. Ad ambienti palustre è fatta risalire l'origine di alcuni scisti bituminosi, di carboni sapropelitici come i boghead e di depositi ferrosi. § Ai margini della palude, dove il substrato è continuamente inondato o intriso d'acqua, possono giungere le estreme propaggini della flora boschiva o pratense, che però cede gradatamente il passo alle piante palustri propriamente dette (elofite). Tali comunità elofitiche, assai simili in genere a quelle litorali degli ambienti lentici (laghi, stagni), sono ripartite in quattro zone, dalla riva verso le maggiori profondità, secondo le proprie esigenze adattative. Esse ospitano altrettante zoocenosi caratteristiche. Si possono distinguere: una zona a fragmiteto, con cannucce e giunchi; una zona a nufareto, in cui le macrofite (ninfea bianca e nannufaro giallo) hanno rizomi ancorati nel sedimento fangoso e foglie espanse flottanti alla superficie dell'acqua lungamente picciolate; una zona a Potamogeton, in cui queste macrofite caratteristiche sono completamente sommerse, eccettuata la loro estremità fiorifera; e una zona a Chara, con piante interamente sommerse adattate alle maggiori profondità con bassa temperatura e scarsa illuminazione. Poiché oltre i 3 m la profondità dell'acqua diventerebbe critica per le piante aeree, fissate ai sedimenti con le radici, alcune macrofite si sono adattate a una vita completamente indipendente dal fondo; esse galleggiano liberamente coi loro organi di assimilazione alla superficie dell'acqua. Di notevole importanza, nell'ecosistema palustre, oltre allo zoo- e al fitoplancton, è il periphyton, costituito da tutta quella vasta gamma di organismi sessili aderenti alla superficie immersa dei vegetali. Abbondano pure organismi epilitici, sia animali sia vegetali, ricoprenti i substrati inorganici sommersi. Come in ogni ecosistema, accanto ai livelli trofici costituiti dai produttori primari (vegetali autotrofi), la catena alimentare comprende pure i consumatori, cioè svariatissimi animali vertebrati e invertebrati facenti parte del plancton, del benthos e del necton. Tra i Vertebrati palustri, tipici sono alcuni pesci teleostei, anfibi (Anuri e Urodeli) e rettili (natrice, testugginepalustre); e altri non completamente acquicoli, ma il cui ciclo biologico è in gran parte legato all'ambiente acquatico palustre, come gli uccelli (per esempio Ardeidi, Anatidi, Rallidi, alcuni Passeriformi: migliarino di palude, cannareccione, cannaiole, cisticole, ecc.). Fondamentale nella catena alimentare è la presenza, negli abbondanti sedimenti fangosi dei fondali, dei microrganismi saprobi (Funghi acquatici, Alghe, Flagellati, Ciliofori, ma soprattutto Batteri). Alla loro azione è dovuta la demolizione di detriti e frustuli organici (frammenti vegetali cellulosici, pectinici e di lignina; chitina delle esuvie e del tegumento di artropodi, ecc.) in materiali sempre più semplici e la successiva riciclazione di fosforo, azoto e altri elementi biogeni. Così, per esempio, i complessi proteici, per opera dei batteri della putrefazione, vengono spezzati in composti più elementari, fino a giungere alla liberazione di NH₃, H₂S, CO₂ e acqua; analogamente, la cellulosa, dopo essere stata decomposta durante diversi processi fermentativi batterici, viene infine ridotta da specifici batteri anaerobi (Methanococcus, Methanosarcina, Methanobacterium) a CH4, che permea il sedimento fangoso con bollicine di gas (metano o “gas delle paludi”).

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